sabato 2 novembre 2019

Monte Aga – Ovest-Nord-Ovest (SX + DX Integrali)

Il Monte Aga che non ti aspetti; il Monte Aga che ti offre tutto: esplorazione, riscoperta, avventura e… bellezza.
Da tempo mi balenava in testa l’idea di “scontornare” l’anfiteatro naturale del Monte Aga, montagna nota ai valtellinesi come Corna d’Ambria, e grazie a questo strambo autunno l’ennesimo desiderio dedicato alle belle Orobie s’è potuto realizzare.


“Montagna massiccia dalle forme severe che domina la Val d’Ambria e il breve circo del Lago del Diavolo, con pendii meno imponenti verso gli alti pascoli di Armentarga.

Culmina con due punte sulla linea spartiacque: una settentrionale m 2717 a oriente immediato del Passo di Cigola, l’altra a Sud; a costituire la punta maggiore m 2720.

Da questa si stacca verso occidente una breve diramazione che costituisce un’anticima, sostenuta da una imponente bastionata, che ha la sua base verso il Lago del Diavolo.

Il primo nome (Monte Aga) è quello delle tav. Pizzo del Diavolo dell’IGM, noto sul versante brembano, il secondo (Corna d’Ambria) è l’unico conosciuto sul versante valtellinese”.


La particolarità del Monte Aga sta proprio nella doppia nonché rara denominazione, come nel caso del Pizzo Rondenino chiamato dai valtellinesi “Punta di Podavite”.
Ad inizio stagione, poco dopo l’intervento chirurgico, avevo annotato su un piccolo foglietto gli obiettivi che potevano farmi tornare ad abbracciare quelle che ormai considero le “mie” montagne.
Idee e linee di stampo prettamente pionieristico per tornare a respirare le meravigliose sensazioni che soltanto LORO mi sanno donare.
Una di queste idee era proprio dedicata al Monte Aga, per essere precisi allo spigolo/cresta Ovest-Nord-Ovest del quale conoscevo ben poco tolto il solito itinerario datato 1935 (?). 
Report, tra le altre cose, piuttosto inesatto in quanto la prima parte della cresta non è semplice, ma bensì contraddistinta da un paio di torrette piuttosto ardite che richiedono il giusto piglio d’attenzione.
Questo l’itinerario originale; le parti in corsivo sono quelle dei primi salitori mentre le parti non in corsivo (e messe tra parentesi) sono le nostre variazioni.

“Dal Passo di Cigola tenendosi sul versante valtellinese, si percorre il primo tratto (e qui c’è il primo errore in quanto bisogna scavalcare due torrette rocciose non difficili, ma neppure troppo facili, II-III. Cautela durante la discesa poiché delicata ed esposta; un paio di strette e ripide cenge povere di appigli ben si prestano per la causa). Dove l’inclinazione aumenta ci si tiene allo spigolo, o pur con lievi appoggi al versante brembano, fino alla punta settentrionale (appoggiando sul versante brembano la qualità della roccia e le difficoltà sono minori, al contrario spostandosi sul versante valtellinese si alzano le difficoltà ma pure la qualità della roccia… noi abbiamo optato per la seconda soluzione).

Il passaggio alla vetta maggiore offre qualche breve tratto meno facile; bisogna tenersi al filo o appoggiare sul versante orientale meno sicuro (questa parte è giusta ed anzi, il passaggio dall’anticima alla cima l’abbiamo trovato molto impegnativo vuoi per l’esposizione, vuoi per la roccia infida; in pratica bisogna scavalcare una serie di spuntoni formati da roccia fogliacea… bastarda).

Insomma, in quel tratto abbiamo sfogliato petali di roccia urlando: VOLO… NON VOLO… VOLO… NON VOLO… VOLO… NON VOLO.
A noi è uscito “NON VOLO”, perciò c’è andata di culo!
Per rendere la giornata indelebile, con me Filippo, abbiamo poi deciso di scendere dal costolone opposto allo Spigolo; per meglio comprendere dove si passa vi suggerisco di guardare il primo scatto dell’album fotografico.
Descrivere la discesa, credetemi, è abbastanza complicato in quanto la linea è meno logica dello spigolo di salita, ma così facendo lo scontorno del Monte Aga, o se meglio preferite della Corna d’Ambria, è servito!



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L'anfiteatro Nord del Monte Aga; lo scontorneremo tutto!


Giunti al Passo di Cigola iniziano le danze.
Si comincia salendo sulla cima della prima torretta


Gli orizzonti si ampliano.


Filippo in discesa dalla seconda torretta.
Tratto abbastanza delicato, ma ambiente superlativo!


Particolare sulle due torrette poco oltre il Pizzo di Cigola e sulla linea poco intuitiva da tenere (verde) durante il rientro. Ho postato lo scatto per farvi meglio comprendere l'intricata discesa.


Lo spigolo di sinistra dell'anfiteatro del Monte Aga (faccia a monte guardando la conca dell'Aga) parte facile e appoggiato.


Come scrivevo nell'itinerario la prima parte della cresta è piuttosto "bastardella".
Eccomi sulla seconda torretta!


Finestra inedita dalla breccia della seconda torretta.


Decidiamo di appoggiare a Nord. 
Qualità buona, ma difficoltà un po' più più alte; restiamo quindi legati.
Appoggiando piuttosto a destra invece, lato brembano, le difficoltà sono minori!


La parte alta dello spigolo-cresta richiede più attenzione.


Passi delicati da affrontare con cura ed attenzione.
Davvero una bella riscoperta questo Aga!


La Val d'Ambria in veste autunnale. 
Favolosa!


Immerso nel mio piccolo mondo sull'Antecima Settentrionale del Monte Aga!


Senz'ombra di dubbio uno dei posti più intricanti delle Alpi Orobie.


Tra poco arriva la parte più impegnativa.
Proteggersi è difficile, perciò decidiamo di slegarci.


Tra l'antecima e la cima i punti più aerei, marci e bastardi!


Laggiù il bellissimo laghetto di Zappello in veste autunnale.


Passi decisamente delicati dov'è lecito attaccarsi con tutto.
Denti compresi!


La Madonnina di vetta è sempre più vicina!


Sul filo del rasoio!


Il peggio dovrebbe essere passato!


BimbiMinkia inselfiezzati sulla vera vetta del Monte Aga.
La vera vetta non è quella dov'è posta la Madonnina, ma bensì un piccolo cucuzzolo tra cima e antecima.


Finalmente alla Madonnina. 
Non pensavo fosse così lunga!


 Il gruppo del Diavolo col piccolo laghetto di Don Pennati ancora ghiacciato.


Inizia la discesa alternativa.
Dalla Madonnina puntiamo al Lago del Diavolo e dopo pochi metri viriamo nettamente a destra.
I primi metri dello spigolo dell'anfiteatro dell'Aga di destra (faccia a monte guardando la conca dell'Aga) sono facili e appoggiati.


La roccia peggiora sensibilmente, ma il terreno è facile.


Anche la discesa dal costolone di destra richiede attenzione in alcuni punti.


Puro spettacolo anche sul costolone di destra.
Ma che giro SuperSlurp sta saltando fuori?


Gli ultimissimi metri e poi sarà tutto semplice!


Le giornate. Quelle (proprio) belle!


Siamo scesi da lassù... bellissimo!


Una giornata che difficilmente scorderemo. 
Garantito!


L'anfiteatro naturale del Monte Aga. 
Oggi l'abbiamo scontornato!


Durante il rientro troviamo aperta la cascata di Val Fondra. 
L'epilogo perfetto!




lunedì 21 ottobre 2019

Punta Santa Maria (Monte Bello) – Canalino del Tacchino dei Sogni + Versante N-W

“Pilone basale dello Sperone Basso del Pizzo di Redorta individuato per le sue robuste e belle forme, arieggianti, che, se viste dal Rifugio della Brunone, sembrano quelle del maestoso Pizzo del Diavolo”.

Anticamente lo chiamavano Monte Bello mentre attualmente è nota come “Punta Santa Maria”.
 In entrambi i casi la toponomastica è comunque azzeccata in quanto siffatta cima è una bella… punta!
Siamo nell’incantato universo del Pizzo di Redorta e per farvi comprendere meglio l’importanza del “pilone basale” vi faccio dono della descrizione originale (e integrale) degli speroni Alto e Basso del Redorta.
 “Massiccia montagna, la terza per altezza delle Alpi Orobie, sorgente come forte pilone dove la linea orografica principale piega ad angolo retto.
Con modesto sviluppo sul lato Abduano (Caronno), con una maestosa parete verso la Val di Coca, e con una cresta lunga e complessa verso mezzodì, che con le sue diramazione delimita quattro bacini, di Coca e di Fiumenero, maggiori estremi, e gli intermedi minori valloni del Fosso e Antica.
La prima delle dette diramazioni, poco a Sud della vetta, si protende dal nodetto 2985 verso occidente con pittoreschi torrioni ed è comunemente detta “lo Sperone Alto” e va a dividere i due bacini della Vedretta di Redorta e della Vedretta dei Secreti.
La cresta, dal nodo predetto, scende subito ad una stretta depressione per rialzarsi tosto al nodo 2957, dove quasi si sdoppia: il ramo principale scende rapidamente verso oriente, forma un gradone (2730 m), corre per lungo tratto quasi orizzontale fino alla Quota 2614, sommità del gran bastione che quasi sbarra la Val di Coca subito a valle del lago, per quindi riprendere, senza alcun interesse alpinistico, la direzione Sud fino al suo estremo pilone, il Pizzo Castello (2083) che domina l’abitato di Valbondione; la diramazione minore si stacca verso Sud con poca evidenza, quindi si abbassa ad una profonda depressione, poi si alza a un nodetto (che manda un ramo prima a Est poi piega a mezzodì e a occidente con bastioni a larghi terrazzi -quote 2712, 2617, 2638- fin sopra al Lago di Avert), volge decisamente ad occidente con spuntoni di scarsa importanza, fino a un nodo 2680 m.
Questa diramazione detta lo ‘Sperone Basso’, quasi parallela allo ‘Sperone Alto’, delimita sulla sinistra il vallone ove è il residuo della Vedretta dei Secreti.
Dalla sua biforcazione 2680 continua verso occidente con scarsissima importanza, e invece procede a Sud-Ovest fino ad una Bocchetta o Tacca valicabile, il Tacchino dei Sogni, per risollevarsi subito con una bella piramide (2543 m), dalle forme arieggianti, in piccolo, quelle del maestoso Pizzo del Diavolo di fronte, nota, per l’alpe sottostante, col nome di Monte Bello”.


Per quanto concerne l’itinerario cercherò di essere il più sintetico possibile.
Da Fiumenero bisogna prendere il sentiero che sale al Rifugio Brunone percorrendolo fin nei pressi dei muretti delle prese ENEL della Valle dell’Aser (poco sopra il ponticello di legno). Si abbandona quindi il segnavia CAI e, sorpassate le prese d’acqua, seguendo alcuni bolli sbiaditi prima rossi e poi gialli, si incrocia il Sentiero delle Orobie Basso che collega i rifugi Brunone/Coca.
Senza itinerario obbligato si abbandona (praticamente subito) il segnavia del Sentiero delle Orobie puntando al versante Nord/Ovest della Punta Santa Maria risalendo con un po’ di fatica il canalino, facilmente riconoscibile grazie ad un gendarme che svetta al termine del ramo di destra, culminate al fantomatico “Tacchino dei Sogni” (l’ultima parte ho preferito salirla appoggiando sulle rocce della sponda sinistra superando alcuni metri molto delicati al limite del II grado).
Un breve excursus sul Tacchino dei Sogni:
“stretta incisura basale dello ‘Sperone Basso’ del Pizzo di Redorta, dominata verso occidente dalla bella piramide del Monte Bello; mette in comunicazione l’alto vallone dei Secreti con la Valle Antica e di Avert”.
Raggiunto lo sbocco del canalino si segue l’aerea cresta dapprima aggirando sulla sinistra alcune lame rocciose e successivamente superando poco prima della cima un paio di risalti rocciosi molto esposti ma di ottima roccia (II).
Quasi superfluo dirvi che il colpo d’occhio della vetta è qualcosa di straordinario!
Per il rientro si percorre a ritroso l’itinerario di salita prestando cautela durante la discesa del canalino, oppure scendendo con estrema attenzione il versante Nord Ovest della montagna.
Il percorso non è obbligato, è buona cosa sfruttare tutti i punti deboli della montagna, e comporta passi di II, massimo III (nei punti più impegnativi la roccia è comunque ottima).
Nulla di impossibile comunque; calcolate che il giro l’ho fatto da solo!


Linee mie solitarie; rossa salita mentre verde discesa!


I Diavoli all'alba sono sempre una garanzia.


Lo Sperone Alto del Pizzo di Redorta... quanti ricordi... solitari anche in quel caso!


S'è fatto ormai giorno sul gruppo del Diavolo.


Il Tacchino dei Sogni, finalmente ci conosciamo da molto vicino!


Il canalino è marciume orobico DOC.
L'uscita inoltre non è stata proprio semplice.


 L'impennata finale, affilatissima ma di roccia stupenda.
Che spettacolo!


Finestra dal canalino che sale al tacchino!


Il tratto più impegnativo e... più bello.
Esposizione e roccia al TOP!


Vetta.
Senz'ombra di dubbio uno dei cinque balconi più belli delle Alpi Orobie!


Il laghetto delle aquile sovrastato dal Pizzo Camino.


Tutti gli speroni del Pizzo di Redorta dalla Punta Santa Maria... o Monte Bello, decidete voi!


Un breve tratto sulla Cresta Ovest...


E poi si comincia a scendere...


Osservato dai Diavolacci!


La discesa dal Versante N-W è tutta una riscoperta ed è meglio farla in retro!


Piccole cenge che fanno tirare il fiato!


Tratti molto delicati e impegnativi con un loop in testa: vietato sbagliare.
La roccia è comunque ottima laddove scarseggiano appoggi e appigli.


Il cielo comincia a velarsi, ma ormai chi se ne fotte!


Incontri ravvicinati che riempiono il core di gioia.


Nuovamente alla prese con le... prese.
ENEL della Valle dell'Aser!