giovedì 22 gennaio 2015

Corna delle Quattro Matte

Benvenuti nel secondo capitolo dedicato alla (ri)pubblicazione degli album andati persi per colpa di MySpace. Oggi vi racconterò della lunghissima, spossante ma assai rimunerativa avventura del “Lazaret”.
Se dovessi stilare una piccola e personale classifica la Corna delle Quattro Matte risulterebbe una delle vette più interessanti e neglette dell’intero gruppo della Presolana.
Durante le mie cospicue e spensierate vacanze estive trascorse in quel di Colere era sempre lei che sorvegliava i nostri svaghi, le nostre risate, la nostra vitalità e i nostri sogni. Tutte le volte che alzavamo gli occhi lo sguardo veniva immancabilmente catturato dalla severità delle sue pareti che dominavano l’abitato di Colere.
Un robusto contrafforte in grado di associare verticalità, emozione e un pizzico di timore; tutte le vie che salgono sulla Corna risultano di stampo alpinistico. Non una ma "la" sentinella silenziosa che contempla e sorveglia la “Regina” da svariate epoche.
Visitata rarissimamente meriterebbe un numero maggiore di visitatori sebbene la conquista risulta faticosa e decisamente non banale.
Dodici ore di marcia incessante che percorrono un itinerario, il malfatto crestone del “Lazaret”, non sempre intuibile e reso problematico dall'infido terreno.
Oltre a ciò gli ultimi metri sono un buon III° non proprio sano, in qualche relazione vi è scritto II° ma la mia seppur discreta esperienza m’espone nel valutare la paretina finale almeno di III°, pertanto consiglio di portarsi appresso uno spezzone di corda lungo 50 metri da utilizzare durante il ritorno per calarsi nel profondo canalino che diparte nei pressi dello spigolo Est (la pala per i locali).
In via, che porta i nomi di Giannantonj e Coppellotti, se non ricordo male sono presenti un paio di cordini in clessidra e 2-3 di chiodi più un piccolo “friend” incastrato in fessura, quindi non recuperabile, da adoperare come ancoraggio per effettuare una calata a corda doppia (anche questo fa capire che non è proprio un II°).
Superfluo scrivere che il panorama della vetta è semplicemente unico.
 Alcuni cenni tratti da “Prealpi Comasche, Varesine e Bergamasche” di S. Saglio.
“E’ la più elevata torre di un grande sperone che si stacca dalle Quattro Matte verso N-E, precipitando in Val di Scalve, sul largo basamento boscoso, percorso dalla strada che dal giogo della Presolana arditamente discende a Dezzo e da quella che da Castello s’inoltra con largo giro a mezza costa in direzione di Colere. Dalla vetta si abbassa verso ponente con una ripida e tondeggiante cresta rocciosa che termina ai quattro e caratteristici spuntoni, detti le “Quattro Matte”; a settentrione precipita con un’altissima parete fiancheggiata da un profondo canalone e limitata dalla “Cresta del Lazaret”; a mezzogiorno s’inabissa con una verticale liscia parete e poi si allunga con quelle poderose scarpate, solcate da canaloni, che si scaricano nell’ampio Vallone. La roccia è costituita da calcari di Esino che poggiano sui detriti di falda e sul Servino. Il nome attuale venne imposto dai primi salitori, accogliendo la toponomastica locale "Corna d’i Qauter Piz” con la variante “Matte” ed è ormai consacrato all’uso.
Prescindendo dalle visite dei cacciatori e di alpigiani, la zona è stata particolarmente poco percorsa dagli alpinisti, data la sua ubicazione e la mancanza di punti di partenza elevati. Fu solo il 12 settembre 1909 che la comitiva A. Giannantonj, N. Coppellotti e F. Tonolini riusciva a raggiungere la vetta per la cresta del Lazaret e lo spigolo E (ciò che vedrete in questo post) e a discendere per i canali che sboccano nel Vallone”.
 
Dreams (maybe) come true, but It's too soon in the morning!
 
Zoomata "albeggiante" con protagonista la Corna delle Quattro Matte.
Sulla destra è visibile la piccola croce di vetta con la linea terminale di salita seguita all'uscita del profondo canalino -da qui non visibile- che solca il versante opposto della montagna...
 
 
L'elegante sentinella fotografata qualche mese prima dal "crestone delle Pecore" alias Passo della Porta!
 
 
Sempre lei vista dal Pian di Vione...
 
 
Si cavalca tra ripidissimi pendii erbosi e canalini molto friabili.
In questo scatto eccone uno risalito con estrema attenzione...
 
 
Lo sperone finale della Corna, che i locali usano chiamare "La Pala", visto dalla bocchetta del Lazaret, con linee di salita.
Il canalino di collegamento resta nascosto.
Passa laddove s'interrompe la linea rossa...
 
 
Dopo 5 ore di avvicinamento (!) comincian le danze.
Qui in azione nel riluttante canalino che permette di raggiungere l'esposto sperone Est!
 
 
La paretina finale.
Per nulla banale e da salire con estrema attenzione (la corda è visibile sulla sinistra).
Filippo non salirà ma risulterà fondamentale per la mia conquista controllando dal basso la mia ascesa/discesa.
Senza il suo aiuto sinceramente non sarei mai salito.
Thanks!
 
 
Venti metri prima dell'uscita in cresta la corda, ahimè, finisce.
La blocco sotto un sasso ed urlo a Filippo di non recuperarla per nessun motivo.
Proseguirò slegato.
Son pochi metri ma alquanto verticali ed esposti: 200-300 metri da un lato e un centinaio dall'altro. Intravedo un chiodo ma non posso utilizzarlo perché la corda è terminata.
Fuck.
 Mi armo di coraggio e proseguo. Pochi minuti e finalmente compare il tratto finale di cresta che, terminato lo spigolo EST, si presenta così.
Sogno o son desto?!?!
 
 
Esulto silenziosamente tirando un sospiro di sollievo un po' timoroso per via della discesa che dovrò affrontare da solo; Filippo in questo caso risulterà provvidenziale.
Ora però mi godo il panorama che offre questo fantastico ballatoio con gli occhi stracolmi di gioia. Verso est tutto il gruppo del Pizzo Camino...
 
 
La "Regina" Orientale...
 
 
Son visibili quasi tutte le Orobie.
Che spettacolo!
 
 
OrtoFoto, giuro che non è una parolaccia.
 Colere si mostra bellissima.
Ci sono "solo" 1000 e più metri a separarci.
 A picco.
Meglio non volare, ma giuro che quel giorno facevo quasi fatica a guardare...
 
 
 
 L'onirica linea che dal Pizzo Redorta si spinge fino al Pizzo di Coca: benvenuti tra i "Giganti delle Orobie"!
 
 
La "dolorosa" e spezzata diga del Gleno catturata dalla vetta della Corna.
Tristi ricordi legano questo sbarramento agli abitanti della valle..
 
 
Le lunghissime e scoscese creste del Lazaret con qualche omonima cimetta e la in fondo il "Re della conca di Schilpario"...
 
 
 
Il gruppetto di persone che quel giorno stava percorrendo il sentiero attrezzato della Porta col quale ho comunicato dalla vetta.
Sei salito da solo?
Mi urlano.
Ma sei fuori?!?!?!
Ri-urlano!
 
 
L'ultimo saluto alla Corna.
Un po' mi spiace abbandonare quello che reputo uno dei balconi più belli, onirici ed attraenti delle Prealpi Orobiche.
 
 
La vita appesa a un "Camalot" da 0,5 un po' vetusto, obsoleto, incastrato e utilizzato per l'adrenalinica calata a corda doppia.
Meglio trattenere il respiro!!!
 
 
Bisogna (ahimè) tornare ed il rientro sarà davvero molto lungo e assai faticoso.
Qui... durante la discesa in doppia nel profondo canalino.
"Camalottino", ti prego (sco)reggi!!!
 
 
L'ultimo saluto alla nostra piccola (grande) linea.
E' stata duretta e sarà la mia ultima volta da queste parti.
Parte una lacrimuccia...
 
 
Ed ecco la lunghissima e articolata cresta del "Lazaret" percorsa in toto per raggiungere la Corna (12 ore tra andata e ritorno).
Quel giorno quasi svenivo dalla fatica...
 
 

venerdì 9 gennaio 2015

Torrione di Mezzaluna + traversata integrale al Pizzo di Mezzaluna

Dopo la dipartita di “MySpace” molti post che descrivevano ascese alquanto interessanti sono andati persi. Da qui la decisione di ripubblicare alcune di quelle traversate e/o ascese che pochi conoscono.
Cominceremo con la grande traversata del Mezzaluna: Torrione di Mezzaluna, Cima di Mezzo e Pizzo di Mezzaluna... laddove la fantasia sposa l’avventura.
Una cavalcata assolutamente non banale, qualche passo supera il IV°, che si svolge all'interno di un ambiente surreale… quasi magico.
Vedere per credere.
Quel giorno con me e Filippo gli amici Luca (Bergami) e Massimo (Invernizzi).
Giornata memorabile e per certi versi indimenticabile.
Con cadenza settimanale quindi (ri)scopriremo: la Corna delle Quattro Matte, la cresta “W” del Becco, la Cima di Caronno, il Castel Reino, il Dente del Varrone, ecc.
Bene, partiamo!
“Da migliaia e migliaia di anni. Come il corno di un rinoceronte che dorme da migliaia e migliaia di anni. O forse di un animale di cui nessun uomo ha mai avuto notizia o ha posseduto il nome. Come il corno di un mostro è quello spuntone su cui si sofferma, curioso, l’occhio che, da Sacco, il primo paese della Val Gerola, ne esplora la testata. L'occhio che dapprima si sofferma, da destra, sull’imponente Pizzo di Trona ("Piz di Vèspui", il Pizzo del Vespro, per il quale il sole passa a sera), quindi sul defilato ed arrotondato Pizzo dei Tre Signori ("Piz Tri Ségnùr", antico confine fra Repubblica di Venezia, dominio valtellinese delle Tre Leghe Grigie e dominio spagnolo nel Milanese), ed ancora sul centrale e poderoso Pizzo di Tronella (il "Pìich"); infine, ecco l‘enigmatico corno.
Uncino, lo credono gli uomini, o artiglio; ma alla fine lo hanno chiamato torrione, Torrione della Mezzaluna. Ricorda un po’, infatti, anche una mezzaluna. Non sanno, gli uomini, che non di uncino né di torre si tratta, e neppure dell’immagine terrestre della pallida luna, ma del corno di un mostro possente che dorme, il corpo sprofondato nella massima base della costiera Tronella-Trona. Dorme di un sonno che non si avverte; solo, nel silenzio più riposto della notte, l’orecchio attento ne può avvertire il respiro, lento e profondo. Al Torrione della Mezzaluna ("mezzalüna") deve salire chi vuol carpire il segreto della valle. Qui è il suo ombelico. Qui il suo mistero“.
Non me ne vogliate ma il "Castello Incantato" l'annovero tra le cinque vette più attraenti e singolari nonché magiche di tutte le Alpi Orobie.
"Situato all'estremità settentrionale del Pizzo di Mezzaluna si presenta liscio e verticale, anzi nell'ultimo tratto strapiombante quasi da ogni lato. E' curiosamente spaccato nel suo interno e le fratture gigantesche permettono di addentrarsi nelle sue viscere in un ambiente strano che ha del labirinto e del castello incantato".
Un castello incantato.
Meraviglia!
Non solo alpinismo ma anche un pizzico di speleologia alquanto misteriosa.
Non "un" ma "il" desiderio realizzato.
Benvenuti quindi nel "Castello Incantato", un luogo stregato dove il tempo sembra scandito dalla magia.
P.S. Come scrivevo all'inizio la traversata dell’intero gruppo, quella che vedete in questo post, è qualcosa di straordinario ma non è assolutamente da sottovalutare. La roccia della "crepa" è assai viscida e va percorsa per 3/4 dopodiché si sbuca sul versante "S" per scalare la placca finale (da affrontare con terreno asciutto). Passi delicati anche superiori al IV°, consigliato un martello con qualche chiodo, e ambiente sorprendente sono le componenti di questa avventura che (ri)scopre uno degli angoli più singolari e negletti di tutte le Alpi Orobie.


Uncino, lo credono gli uomini, o artiglio; ma alla fine lo hanno chiamato torrione, Torrione della Mezzaluna!

 
I primi passi divertenti nella crepa del "mostro dormiente"...

 
Un monumento naturale di rara bellezza.
Tutto il gruppo del Mezzaluna.
Straordinaria la crepa che ha spaccato in due il torrione; l'unico punto debole della montagna che attraverso una scalata d'altri tempi spalanca le porte del "castello incantato"!

 
L'ambiente è semplicemente qualcosa di straordinario.
Filippo sbuca dall'oscuro vuoto!

 
Luca controlla dall'alto.
Sembra di stare all'interno di un presepe.
Questo, il cuore dell'incantato castello...

 
Usciti dalla pancia del mostro i giochi si fanno interessanti.
Luca sistema un chiodo sulla delicata paretina finale di IV°+...

 
A picco, sotto le nostre scarpette, l'azzurra perla del Lago di Trona...

 
Vale attaccarsi con tutto: mani, piedi e... denti!

 
Il turrito Pizzo di Mezzaluna, ultimo obiettivo della grandiosa traversata.
In mezzo, mimetizzata, la Cima di Mezzo...

 
Filippo impegnato sullo strapiombino finale che ci consegnerà alla meravigliosa vetta!

 
Felicità per gli occhi, panacea per l'anima.
Certe emozioni non hanno proprio prezzo.
Dirimpetto il severo e dirupato gruppo del Tronella che traverserò integralmente con Yuri qualche tempo dopo (un altro sogno realizzato visibile in questo blog).
Mi siedo e silenziosamente osservo...

 
Luca sulla prima delle tre calate a corda doppia della lunga cavalcata.
Che ambiente...

 
Vince il vintage!

 
La seconda doppia, gran bella esposta, che deposita alla profonda breccia che separa il torrione dalla Cima di Mezzo.
Lassù abbiamo abbandonato una fettuccia "abbracciata" ad un sassone!

 
Che spettacolo il Torrione di Mezzaluna visto salendo alla Cima di Mezzo.
Non smetterei neppure un minuto di ammirarlo...

 
Filippo sulle piode finali del Pizzo di Mezzaluna ornato da un azzurrissimo Lago di Trona.
Ormai è fatta!

 
La terza ed ultima doppia della giornata.
Che giornata, che traversata.
Grazie Filippo, Luca e Massimo.
Ma soprattutto grazie Orobie!!!

 
L'ambito colpo d'occhio gentilmente offerto dal Pizzo di Mezzaluna.
Addio posto meraviglioso...