giovedì 14 settembre 2017

Pizzo di Coca - Cresta Nord

Un’altra notte insonne; l’ennesima aurora da ricordare!
Le proiezioni meteo parlavano chiaro perciò tra una perturbazione e l’altra, e tra una piccola sbiancata e l’altra, l’ennesima cavalcata orobica DOC s’è realizzata.
Le mie ginocchia mi odieranno, lo so, ma gli occhi e soprattutto il cuore esulteranno per svariato tempo.
Passione, Amore e Dedizione si fondono all’unisono in tanta, forse anche troppa, bellezza.
Ah… le Orobie.
Dai permettetemelo dopo così tanti anni di riscoperta: le “mie” Alpi Orobie!

“Uno dei tratti più grandiosi della linea orografica principale offre uno dei percorsi più belli dell’intero gruppo; l’ambiente severo, il più severo delle Alpi Orobie, del versante valtellinese, contrasta con quello più luminoso del lato bergamasco.
La vetta nodale si erge quasi a picco sulla depressione nevosa dalla quale scendono il canalone Nord-Ovest e il canalino Est (entrambi gli itinerari li potete leggere in questa pubblicazione); immediatamente a Nord si erge il nodetto 3020 dal quale scende in Valmorta il massiccio sperone Nord-Est.
La cresta con qualche breve intaglio digrada poi fino al margine di un dirupo inclinato alla base della quale è un’angusta incisione e sorge l’elevazione quotata 2885 metri.
Dal detto intaglio scende un lungo selvaggio canalone sul versante di Arigna, mentre uno breve e agevole cala sull’alta conca, di nevati e sfasciumi, di Valmorta.
Dopo una elevazione minore sorge l’ultima quota, 2827 metri che, se vista dalla bassa Val d’Arigna, spunta qual gran dente individuato e distanziato, alla cui base è il Passo del Diavolo”.

L’itinerario appositamente riscritto per voi!
Si percorre la prima facile parte del crinale superando torri e creste fino a pervenire al primo stretto intaglio alla base della Quota 2827.
Dall’intaglio salire con cura ed attenzione per rocce rotte e friabili sul versante Est fino a toccare la vetta della Quota 2827, ossia la prima vera grande torre che s’alza dal Passo del Diavolo (1h e 30m – 2h dall’attacco della cresta).
Dalla vetta calarsi per una trentina di metri grazie ad un ancoraggio su spuntone; volendo è possibile disarrampicare qualche metro e accorciare la calata a corda doppia giacché in basso un’altra sosta si presta per la calata.
Raggiunto il profondo intaglio a “V”, in caso di cattive condizioni della montagna è possibile scendere in Valmorta tramite un agevole canale, si scala in aderenza una piodessa piuttosto liscia di 5 metri, il famoso gradone roccioso descritto nel libro del Saglio, fino a toccare una comoda cengia dov’è possibile allestire una sosta su friend e/o spuntone.
Dalla cengia si traversa verso destra per 5/6 metri pervenendo alla base di un caminetto roccioso di roccia solidissima che con divertenti passi di II-III culmina sull’aereo filo del crinale della grande torre centrale.
Il colpo d’occhio è straordinario e rispecchia in maniera pressoché totale la maestosità del percorso.
Ora bisogna cavalcare l’articolato e affilato tratto di cresta, grandissima l’esposizione da entrambi i versanti, fino ad intercettare una breve calata che permette di superare agevolmente un saltello piuttosto liscio perciò povero di appigli.
Proseguire facilmente  in cresta raggiungendo un vecchio e instabile ancoraggio dal quale non bisogna assolutamente calarsi ma bensì risalire al culmine della cresta fino ad uno spuntone ben più solido intorno al quale abbiamo abbandonato un cordone arancione per la breve calata di una quindicina di metri.
Risalire quindi un muretto roccioso contraddistinto da una fessurina di III+/IV- di ottima roccia fino all’ennesimo spuntone dov’è stata allestita la quarta ed conclusiva calata a corda doppia di una quindicina di metri. Anticamente queste torrette venivano aggirate sul lato d’Arigna tramite terreno attualmente un po’ troppo pericoloso alias li così viene giù tutto!
Quest’ultima deposita al colletto roccioso dove convergono i canali Nord-Ovest e Est-Nord-Est poco sotto l’anticima valtellinese altresì denominata “Punta d’Arigna del Pizzo di Coca”.
Per facili seppur delicate roccette, appoggiando tosto alla sinistra dell’anticima quindi il versante di Valmorta, si guadagna il tratto di cresta finale che in pochi minuti consente di raggiungere la tanto desiderata vetta.
L’ascesa non è da sottovalutare ed è consigliata ad ottimi alpinisti capaci di muoversi su terreno orobico DOC laddove l’allenamento è prerogativa essenziale per compiere la salita in sicurezza.

“La cresta venne salita la prima volta nell’estate 1908 da G. Cederna con A. Valesini, che partiti dal Prataccio, ne guadagnavano la base per l’itinerario del Passo di Val Sena.
La traversata dal Passo del Diavolo al Passo di Coca, inaugurata nei due sensi da A. Corti e compagni negli anni 1928 e 29, fra le più interessanti delle Orobie, è stata poi ripetuta più volte”.

Per quanto concerne l’avvicinamento, dal Rifugio Curò bisogna scendere ai piedi della diga del Barbellino dove si abbandona il segnavia 323 per immettersi nel segnavia 303 che sale alla Bocchetta del Camoscio; la variante difficile del Sentiero delle Orobie per intenderci.
Giunti in prossimità della piana di Valmorta si tocca il grazioso laghetto basso di Valmorta e si abbandona il segnavia CAI puntando alla scrosciante cascatella che discende dal Lago di Mezzo.
Tramite un pendio erbo/roccioso posto alla sinistra della stessa, destra idrografica, con qualche ometto ad indicare il giusto percorso si raggiunge il Lago di Mezzo che viene costeggiato sulla destra.
 Siamo alle pendici della “grande Est” del Pizzo di Coca immersi in un ambiente strepitoso.
Puntando verso Nord senza percorso obbligato, si passa dappertutto, prima si transita dal pianoro dov’è posto il laghetto Alto e successivamente, puntando ancora a sinistra, si perviene al Passo del Diavolo.
Il rientro conviene effettuarlo dalla via normale ossia la Cresta Sud-Est culminante alla Bocchetta del Camoscio.
Ebbene il rientro, come nel caso della Cresta Corti alla Punta di Scais e terminata l’ascesa dei Corni Neri al Recastello, lo ricorderò come una delle passeggiate più appaganti della mia vita!

P.S. L’Atlantico sta facendo la voce grossa di conseguenza questa potrebbe essere l’ultima ascesa grandiosa della bella stagione 2017. 
Un’estate, l’ennesima, che conserverò tra i ricordi più belli di sempre.


Dalla Valmorta l'intero sviluppo della lunga ma remunerativa Cresta Nord.
I puntini "disegnano" il tratto dove bisogna appoggiare sul versante Nord.
Buff... buff!


La falce di luna osserva silenziosa i Corni Neri saliti durante quest'estate.
L'ennessima... indimenticabile.
Ormai ho perso il conto delle notti insonni; ormai ho perso il conto dei desideri realizzati!


Nei pressi della diga del Barbellino l'aurora prepara il nuovo giorno.
E se il buongiorno si vede dal mattino...!!!


Salendo alla prima quota lo spettacolo di uno dei tratti più grandiosi della linea orografica principale delle Alpi Orobie.
La severità dell'ascesa mitigata da colpi d'occhio superlativi.


Poco sopra il Passo del Diavolo "coccolati" da una bella esposizione.
Che le danze abbiamo inizio!


Sotto la prima protuberanza rocciosa è ben visibile il primo intaglio; poco oltre invece la profonda breccia dell'intaglio a "V".


"Dal valico bisogna raggiungere il primo intaglio della lunga cresta e successivamente salire con cura ed attenzione per rocce rotte e friabili sul versante Est fino a toccare la vetta della Quota 2827, ossia la prima vera grande torre che s’alza dal Passo del Diavolo".


La grande torre centrale della Cresta Nord.
Sulla destra è ben visibile l'incisura/camino di ottima roccia che saliremo da li a poco.


La prima parte di cresta non è difficile ma marcia e scorbutica.
Diciamo un paio di orette con la chiappe strette!


Dente di Coca e Cime di Arigna da una prospettiva inedita.


La pioda di circa 5 metri, di roccia ottima ma assai liscia che, risalita, consente di toccare una cengia poco prima del camino che incide la grande torre centrale.


Uno sguardo, e che sguardo, alle spalle!


Ho bussato alle porte del sogno e mi è stato donato il Cuore delle Alpi Orobie.
Che ambiente!


Quasi in vetta alla grande torre centrale.


Finalmente s'intravede l'anticima del Pizzo di Coca.
Stanno salendo le nebbie ma per fortuna il tempo resterà clemente.


La seconda delle quattro calate della parte finale. Breve ma verticale.
Anticamente queste torrette venivano aggirate sul lato d’Arigna tramite terreno attualmente un po’ troppo pericoloso (viene giù tutto li così)!


In primo piano la turrita Quota 2885.
Arriviamo da li.


Il meraviglioso muretto fessurato (IV?) poco prima dell'ultimo intaglio laddove si incontrano i due canaloni; Nord-Ovest e Nord-Est.
Roccia super... solo qui però.
Il resto, soprattutto la prima parte del crinale, è da FBL al 100%!


Peccato per le nebbie ma tanto di scatti (ed emozioni) dalla vetta del Coca con giornate meravigliose ne ho a bizzeffe.
Con questa ennesima traversata inoltre ho salito il Pizzo di Coca da tutti i versanti e in tutte le stagioni.
Carpe diem; il cuore immortala mentre l'anima esulta!


Sulla diga del Barbellino il finale più bello gentilmente offerto dai padroni di casa.
La discesa dalla normale del Coca, come nel caso della Corti allo Scais e ai Corni Neri del Recastello, la ricorderò come una delle passeggiate più appaganti della mia vita!


lunedì 4 settembre 2017

Monte Pegherolo – Scavalco integrale dal Monte Cavallo al Monte Secco

Nel momento in cui ho parcheggiato “PandOrobica” nei pressi del Ponte dell’Acqua sinceramente non pensavo di riuscire a  realizzare quella silenziosa idea solitaria che da parecchio tempo mi balenava per la testa.
Un piccolo progetto ancora una volta dedicato a quel grande disegno di vita dedicato allo “Scrigno delle Alpi Orobie”.


Monte Cavallo (2323)
Pizzo Cavallino (2284)
Monte Pegherolo (2369)
Anticima del Monte Secco o Spalla Settentrionale (2291)
Monte Secco (2293)
Pizzo Badile (2044)
per finire con qualche saltello di gioia sulle Torcole!
In poche parole tutta la più bella costiera calcarea della Val Brembana.
Un periplo con alcuni passi da non sottovalutare e fatto in completa solitudine nello stile che tanto mi piace.
Per semplificare il passaggio chiave, non banale, ho deciso di portarmi una corda da 50 metri utilizzata per l’unica calata a corda doppia da effettuare tra il Monte Pegherolo e l’anticima del Monte Secco.
L’esposto salto di roccia descritto nel libro del Saglio.
In quel tratto tempo fa erano state posizionate alcune catene però le numerose scariche ne hanno compromesso la stabilità.
Prestate quindi molta attenzione in caso decidete di percorrere questo giro davvero remunerativo.
Anzi; STU.PE.NDO!
Il ritorno al Ponte dell’Acqua?
Semplice; con l’autostop!

Solo un breve cenno dedicato al Monte Pegherolo giacché le sue linee quasi sempre severe richiamano montagne ben più blasonate e, anche per questo motivo, rientra tra le montagne più attraenti delle Orobie Occidentali.
"Slanciata cima rocciosa a Sud-Est del Pizzo Cavallino che si presenta con un ardito profilo specialmente da Foppolo".



Il primo scatto è volutamente dedicato al tratto chiave della lunga traversata ossia il passaggio dal Pegherolo al Secco.
Per renderlo sicuro mi sono calato con una doppia da 25 metri.


La primissima luce illumina e "accende" il Monte Cavallo. 
Tra pochissimo avrà inizio l'ennesima cavalcata da ricordare


Dal Pizzo Cavallino l'occhio corre fino al Monte Cavallo. 
Primo tratto in cresta... ok!


Ambiente stratosferico nei pressi del Passo della Piodessa! 
Questo tratto in cresta mi fa letteralmente impazzire; è troppo bello!


"Hairy feet in the air" nei pressi del Passo della Piodessa. 
Dai buttati che è morbido!


L'erta, scorbutica, bucolica e raramente visitata "palla Settentrionale" del Monte Secco (2291) catturata dal Pegherolo.


L'omino del Pegherolo veglia le alte valli della Val Brembana.


 Chi ha tempo non aspetti tempo alias... la traversata è lunghetta!
L'ultimo saluto al Pegherolo; tra poco il tratto più complicato della faticosa cavalcata.


CORDAAA!
Cazzarola, speriamo arrivi fino in fondo.
 Naturalmente non arriverà!


C'è voluto (proprio) tanto coraggio per calarsi da questo ancoraggio! 
Praticamente sono vecchi ancoraggi di una catena ormai fatiscente.
Quindi assolutamente da non utilizzare vista la pericolosità.


Fiuuuu! 
Doppia terminata ma... che terrore.
L'ancoraggio ha tenuto ed ora speriamo venga giù la corda!


Ancora cinque metri disarrampicando e poi di nuovo sotto con la lunga cavalcata.
Una corda da 60 metri sarebbe stata perfetta.


Beautiful edelweiss m'accoglieranno lungo la salita della "Spalla Settentrionale del Monte Secco".


La  rocambolesca  linea di discesa dall'infido Monte Pegherolo!


Due persone quasi incredule mi stanno aspettando in vetta al Monte Secco. 
Mi tempesteranno di domande.
"E' facile"?
"E' difficile"?
"Come sei sceso dal Pegherolo"?
"Sei in giro da solo"?
"Ok, abbiamo capito... sei matto".
Ahahahah!


Particolare dedicato alla bella croce del Monte Secco, sorvegliata dal lontano Pegherolo. 
Il peggio ormai è passato!


Panoramica in direzione Nord-Est dalla vetta del Monte Secco.
Mamma mia che mega giornata.
Indelebile!


Di ritorno, direi molto felice e in perfetto relax, dal Monte Secco. 
Il piccolo progetto solitario è quasi realizzato!


Dopo un bel po' ore dal Ponte dell'Acqua anche il Pizzo Badile viene abbracciato.  
La lunga cavalcata volge al termine. 
Il pensiero vola all'autostop!