mercoledì 6 marzo 2019

Pizzo Rondenino - Versante Sud

“Ma se una rondine non fa primavera, un Pizzo Rondenino potrebbe fare inverno”?

Qualche giorno fa, non ricordo dove.
Il display del telefono si illumina ed appare il nome di Yuri: “ciao balordo, se vuoi martedì sono libero”!
“Perfetto”,
rispondo!
“Ma con queste temperature dove vogliamo andare”? Proseguo.
Ad essere sincero un’ideuzza ci sta ronzando in testa da parecchio tempo seppur le elevate temperature di questo strano fine febbraio danno adito a parecchi dubbi.
Però… ricordi quella frase?
Com’era?
Ah, si; “sbaglia sempre chi resta a casa”!
Bene, allora tentiamo.
Poi oh, se le condizioni faranno cagare utilizzeremo le piccozze per grattarci la schiena.
Con cura naturalmente!

26-02-2019
“E’ la più spiccata elevazione della cresta, nel centro della testata di Val d’Ambria. Talvolta denominata Punta di Podavite.
Dal lato valtellinese si presenta quale muraglia di altissime nere piodesse con potente crestone mediano: sul versante brembano invece è un pendio ripidissimo (alcuni salti rocciosi rendono questo versante alquanto interessante durante la stagione invernale, aggiungerei).
La cresta orientale ha due tratti ertissimi.
Quotata ma senza nome sulla tav Pizzo del Diavolo”.


Per l’ennesima volta la sveglia mi catapulta fuori dal letto alle 03:00, ma nonostante ciò il desiderio di riscoperta frantuma ogni qual si voglia scusa. Non è vero; ogni tanto mi piacerebbe dare continuità anche alle dormite!
Con Yuri mi sono dato appuntamento ad Almè per cercare di realizzare una nuova AgAvventura dal gusto antico; pionieristico.
Giungiamo a Carona sotto un cielo stellato che, come da previsioni, piano piano si sta velando. Col senno di poi, viste le alte temperature, siamo stati fortunati a trovare queste condizioni; al cospetto del sole difficilmente avremmo realizzato quest’idea.
Insomma, abbiamo barattato un cielo azzurro con la possibilità di abbracciare il Pizzo Rondenino dal versante Sud.
E la mossa s’è rivelata vincente!
Grazie al buio, e al “coma” dettato dall’assopimento, l’avvicinamento al Rifugio Longo e la successiva salita al Passo della Selletta sono stati veloci e indolori; la strada che sale al Longo in alcuni punti è una lastra di ghiaccio perciò antenne alte.
Dal Passo della Selletta il cambio di versante, quindi il cambio di temperatura, è sempre tanta roba tant’è che ci fermiamo giusto quei 5 minuti per concedere ai piedi ed alle mani di raggiungere una temperatura “umana”!
Descrivere l’attacco del canale non è semplice in quanto la partenza dello stesso resta nascosto agli sguardi indiscreti, alias: è visibile da lontano ma praticamente invisibile dalle pendici della montagna.
Più o meno giunti sotto la verticale della vetta bisogna puntare ad una specie di cengia nevosa fortemente inclinata raggiungibile tramite una brevissima goulotte (70°/75°) o per ripido pendio.
Dalla cengia nevosa svoltando a sinistra si entra nel canale di salita, mentre svoltando a destra si prende il pendio che noi abbiamo utilizzato per la discesa.
Perciò, se volete un’ascesa avventurosa il canale che parte a sinistra fa per voi!
Pochi giorni prima alcuni nostri amici avevano percorso questo giro ma al contrario quindi salendo stando alla destra della cengia nevosa inclinata e scendendo dal canale posto alla sinistra. 
Il mio consiglio è di realizzare il giro come l’abbiamo fatto io e Yuri in quanto scendere dal canale/goulotte di sinistra è poco remunerativo e per certi versi pericoloso.
Sentendo uno di loro m’è stato difatti riferito che la discesa l’hanno affrontata appoggiando talvolta ai lati della goulotte sfruttando alcuni tratti prevalentemente rocciosi.
Noi la goulotte l’abbiamo salita integralmente, ad una marcata biforcazione bisogna prendere il ramo che diparte verso destra contraddistinto da parecchi salti ghiacciati che arrivano tranquillamente a 70°75°, e debbo dire che la sorpresa è stata pressoché inaspettata.
I nostri amici hanno deciso di battezzare questi due canali, secondo il mio modesto parere la linea che loro hanno utilizzato per la salita, ossia quella da noi utilizzata per la discesa, più che un canale è un pendio: Alfa e Beta perciò per correttezza utilizzerò questi due nomi.
Riassumendo: loro sono saliti dall’Alfa e scesi dal Beta mentre noi abbiamo fatto l’esatto contrario: siamo saliti dal Beta (linea verde nello scatto fotografico) e scesi dall’Alfa (linea rossa dello scatto).
L’arrivo diretto in vetta s’è rivelato di pura bellezza ed anche il colpo d’occhio, complice la giornata velata ma comunque nitida, è stato di prim’ordine.
Una stretta di mano, gli occhi colmi di bellezza e l’importanza di sentirmi coccolato e abbracciato dalle montagne più belle del mondo!
What else?
La discesa s’è rivelata abbastanza tranquilla; dalla vetta abbiamo percorso un breve tratto di cresta in direzione Est per poi abbassarci tramite roccette in un canalone/pendio che solca il versasante Sud-Orientale della montagna.

Ricordate il quesito inziale?
Ebbene, se una rondine non fa primavera, un Pizzo Rondenino invernale fa indubbiamente una salita SUPER!!!

P.S. Come scritto in precedenza, soprattutto per motivi legati alla sicurezza, vi consiglio altamente il nostro senso di marcia muniti di tutto il "necessaire" per affrontare un'ascesa in ambiente tipicamente invernale! 


Le linee di salita (verde) e discesa (rossa). 
Puntini blu la cengia nevosa fortemente inclinata alla base dei canali di salita!


Costiera Corni di Sardegnana-Torretta alle prime luci dell'alba.


Superato il Passo Selletta cambia il versante e cambia il colpo d'occhio!


Yuri e la poderosa costiera Poris-Grabiasca.


Arrivati alla cengia nevosa fortemente inclinata ci leghiamo.


Iniziano le danze.
StartDancing!


Il bivio del canale dove bisogna svoltare a destra e prendere la stretta goulottina con parecchi salti ghiacciati tra i 70° e gli 80°.


Uno sguardo verso il basso. 
Per ora è tutto semplice e fin troppo "easy"!


Iniziano i risalti ghiacciati!


Compagne di viaggio.
Anzi, d'avventura!


Più ci alziamo e più la salita diventa interessante.


Poco oltre l'ennesimo tratto di ghiaccio. 
In questo frangente l'ambiente è grandioso!


Il penultimo tiro inizia con un muretto molto ripido seguito da alcuni metri di misto (penso III) non proprio banali!


Rispunta il Monte Aga... vuol dire che ormai ci siamo!


L'ennesimo seppur breve risalto ghiacciato. 
Sembra facile ma sotto i piedi abbiamo un baratro di un "duecentinaio" di metri!


Gli ultimi metri sono sempre i più belli!


Il Monte Aga è bello distante.


Un Pizzo Rondenino invernale è sempre un regalo gradito!


Nuovamente sul facile... un'altra avventura è stata archiviata!



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