martedì 12 agosto 2014

Le QUATTRO MATTE (traversata “E-W”)

Durante una delle rare nitide mattinate di questa strampalata estate, quasi per gioco, ci troviamo alle pendici della “Regina” per cercare di ridare appeal ad uno degli itinerari meno conosciuti e selvaggi delle Prealpi/Alpi Orobie. Con ogni probabilità la traversata più ambita e meno ripetuta degli ultimi 80 anni.
A farci compagnia, consci che oggi sarà un festival di corde doppie, un bel “mazzolin” di chiodi decorato da tanti spezzoni di kevlar, fettucce e cordini!

 Cercate dove (e come) volete ma difficilmente troverete l’itinerario alpinistico dei “Quatèr Piz”, gendarmi protettori dell’abitato di Colere.
Quattro perle per quattro sorelle (vedi leggenda al termine dello scritto).
Zero info in rete, meno di zero info su libri di ultimissima pubblicazione.
Ebbene, questa è la mia personale riscoperta delle “Belle Orobie” e dopo il Torrione Sant’Ambrogio, la Pigna e i Denti Mughi posso tranquillamente affermare che l’elenco di vette speciali che superano i 2000 metri di quota da oggi accoglie altre quattro preziose gemme: le Quattro Matte.
Comprese tra i 2000 e i 2100 metri di quota trovano l’elevazione più alta nella loro “terza sorella”; 2090 metri (contando dalla Bocchetta delle Quattro Matte).
Tra le nostre mani solamente un resoconto del 1930; una relazione a firma di un grande dell’alpinismo “Vitale Bramani” che fa ben comprendere la severità e soprattutto la complessità dell’itinerario.
Azzardiamo un’ipotesi ma secondo noi la traversata integrale non veniva compiuta da parecchi anni.
Moltissimi anni.
Dico ciò perché sulla terza matta, la più elevata e tra le due più impegnative, abbiamo trovato un chiodo con un moschettone arrugginiti.
Il moschettone difficilmente utilizzabile e da noi sostituito quasi certamente risaliva agli anni ’50-’60. Sulla quarta matta invece niente di niente… neppure un cordone per effettuare una calata a corda doppia (solamente alla profonda breccia tra la terza e la quarta, avvolto attorno a un sasso, un antico filo di ferro ormai inutilizzabile che si adoperava agli albori dell’alpinismo).
Indiscutibilmente meravigliosa la prima calata effettuata da una finestra naturale (vedi foto) mentre l’ultima “matta”, la quarta, seppur per pochi metri s’è rivelata la più ardua e di roccia estremamente marcia, molto pericolosa (IV°).
Da non consigliare neppure al peggior nemico.
Grandiosa l’esposizione… praticamente da cardiopalma.
Ambiente a dir poco strepitoso.
Qui sotto la descrizione originale della traversata datata 1930. La prima volta che la sfogliai me ne innamorai ed è proprio durante la lettura che iniziai a desiderare questo nuovo sogno divenuto realtà.
Con me, e non poteva essere diversamente, il maestro di alpinismo Yuri "Parimba" Parimbelli.

Le Quattro Matte
E’ un gruppo di spuntoni situati tra la Bocchetta delle Quattro Matte e la Corna delle Quattro Matte, al culmine di un canalone e di un vallone. Il loro vero nome è quello di “Quater PIz” o dei “Quater Re” ma nella letteratura alpinistica sono note con il toponimo adottato.
Dalla Bocchetta della Quattro Matte ci si arrampica per rocce assai friabili verso un breve canale che porta a un intaglio, dal quale, seguendo a sin. (O) il filo di cresta, si perviene ad uno spuntone e, superatolo, si arriva in vetta al primo gendarme.
Si discende verso l’intaglio successivo, ma a pochi metri da esso si passa su un arco naturale e ci si cala a corda doppia su una sella. Da questa si supera la soprastante paretina e, arrivati a un ripiano, si piega a sin. e si riafferra il filo di cresta, che conduce alla sommità del secondo gendarme.
A corda doppia si discende sull’opposto versante fino a un ballatoio, dal quale, per brevi salti di roccia, si riesce ad una sella.
Da qui ci si alza per l’opposta parete verso un ben marcato ripiano e, appoggiando a sin., ci si porta sotto una spaccatura strapiombante con roccia friabile che permette di afferrare il filo aereo ed impressionante di una cresta, da percorrersi a cavalcioni, fino al culmine del terzo gendarme.
Stando a cavallo della cresta si manovra la corda doppia per calarsi ad una selletta, ma, non potendosi dalla vetta pervenirvi direttamente, essendo l’intaglio alquanto in fuori dalla verticale, ci si appoggia con l’aiuto delle due corde sul versante di salita, per scavalcare il crinale e far passare le corde stesse in una crepa di questo.
Raggiunta la selletta ci si alza di qualche metro sulle opposte rocce, poi si contorna a d. una crestina e ci porta ad una parete di rocce ripide e friabili. Superato uno sperone e una rigonfiatura, si raggiunge una cresta che guida all’apice del quarto gendarme.
Serviranno altre tre doppie per tornare ai ghiaioni basali (nda).

 La leggenda delle Quattro Matte
Tratta da "Presolana, voci e Silenzi-" di A. Pagliarin, A. Gamba, G. Lorini e T. Terzi
Era ancora il tempo in cui Colere si scriveva sulle carte con due elle. Ma forse era anche un po’ prima, quando ancora gli spiriti dei monti stavano ai confini dei paesi e parlavano ai vivi per evitare loro gli errori che li avevano portati alla perdizione, o per predire loro quello che sarebbe accaduto, o per invocare qualche opera di bene che li togliesse da certi diabolici incantesimi. Erano ancora i tempi in cui i diavoli apparivano a volte dentro le osterie dove si ballava e i folletti abitavano i boschi e venivano su certi alberi emettendo dei gridolini che attiravano i bambini dei paesi, che poi venivano rapiti.
I folletti erano in genere dispettosi ma non cattivi, tranne quando li si prendeva in giro. In quel tempo vivevano dunque a Collere quattro sorelle, che pur essendo corteggiate da tutti i giovani del paese, preferivano divertirsi insieme.
Le quattro sorelle si chiamavano con nomi che forse a quel tempo erano di moda ma che andavano a pennello alle quattro ragazze, belle e spensierate: Erica, Gardenia, Genzianella e Rosina erano i loro nomi per ordine di età e alfabeto.
Come tutte le donne e le ragazze del paese, anche le quattro sorelle si dovevano recare nei boschi a far legna. Gli uomini erano altrove, dentro le miniere polverose o lontano, in paesi che erano difficili perfino da pronunciare. Erica, Gardenia, Genzianella e Rosina si inerpicavano dunque per il bosco dietro l’abitato di Collere e stavano conversando e ridendo quando apparvero i folletti del bosco, scesi dai loro alberi, usciti dalle loro caverne.
I folletti erano conosciuti da tutti, tutti li avevano sentiti qualche volta e nelle stalle la sera le nonne raccontavano le loro imprese: in genere punivano i bambini non precisamente giudiziosi che per qualche ora venivano rapiti. In verità a Collere tutti i bambini dovevano essere buoni, perché a memoria d’uomo mai nessuno era stato rapito dai folletti.
E infatti le quattro sorelle, consapevoli di non aver mai fatto male a nessuno, non si spaventarono. Anzi divisero con i folletti quelle poche cose che si erano portate per colazione. Poi le ragazze dovettero tornare per non far tardi e non far stare in ansia quelli di casa: ma i folletti si fecero promettere un nuovo appuntamento per il sabato successivo.
Le ragazze promisero, senza dar peso al loro nuovo impegno, tranquillizzate dall’aspetto inoffensivo e simpatico dei folletti che tuttavia ricambiarono promettendo a loro volta che le avrebbero portate nelle loro caverne, per sempre.
Le ragazze risero tra loro e si burlarono dei folletti.
Allora venne quello che le storie avevano tante volte raccontato e i ragazzi temuto. I folletti intonarono una loro terribile canzone magica che rese pazze di terrore Erica, Gardenia, Genzianella e Rosina che rimasero pietrificate nel massiccio della Presolana, strette in una gola.
E chi si avventura su per il canale delle Quattro Matte, ancora oggi, sente uscire a volte, da certe caverne invisibili, un lugubre lamento e delle voci sommesse frusciare tra le rocce.
E ancora adesso che Colere si scrive con una sole elle, le Quattro Matte sono lì a testimoniare che la storia è vera: e certe storie sono così vere che diventano perfino credibili.

P.S. Durante il faticoso rientro il nostro pensiero ha volutamente “abbracciato” due amici cresciuti alpinisticamente (e umanamente) alle pendici di queste meravigliose montagne. L’ascesa è a loro dedicata: ciao Rocco e ciao Roby… indimenticati.
  
 
One step back.
Stando a cavallo della cresta si manovra la corda doppia per calarsi ad una selletta, ma, non potendosi dalla vetta pervenirvi direttamente, essendo l’intaglio alquanto in fuori dalla verticale, ci si appoggia con l’aiuto delle due corde sul versante di salita, per scavalcare il crinale...

E' quasi vietato guardare verso il basso; lato Colere... 1000 metri, lato Presolana... 300 e forse più!
 
 
Le leggendarie Quattro Matte viste da Colere.
La traversata si svolge da dx a sx.
Si scalano le pareti di destra e si scendono a corda doppia quelle di sinistra.
Con esposizione "MinkiaPaura"!
 
 
Two steps back.
Superata l'uscita di una malefica fessura si "gioca" con gli ultimi espostissimi (e marcissimi) metri di Rosina.
Uno dei punti più delicati dell'indelebile cavalcata...
 
 
Facile e [fin troppo] divertente la salita alla prima matta (Erica).
Qui la preparazione della straordinaria calata dalla finestra naturale (vedi tra due scatti)...
 
 
I "Quater Re" mimetizzati dalla Corna delle Quattro Matte.
Dai che forse abbiamo beccato una mattinata decente in questa estate un po' schifosetta.
Ambientone!
 
 
Yuri impegnato su una delle doppie più stravaganti delle Alpi-Prealpi Orobiche.
Per farla breve (e bella) ci siamo calati dall'arco superiore di una finestra naturale!
 
 
Sguardi riluttanti che da svariati anni bramavo.
Benvenuti tra le arcigne architetture naturali (nonché verticali) dei "Quater Piz"!
 
 
Felicemente avvolto nell'incantato e verticale abbraccio di "Gardenia"!!!
 
 
Quasi certamente erano molti(ssimi) anni che nessuno ripeteva la traversata.
Un bel "trofeo" a conclusione di una giornata indelebile che difficilmente scorderò!
 
 
Alle prese con Genzianella (un po' più scorbutica rispetto alle prime due sorelle).
Giù tutto d'un fiato e perchè no... senza pensarci troppo.
Ma con tanta merdina al culetto!
 
 
Colere e parte della Val di Scalve dall'esile vetta della quarta sorella (Rosina).
Un privilegio godere di questa visuale dal vivo!
 
 
E per finire in bellezza la quarta di sei calate su spuntone.
Ne mancano ancora due e poi il sogno sarà realizzato.
Quattro perle per quattro sorelle che valgono BEN quattro sogni!
 
 
P.S. Continuerò ad andar per monti ma questo sarà l'ultimo album di agosto. Buone vacanze a tutti. Ci "Ri-POSTIAMO" a settembre!!!

martedì 5 agosto 2014

Dentini di Trona (traversata "S-N")

Le Orobie valtellinesi, “IMHO”, vincono sempre se paragonate alle “ostellose” (alias “eco mostruose”) Orobie bergamasche.
“Si staccano netti e arditi a N del Pizzo di Trona. Un tempo erano tre, ma ora sono solamente due, perché uno, quello che sorgeva più a settentrione, è completamente rovinato e i suoi massi emergevano dalle scure acque del L. dell’Inferno; ora il lago è stato sbarrato da una diga e le acque, alzandone il livello, hanno sommerso la frana. Sono allineati da S a N, cosicché furono distinti in Dentino Sud e Dentino Nord. Il primo (quello che scalano in pochi, ndr) è più snello e ardito ed è diviso da una selletta rocciosa che strapiomba a ponente e si distende a levante dolcemente. Si alza poi il più elevato Dentino Nord, tozzo ed erboso a settentrione ma con una parete meridionale ripidissima e solcata da due canaletti. Il Dentino Settentrionale è quotato m 2552 dalla tav. di Gerola Alta (18 III SO) dell’IGM, che non nomina le due punte”.
La traversata integrale, questa che ho compiuto con “Maestro” Yuri, è assolutamente divertente; un po' di III° (quindi salite legati) e una paretina di pochi metri, tra il primo e secondo dente, un po' più "piallata" (IV°?).
Belle sensazioni… per grandi emozioni.
Che… “IMHO” valgono proprio un’intera esistenza!
P.S. “IMHO”: In My Humble/Honest Opinion…


Dentini di Trona, la nostra traversata si svolge da sinistra a destra, e Pizzo Varrone + Varrone delle Vacche dalle pendici del Tronella.
Val Gerola = luogo meraviglioso!
  
 
Un passo su roccia [finalmente] spettacolare al cospetto d'una delle rarissime mattinate decorate da un cielo azzurro!

 
L'estetico Dentino "S" visto salendo al Dentino "N".
Noi siamo scesi disarrampicando dalla cresta di destra.
Like, like... LIKE!

 
Il Lago di Trona dalle erte ed esposte pareti dei Dentini.
Basta un salto e... splash!

 
Roccia da standard altissimo per le Alpi Orobie... miracolo!
Qui il tratto più bello al cospetto d'una frizzante mattinata impreziosita da un colore che ultimamente è merce rara: l'azzurro!

 
Ma che spettacolo di posticino!
Dalla breccia dei due dentini ecco le meravigliose architetture naturali del "Dentino Nord".
Ambiente SUPER!

 
All'uscita dell'ultimo canaletto.
HAPPY!

 
Pizzo + Falso di Trona e Tre Signori dal Dentino "N".
Nuove prospettive che da tempo ambivo...

 
Blocchi di ghiaccio e Dente del Varrone dalla diga dell'Inferno.
Meraviglie d'inizio agosto.
Oddio... mai visto una roba del genere ad inizio agosto!

 
Flora + Fauna from "Orobia selvaggia" with... KISS!