lunedì 26 settembre 2016

Corna Piana - Cresta Ovest

Non si urla nei boschi e, se proprio devo dirla tutta, sarebbe opportuno evitare di calpestare le foglie.
Il motivo di questa frase?
Nessuno.
M’è uscita spontanea e… mi piaceva!
Il rientro dai pochi-ssimi giorni trascorsi al mare è stato quasi traumatico e il raduno di “OT”, Orobie Trekking un gruppo di Facebook, cade giusto a fagiolo, vuoi per rincontrare un po’ di amici che non incontravo da svariato tempo, vuoi per compiere un’ascesa per il sottoscritto inedita.
Un’ascesa per il sottoscritto inedita, credetemi, è tanta roba!
Il ritrovo è stato fissato al “nuovo” Rifugio Branchino, situato nei pressi dell’omonimo lago, mentre la meta a me ignota è la Cresta Ovest della Corna Piana.
Con me lungo il crinale ci saranno altri cinque amici: Mauro, Pierangelo, due Claudio e Giorgio. Quest’ultimo il “vero capocordata” in quanto il solo ad averla già percorsa.
Informazioni su quella dorsale se ne trovano ben poche e fin da subito abbiamo compreso l’ovvietà di tale affermazione.
Diciamo che scrivere “marcia” è fin troppo riduttivo.
La Ovest della Corna Piana è una cresta elegante ma scorbutica, molto affilata nel suo primo terzo, e facilmente individuabile poiché parte “sparata” dalla Bocchetta della Corna Piana; passaggio tra la conca bucolica del Branchino e l’universo calcareo del Pizzo Arera.
Per coloro che conoscono il posto è il colletto dov’è stata posta una croce con campanella.
Passaggi obbligati non ve ne sono in quanto va seguita integralmente.
Dritta per dritta!
Il primo terzo sembra più uno spigolo e, come scritto poc’anzi, è molto scorbutico, delicato e di roccia veramente brutta, infida e arrischiata.
Il grado non è elevato, un buon II°, ma la pericolosità della roccia, raramente ho avuto a che fare con un calcare così “bastardo”, rende l’ascesa alquanto delicata e senza possibilità di errore.
La grande esposizione sia a destra che a manca incute quasi timore.
Terminato il primo ripidissimo tratto il crinale si abbatte concedendo qualche attimo di respiro per poi “calare” ad un’esigua breccia che offre, in caso di bisogno, una possibilità di fuga.
Per scendere alla breccia vi sono due possibilità: disarrampicare alcune roccette non difficili ma estremamente esposte oppure abbassarsi qualche metro su ripido prato in direzione Sud e poi traversare alla breccia (questa possibilità è sicuramente meno indolore).
Dalla breccia diparte un muretto roccioso breve ma delicato che rappresenta l’ultima vera difficoltà della cresta e, anche in questo, vi sono due possibilità.
La prima è di salirlo direttamente scalando una larga fessura “a mò” di camino, fatti tre metri è giocoforza spostarsi a sinistra e “spaccare” onde evitare un passo leggermente aggettante, oppure senza attaccare il muretto sfruttare una labilissima traccia visibile sulla sinistra che restando bassa, ma anche in questo su grande esposizione, traversa pochissimi metri e “agguanta” un pendio erbo-roccioso che porta al termine del muretto roccioso.
Terminato questo tratto il crinale man mano “scema” lasciando posto alla fantasia unita al divertimento.
Come scritto all’inizio il crinale -seppur breve- non è assolutamente da sottovalutare ed è adatto a persone con buon piglio avventuroso, passo sicuro e buone capacità di muoversi su terreni delicati.
La giornata s’è conclusa al Rifugio Branchino con sane risate accompagnate dal dolce fragore del temporale.
Gita bagnata…



La Cresta Ovest è lassù che ci aspetta!


Il piccolo laghetto del Branchino in palese sofferenza...


Foto dello scorso autunno (2015). 
Dalla Bocchetta di Corna Piana l'elegante Cresta Ovest. 
Subito all'inizio i passi più bastardi!


Fin da subito la roccia ci fa presagire che non sarà una salita semplice e rilassante...


Dall'alto verso il basso dopo aver salito i primi ripidissimi metri compare una visione inedita della Bocchetta di Corna Piana. 
Non è stato facile questo tratto!


Terminato il primo delicato tratto un po' di respiro prima di tornare a tribolare!


Corno Branchino e in lontananza il Pizzo del Becco...


Breve tratto disarrampicato e molto esposto poco prima del secondo muretto...


Ambiente molto interessante!


Giorgio impegnato sulla delicata paretina lasciapassare a momenti più rilassati!


Il Menna gioca a nascondino con i cumuli...


Superato lo spigolo iniziale questo è il passo più delicato dell'ascesa. 
Un muretto da salire con molta attenzione...


Pochi giorni fa la Stella Marina.
Oggi la Stella Alpina!


Mauro sul ripidissimo. 
La cresta è molto esposta e non concede il minimo errore...


S'intravede la vetta immersa in un'ambiente discretamente selvaggio!


Pier sul facile e -finalmente- divertente!


Fuori dalle difficoltà anche i panorami hanno tutt'altro sapore!


La visione più bella della mattinata!


Uno sguardo al Passo dei Laghi Gemelli...


Gli ultimissimi metri son sempre i più belli!


Ed anche questa è stata messa in saccoccia!


Si scende a sfondo anticima...


Bello, bello!


Oddio cosa sta arrivando; meglio scappare giù velocemente!



mercoledì 14 settembre 2016

Pizzo del Diavolo di Tenda - Cresta Nord





Il titolo esatto di questo post dovrebbe essere: “Pizzo Del Salto + Torrione + Pizzo dell’Omo & Pizzo del Diavolo di Tenda – traversata per creste” ma essendo un po’ troppo lungo ho preferito un più semplice e diretto “Pizzo del Diavolo di Tenda – Cresta Nord”.

Come un quadro a pastello dipinto da un artista sconosciuto.
Si; questa giornata la ricorderò proprio come un quadro a pastello dipinto da un artista sconosciuto.
“Painting with dreams” potrebbe essere il titolo esatto dell'album.

Dell’interminabile cresta dell’intero arco orobico era forse l’unico tratto che non avevo mai percorso; anni fa avevo traversato dal Pizzo del Salto al Pizzo dell’Omo, ma il passaggio dall’Omo al Diavolo proprio mi mancava.
Mancava e per questo motivo stuzzicava la mia insana voglia d’Orobia selvaggia e… parzialmente “solitaria”.
Così, dopo le infinite gallerie della Lecco Colico e l’inerzia pressoché perfetta di “PandOrobica” da Morbegno a Sondrio, l’incanto della diga di Scais illuminata nella buia notte ha sancito lo start di questa ennesima avventura tra le braccia dell’Orobia.
Quella selvaggia!
La scelta di salire dal lato “B” non è stata casuale giacché sono letteralmente affascinato da quel fazzoletto orobico/valtellinese regnato dalle valli Caronno e Vedello.
Vallate intrise di magnificenza laddove creste e vette conservano ancora le due componenti più importanti dell’andar per monti: l’esplorazione e l’avventura.
La Cresta Corti alla Punta di Scais, la traversata delle “Sette Cime del Medasc” e la severità del Pizzo di Scotes sono piccoli tesori custoditi in quel piccolo mondo magico.
Il giro scelto e preparato con cura s’è quindi concretizzato mediante un percorso ad anello da fare quasi invidia al “signore”.
Degli anelli (!).
Eccolo:
<Piana di Agneda> 
<Diga di Scais>
<Canalone del Salto – Pizzo del Salto>
<Torrione del Salto… da non confondere col Torrione dell’Omo>
<Pizzo dell’Omo>
<Pizzo del Diavolo di Tenda>
<Podavitt – con discesa dal “Cengione obliquo”>
<Val d’Ambria>
<Passo della Forcella e per finire diga di Scais>
Un “girone” di quelli che ti fanno esultare quando, quasi stravolto dalla fatica, ritrovi l’auto parcheggiata alla Piana di Agneda.
Un “girone” da non sottovalutare per buona parte della percorrenza poiché, nonostante i gradi non siano elevati: tanto II° e forse qualcosina di III°, la delicatezza della roccia non permette nessuna distrazione.
Per farla breve… è severamente vietato sbagliare.
Sarebbe bello raccontarvi l’intera avventura ma rischierei di tediarvi perciò lascio che siano le fotografie a descrivere le emozioni provate “lungo il lungo percorso”.
Brevemente però e soprattutto per dovere di cronaca in quanto certuni tratti necessitano di approfondimento.
La salita al Pizzo del Salto dal suo canalone è un’ascesa intuitiva e abbastanza tranquilla; la bellezza del Pizzo del Salto ammirato dal suo versante Nord non è minimamente paragonabile alla forma “consueta” offerta dal versante bergamasco (il mio consiglio è di visitare almeno una volta la bellissima Val Caronno/Vedello).
Il passaggio dal Pizzo del Salto al Pizzo dell’Omo all'opposto richiede buona pratica di montagna anzitutto nel sapersi muovere su creste e paretine “precarie” e delicate.
Per colpa di una guida uscita qualche tempo fa s’è inoltre creata molta confusione attorno ai due torrioni, Salto e Omo, che sorgono tra le due sopracitate cime pertanto cercherò di fare un po’ di chiarezza.
Su quella guida veniva -viene- descritto come Torrione del Salto il torrione più vicino alla Cresta N-E del Pizzo dell’Omo mentre invece quel torrione è proprio il Torrione dell’Omo. 
D’altronde risulta quasi unito all’Omo.
Il Torrione del Salto, che se visto dal versante valtellinese assume le forme di un “pilastrone” di roccia decisamente precaria, si trova pochi metri più in basso dell’omonimo pizzo e per salirlo agevolmente e velocemente basta scendere dalla vetta in direzione del Pizzo dell’Omo puntando ad un gruppo di caratteristici spuntoni rocciosi situati in un ambiente quasi “lunare”.
Il transito tra Salto e Omo come scritto in precedenza esige impegno in un paio di punti.
Nell’ultimo tratto di cresta che dal Pizzo del Salto termina alla Bocchetta dell’Omo, in questo caso il consiglio è di appoggiare leggermente sulla destra, direzione di discesa, sfruttando alcune cengette “sporche” di detriti, e durante la salita al Pizzo dell'’Omo laddove l’attraversamento di una stretta breccia posta poco prima della vetta richiede buon piglio avventuroso (III°).
Tra la Bocchetta dell’Omo e l’attacco della Cresta N-E del Pizzo dell’omo sorge il Torrione dell’Omo salibile e superabile con passaggi di II°+, molta attenzione durante la discesa in direzione del Pizzo dell’Omo, mentre se volete evitarlo dalla bocchetta occorre abbassarsi un poco e fare un breve traverso su terreno sfasciumoso fino ad immettersi in un canaletto il quale raggiunge l’attacco della cresta N-E.
Due considerazioni su questo crinale: le relazioni dicono di scalare una fessura/canalino che solca la parete Est e raggiunge direttamente la cresta ma se volete, come ho fatto io, potete percorrere integralmente la cresta dalla bocchetta posta al termine del canaletto sfruttando buona roccia e alzando di poco il grado.
Il breve passo della stretta breccia da superare poco prima della vetta l’ho già menzionato prima, III°?, mentre il passaggio tra la vetta vera e propria dell’Omo e la Quota 2758 è “roba da poco”.
Immane il colpo d’occhio dal Pizzo dell’Omo.
E qui viene il bello, oppure il brutto decidete voi, ovvero la salita al Pizzo del Diavolo dall’omonima bocchetta.


La discesa alla bocchetta del Diavolo dalla Quota 2758 -riconoscibile se la si guarda da Podavitt in quanto bicolore- avviene dal versante bergamasco utilizzando un canaletto molto delicato ed esposto (II° da non sottovalutare) dopodiché le successive due torri vanno aggirate dal lato valtellinese.
La prima torre si aggira facilmente su facile cengia… al contrario la seconda torre è tutto fuorché semplice; il passaggio non è per nulla ovvio e l’aggiramento avviene su terreno infido, esposto e decisamente pericoloso (cautela).
Aggirata quest’ultima si entra in un canalino detritico culminante all’ultima breccia alla base del Diavolo di Tenda; per sicurezza potete alzare il grado scalando la paretina alla sua sinistra meno marcia e quindi più sicura.
Un solco obliquo (II°+) porta sotto una particolare bastionata rossastra, non salitela… mi raccomando, e successivamente si oltrepassa uno stretto colatoio (E) marcio da fare schifo. Testate bene tutto ciò che prendete in mano.
Al termine del colatoio si monta un sassone precario adibito a lasciapassare per la seconda e più marcata incisione “a mò” di canalino/fessura (vedi foto nell’album) che prende velocemente quota (II°+?) e raggiunge la cresta Nord del Diavolo.
A questo punto il crinale procede divertente e con passi nel limite del II° si innesta nella via normale del Diavolo di Tenda.
La soddisfazione è immensa… ma cosa ve lo dico a fare!
Avendo parcheggiato l’auto alla Piana di Agneda il rientro l’ho fatto dal “Cengione Obliquo” che dalla Bocchetta di Podavitt scende in Val d’Ambria per quello che s’è rivelato un giro ad anello degno, come scritto all'inizio, del “Signore degli Anelli”!
Alla fine, lettera dopo lettera vi ho raccontato tutta l’avventura… sperando di avere fatto cosa gradita.


Si parte dalla piana di Agneda col freddo respiro della notte.
E' sempre un'emozione transitare dalla diga di Scais illuminata a "mò" di albero di Natale!
La sveglia ha "urlato" alle 02.00 e l'avventura può iniziare!


La luna osserva il Pizzo del Salto; il primo obiettivo di giornata...


Piccolo scorcio sulla Valle del Salto -dall'omonimo passo- impreziosito dalla "Regina"!


Buona parte della cavalcata. 
Sarà ancora bella lunga arrivare fino al Diavolo. 
Massì dai, ci provo!


Lago di Scais e Pizzo di Rodes...


Via di salita alternativa al Pizzo del Salto...


Rondenino, Omo e Diavolo con linea di salita catturate dal Pizzo del Salto...


In vetta al Pizzo del Salto.
Il primo step della lunghissima giornata...


Mi sposto verso Ovest per dare un'occhiata al Torrione del Salto. 
Ecco l'ago del Salto!.


Passi divertenti su buona roccia...


Gli ultimi metri nello strano ambiente dove termina il Torrione del Salto. 
Roccia un po' cagosa in questo frangente...


Un "ometto", l'Omo e il Diavolo!


Incontri che fanno sempre piacere...


Il tormentato crinale che conduce in vetta all'Omo. 
Stavolta percorrerò integralmente la Cresta "N-E" senza risalire la fessura ben evidente in centro alla montagna...


Quest'oggi i colpi d'occhio sono uno più bello dell'altro!


Impegnato sulla Cresta N-E mi volto e lancio un'occhiata al percorso fatto...


Passaggio delicato ma fortunatamente di ottima roccia poco prima della vetta.
Qui siamo fin verso il III°?


Quota 2758 e Pizzo del Diavolo di Tenda dal Pizzo dell'Omo. 
Sono quasi commosso!


Sulla breve paretina un po' impegnativa ma di roccia fantastica...


Pizzo Camino e Presolana... SUPER!


Selfiesss in vetta al Pizzo dell'Omo.
E' sempre fantastico "svegliarsi" in vetta all'Omo!


Bocchetta di Podavitt e Pizzo Rondenino a sfondo Arera...


Il passaggio chiave tra l'Omo e il Diavolo.
Servirà molta cura ed attenzione.
Molta attenzione!


Lo spettacolo gentilmente offerto dalla Quota 2758, altresì denominata Anticima Meridionale, poco prima della Bocchetta del Diavolo.
Uno dei colpi d'occhio più belli dell'intero arco orobico!


Pizzo Rondenino e Bocchetta di Podavitt.
E' ben visibile il "cengione obliquo" utilizzato per la discesa in Val d'Ambria per poi tornare in Val Vedello...


La Quota 2758 vista da sotto. 
Pensavo fosse più difficile scendere. 
Anche questa è andata!


Il primo oscuro e marcissimo gendarme, o torre se meglio preferite, da aggirare sulla destra...


Dalla seconda torre la prima (torre) e la Quota 2758...


Aggirata anche la seconda torre su terreno pericoloso compare il canalino ghiaioso, lasciapassare per l'ultima breccia!




Nuove, e bellissime prospettive, per il Pizzo Rondenino. 
Che bello!


Al termine del canalino un'ulteriore fessura da scalare con estrema attenzione. 
Ho appoggiato a sx su roccia + bella ma un po' più impegnativa...


Un fugace sguardo verso il basso. 
"Cannare" vorrebbe dire fare 100 metri a testa in giù!


Terminata la fessura mi trovo sotto la placconata rossastra che indica la retta via. 
Sono senza relazione ma mi ricordo vagamente questa descrizione...


Finestra decisamente inedita dalla Cresta Nord. 
Che posto meraviglioso!


L'incisione obliqua, passo chiave per la Cresta Nord del Diavolo.
Come un pirla ho dimenticato il marsupio in "PandOrobica" con all'interno: portafoglio, telefono e relazione.
Non so manco io come ho fatto a trovare la retta via alla prima botta (di culo).
Se guardate il breve video in un frame vedrete che raccolgo un vecchio cordino. 

Quando l'ho visto ho tirato un sospiro di sollievo.
Ero sul giusto!


Buona esposizione al termine della dell'incisione obliqua. 
Debbo dire molto divertente e su roccia ok...


Dalla Cresta Nord lo scorcio più bello della giornata!


Fascia di placche molto belle, solide e appigliate...


Quasi al termine della Cresta Nord.
Ma che giornatona!


Verso Est la Presolana immersa in un mare di panna montata.
La giornata da meravigliosa si sta trasformando in strepitosa!


Finalmente il raccordo con la "normale". 
Due persone quasi incredule che stanno salendo dalla normale mi guardano con fare sospetto.
Un po' stanco!


Meravigliose Orobie!!!


Esulto!!!
Senz'ombra di dubbio il più bel Diavolo che abbia mai salito!


 Puro SPETTACOLO.
E chi scende più da qui!


Tralasciamo la discesa dalla normale. 
Da Podavitt il Rondenino o Punta di Podavite.
Oggi è tutto stupendo!


Da Podavitt passi disarrampicati per raggiungere il "cengione obliquo"...


Quota 2758 e Pizzo dell'Omo da Podavitt. 
Che giornata indelebile!


Sulla comoda cengia. 
Facile ma da scendere con una buona dose di attenzione...


Nella parte finale del cengione uno spezzone di catena provvidenziale...


Particolare sullo spezzone di catena...

Residui nevosi in Val d'Ambria...


Al Passo del Forcellino... un'odissea il rientro in Val Vedello. 
Alla fine saranno come minimo 2500D+...


Finalmente intravedo il Lago di Scais.
E' il tardo pomeriggio...


Presto che è tardi(ssimo). 
Un'altra SUPER giornata s'è conclusa.
Resterà INDELEBILE!