mercoledì 26 settembre 2018

Cima di Caronno - Via Messa + Spigolo Occidentale

La Val Caronno, tributaria della Val Venina, la possiamo annoverare tra le valli più pittoresche e alpinistiche di tutto l'arco orobico.
Il toponimo deriva da "vena" in ragione delle vene di ferro che che anticamente venivano utilizzate per estrarre il prezioso minerale; la summenzionata vena si trova all'incrocio fra la GVO (Gran Via delle Orobie) e il sentiero che porta l Rifugio Longo transitando dall'omonimo valico.
Venina è altresì il nome del torrente che corre in una stretta gola compresa tra i paesi di Piateda e Faedo.
La Val Caronno, che sorge a Sud-Est della Val Vedello, racchiude alcune delle cime più importanti delle Alpi Orobie: il Pizzo di Rodes (2930 m), il Pizzo degli Uomini (2878 m), il Pizzo di Scotes (2979 m), la Cima di Caronno (2945 m), il Pizzo di Porola (2981 m), la Punta di Scais (3038 m), il Pizzo di Redorta (3038 m), il Pizzo della Brunone (2724 m) e la Cima Soliva (2710 m).
Degna di menzione è la curiosa storia della prima ascesa alla Cima di Caronno portata a termine l'1 luglio 1882 da L. Albani, e G. Nievo con A. Baroni, I. Bonetti e I. Zamboni, in un'esplorazione compiuta per la ricerca di una via di salita all'inviolata Punta di Scais, che per l'improprietà delle vecchie carte dello Stato Maggiore Austriaco si pensava possibile raggiungere direttamente dal Passo di Coca (Bollettino CAI XCI, 205-207).
In pratica pensavano di salire alla Punta di Scais mentre invece hanno compiuto la prima ascesa alla Cima di Caronno!

22 settembre 2018
L’ennesima avventura riservata  all’Orobia selvaggia sta per essere compiuta grazie all’unione di due percorsi storici: la Via Messa, aperta dai fratelli Giuseppe e Giulio Messa il 22 agosto 1937, e lo Spigolo Occidentale percorso con ogni probabilità per la prima volta l’8 settembre 1891 da A. Facetti, Bruno Galli Valerio e A. Villa con Giovanni Bonomi.
Semplificando: il versante Ovest della montagna con la salita all’anticima Settentrionale dallo Spigolo Occidentale e il passaggio alla cima principale; roba da pionieri!
Ieri pomeriggio ci siamo avvicinati alla Capanna Mambretti ed oggi contiamo di riscoprire un altro angolo ai più sconosciuto.
Al grazioso rifugio conosciamo i coniugi Colombera, custodi di questo piccolo gioiello ubicato ai piedi delle vette più maestose delle Alpi Orobie, e veniamo accolti in maniera fantastica; la semplicità unita all’umiltà sono doti che arricchiscono lo spirito delle persone.
Con loro parliamo di aneddoti, sentieri e racconti legati a questi posti.
La notte trascorre tranquilla e la mattina seguente, come da previsioni, si presenta velata e calda; troppo calda per essere al 22 settembre.
Non ne facciamo un dramma ed anzi, dopo aver conquistato la Cresta Corti alla Punta di Scais in compagnia del “verglas” durante quell’indimenticabile 2 novembre 2014, quasi godiamo.
Non esiste una spiegazione esaudiente, ma in questo posto veniamo sempre all’inizio o alla fine della stagione estiva; insomma troppo presto o troppo tardi!
Dalla Capanna Mambretti seguiamo il segnavia CAI che si spinge in direzione della Vedretta di Scais abbandonandolo quando attraversa l’alveo del torrente e successivamente, per gande e morene, puntiamo all’evidente canale che solca la parete Ovest della Cima di Caronno formando un evidente “Y”.
Nonostante siamo a 2500 metri fa un caldo bestiale e la montagna ci accoglie con un silenzio surreale; tutto tace e questo è un buon segno, visto che dovremo “ravanare” per un bel po’ di tempo all’interno di un canale sormontato da un ampio e scuro ripiano colmo di detriti.
Vi confesso fin da subito che la prima parte dell’ascesa è piuttosto noiosa e per certi versi pericolosa mentre la parte alta è molto bella, esposta e su roccia “spaziale”!
Terminato il consueto rito della vestizione, quando s’ode il fastidioso tintinnio della “ferramenta” significa che è giunta l’ora della vera sveglia, attacchiamo lo sfasciumato canale fino alla prima biforcazione dove seguiamo la fessura di destra (III) su roccia levigata e in seguito incontriamo un secondo ostacolo caratterizzato da un breve ma impegnativo salto che vinciamo con un’atletica spaccata (III+).
Vedere Yuri che scala con tanta grazia mi fa sentire come un bradipo dal piede lento e dopo aver superato questo camino, tirando un numero imprecisato di imprecazioni, ho finalmente compreso il significato del nome della via.
Uno di questi giorni dovrò andare a… Messa!!!
Yuri sogghigna mentre il canale continua ad essere silenzioso; un segnale decisamente positivo.
Proseguiamo raggiungendo un ampio spazio detritico dove verso destra diparte un’evidente cengia in direzione della Vedretta di Porola che potrebbe essere utilizzata per la discesa così da evitare il passo di III+.
Per intravedere la cengia bisogna scorgersi sul lato della vedretta e se decidete di percorrerla durante il rientro sappiate che la parte alta è molto semplice mentre la parte bassa dev’essere affrontata con molta attenzione; è un II grado esposto e con roccia molto brutta… quasi terrosa.
Noi siamo tornati da li e Yuri, per velocizzare la discesa, prima m’ha calato e poi è sceso disarrampicando.
Ma torniamo nella nostra amata via… Messa!
Per rientrare nel canale percorriamo obliquando a sinistra una dorsale detritica alzandoci una ventina di metri fino a raggiungere il canale/camino di sinistra al di sopra di un evidente e difficoltoso salto roccioso (sono una decina di metri ma impercorribili).
Ogni cosa che tocchiamo dobbiamo “saggiarla” con estrema cura prima di tirarla seppur siamo ormai abituati a questa tipologia di terreno infido!
A questo punto ci alziamo di qualche metro fin nei pressi di un’evidente biforcazione, quella primaria che forma la grande “Y” visibile dal basso, e, superato l’ennesimo passo di III su rocce marce e chiazze d’erba, accediamo al ramo di sinistra del canale che seguiamo fino al suo termine uscendo a volte sul lato sinistro.
Se decidete di tornare dalla via di salita, come abbiamo fatto noi, prestate attenzione a quest’ultimo passo che se fatto in discesa richiede cautela.
Arriviamo all’ampia terrazza detritica sotto un cielo plumbeo che lascia intravedere il secondo tempo di questa lunga ascesa: lo Spigolo Occidentale della vetta Settentrionale!
Attacchiamo lo spigolo senza aver sottomano alcuna relazione lasciandoci guidare dall’istinto “orobico” intuendo però il cambio radicale della roccia che finalmente si fa bella!
Lo scaliamo con passaggi delicati ed esposti di III grado stando piuttosto sulla sinistra durante la prima parte e spostandoci verso destra nella parte superiore fino a toccare la vetta dell’anticima Settentrionale.
In questo frangente l’itinerario è da ricercare in quanto sembra d’essere all’interno di un dedalo roccioso.
L’ambiente è unico, severo e selvaggio!
Dall’anticima Settentrionale, di pochi metri più bassa della cima principale, scendiamo all’ampio colle che divide le due cime da dove è ben visibile la fessura verticale, lasciapassare per la vetta della Cima di Caronno (III, 2945 m).
Nonostante il cielo sia nebuloso il colpo d’occhio è superbo; la piramide tronca del Pizzo di Scotes domina l’orizzonte settentrionale e dalla parte opposta i “Giganti delle Orobie” appaiono imponenti, pressoché inespugnabili.
Mi emoziono ripensando a tutte le ascese compiute durante questi ultimi anni; conosco più o meno ogni singolo sasso di queste montagne che m’hanno rapito il cuore!
Dalla Capanna Mambretti ci stanno osservando con un binocolo proprio nell'istante in cui stringo la mano a Yuri consapevole che anche la discesa non sarà da sottovalutare.
Con ogni probabilità sarà la mia ultima volta su questo balcone strepitoso e mi sale un senso di malinconia. Nella testa c’è posto soltanto per quella frase coniata da Giovanni De Simoni che ormai ho fatto mia: “amo le montagne di puro amore ma voi, Orobie mie, siete qualcosa in più per il mio cuore; avete il dolce fascino d’un primo amore”.

Il rientro scorre rapido tra disarrampicate adrenaliniche, molteplici imprecazioni e salti funambolici resi instabili dalla tipica roccia orobica DOC.
I custodi della Mambretti ci stanno aspettando al rifugio e appena ci intravedono esclamano:
“vi abbiamo visti col binocolo”.
“Siete stati velocissimi”.

Si stanno preparando per scendere, ma ancora una volta comprovano l’impeccabile accoglienza:
“Volete qualcosa da mangiare”?
“Abbiamo qui ancora del cibo”.
 “Se volete un caffè ve lo facciamo subito”.

Non sono gestori bensì custodi ed è proprio questo che fa la differenza.
Grazie, grazie e… ancora grazie!


Da un mio vecchio scatto la linea di salita, rossa, e quella di discesa, verde.
Se decidete di tornare dalla cengia leggete bene il racconto!


Ore:  06.00.
Albeggia sui "Giganti delle Orobie". 
E' ora di partire!


La "Prua" ossia la porta di accesso alla Cresta Corti percorsa durante quell'indimenticabile 2 novembre 2014 dalla variante Longo - Giudici.
La Cresta Corti al 2 di novembre è stata davvero tanta roba!


Come da previsioni le velature s'impossessano del cielo.


Il passo atletico nel camino di III+ che adduce all'ampio ripiano di rottami.


La prima delle tante finestre inedite.
Anche le giornate velate hanno un loro perchè!


Siamo quasi a metà via e tratti facili si alternano a tratti più impegnativi.
La montagna è silenziosa e questo è un ottimo segnale!


 Uno sguardo in direzione Ovest.


Yuri all'attacco dello Spigolo Occidentale della Cima Settentrionale.
La roccia finalmente diventa bellissima seppur l'esposizione incuta quasi timore!


Gli ultimi metri dello spigolo Occidentale dell'anticima Settentrionale li appoggiamo verso Sud.
Ambiente super!


Traversino delicato per cercare un'alternativa alla non facile via di salita.


Il versante più bello del Pizzo di Scotes percorso l'autunno scorso.


Finalmente ci siamo! 
Anticima Settentrionale e Cima principale di Caronno.
Da questa prospettiva si capisce perchè non è sbagliato chiamarle "Cime di Caronno"!


(Tanto)³ ma proprio (Tanto)³ happy sull'anticima Settentrionale di Caronno.


La Val Caronno con il piccolo puntino della Mambretti e l'invaso artificiale di Scais.


La partenza della fessura che sale alla cima principale.
Qui è goduria allo stato puro!


Dal Pizzo di Coca al Pizzo Camino poco sotto la vetta della Cima di Caronno.


Superata la fessura un ultimo lastrone ci consegnerà la vetta!


"Nonostante il cielo sia nebuloso il colpo d’occhio è superbo; la piramide tronca del Pizzo di Scotes domina l’orizzonte settentrionale e dalla parte opposta i “Giganti delle Orobie” appaiono imponenti, pressoché inespugnabili".


"Mi emoziono ripensando a tutte le ascese compiute durante questi ultimi anni; conosco più o meno ogni singolo sasso di queste montagne che m’hanno rapito il cuore!
Dalla Capanna Mambretti ci stanno osservando con un binocolo proprio nell'istante in cui stringo la mano a Yuri consapevole che anche la discesa non sarà da sottovalutare".


"Con ogni probabilità sarà la mia ultima volta su questo balcone strepitoso e mi sale un senso di malinconia. Nella testa c’è posto soltanto per quella frase coniata da Giovanni De Simoni che ormai ho fatto mia: amo le montagne di puro amore ma voi, Orobie mie, siete qualcosa in più per il mio cuore; avete il dolce fascino d’un primo amore.


Per scendere disarrampichiamo la fessura utilizzata per la salita.


La cengia che porta sulla Vedretta di Porola, facile all'inizio ma impegnativa più in basso.


"Noi siamo rientrati da li e Yuri per velocizzare la discesa prima m’ha calato e poi è sceso disarrampicando".


L'ultimo saluto... spero ci rivedremo presto. 
Il posto più magico delle Alpi Orobie!


Nuovamente al bacino di Scais.


La teca posizionata fuori dalla casa del Bonomi con la bellissima scultura in legno forgiata dal custode della Capanna Mambretti.


La casa natale di Giovanni Bonomi alla Piana di Agneda.
Il miglior epilogo di una giornata memorabile!