lunedì 28 settembre 2015

Corni di Negrino - Traversata integrale

Si riapre il libro, si sfoglia un’altra pagina.
Avevo un ultimo conto in sospeso col favoloso universo del Pizzo Camino e l’8 settembre ho deciso di chiuderlo.
Della bella e severa linea, che nulla ha da invidiare alla sorella maggiore Presolana, mi restavano solamente i Corni di Negrino.
Saliti raramente e dall'ascesa non banale, II° ma fors'anche III°, le torri calcaree che li disegnano formano un labirinto roccioso intricato composto da canaletti, cengette, paretine e… tutto ciò che ti scaraventa all'interno un mondo “lattescente” o più semplicemente calcareo.
Il mio giro:
<Schilpario>
<Passo di Cornabusa>
<Bocchetta delle Pale – per raggiungerla si punta “a vista” attraversando una conca sassosa sottostante il Passo di Cornabusa>
<Corna di San Fermo>
<Corni di Negrino – attenzione almeno II° e forse più>
<Cima Moren>
<Rifugio San Fermo>
<Schilpario>
Ma quanto son belle queste Orobie?!?!?!
P.S. Questo giro l'ho fatto [in solitaria] quando ancora non esisteva l'enorme "spittatura" della Via Attrezzata Attilio Gheza perciò è quasi superfluo dirvi che ha richiesto ben più impegno. Le doppie le ho fatte su spuntone e già questa cosa la dice gran lunga...


Giunto al Passo di CornaBusa non smetto d'osservare l'incredibile, esteso e favoloso gruppo del Camino. 
La linea rossa il mio lungo giretto!


La robusta ed elegante Corna delle Pale all'alba dal Passo di CornaBusa. 
Il canale che s'intravede sulla sx è quello utilizzato per la salita...


Tralascio la ripida risalita del canale.
Durante la prima parte della cavalcata ecco il bellissimo ma severo colpo d'occhio verso Cima di Moren, Cime di Varicla e Pizzo Camino!


Salendo alle Corna di S. Fermo ecco come si presenta la Corna delle Pale. 
Bellissima. 
Utilizzando le stesse modalità di salita un mesetto fa ero lassù...


Corni di Negrino, Cima di Moren, Varicla e Pizzo Camino. 
Il tutto dalle Corna di S. Fermo...


Dopo un'attenta osservazione disegno mentalmente una linea che seguirò. 
Start... (solitary) dancing!


Sembra di stare dentro un labirinto roccioso. 
Pinnacoli (da aggirare) al raccordo tra Corna di S. Fermo e Corni di Negrino...


A metà paretina mi volto e lancio una fugace occhiata. 
Da qui in poi non posso più sbagliare!


All'uscita della paretina m'attendono massi appoggiati che sembrano venir giù da un momento all'altro...


La vetta più alta dei Corni di Negrino immersa nel fantastico e calcareo mondo del Pizzo Camino. 
Che bell'ambientino!


Si "gioca" con esili cengette che traversano esposti ballatoi...


Uno dei passi più impegnativi dell'incantato mondo dei Corni di Negrino. 
Secondo me il II° in alcuni punti si supera tranquillamente...


Dalla vetta più alta dei Corni di Negrino un'estesa panoramica con protagonista tutto il gruppo del Pizzo Camino. 
Favoloso!


Io, me, con alle spalle (dx) la Cima di Moren, ultimo obiettivo di giornata. 
Quel caschetto che indosso ormai puzza.
Tanto!


Dalla cima si vede tutto il crinale (percorso in mattinata) che partendo dalla Corna delle Pale termina alle Corna di S. Fermo...


Preparazione doppia su sassone per rendere un po' più sicura l'inedita discesa...


Il passaggio segreto, ovvero la singolare quota, che permette di collegare i Corni di Negrino al Passo di Moren!


Breve doppia terminata. 
Speriamo venga giù la corda!


Uno sguardo verso nord dal Passo di Moren!


Quasi ci siamo.
Cioè... ci sono!


Panoramica da Cima Moren con protagoniste le Cime di Varicla ed il Passo di CornaBusa...


Alé, alé, è fatta pure questa.
Silenziosamente esulto!


Il rientro decido di effettuarlo tramite il Periplo del Camino.
 L'imponente ed elegante Corna delle Pale dal Passo del Costone...


Sul Pizzo Camino è quasi temporale. 
Ma chi se ne frega, tanto la piccola "impresetta" solitaria è stata fatta!


Terza Cima di Varicla (Cima Nord) e vetta del Pizzo Camino.
Non molto tempo fa il giro delle Varicla era davvero qualcosa di selvaggio. 
Ora, ahimè, non lo è più.
Spit e vernice dappertutto.
Vada per qualche spit ma la "milionata" di bolli...


martedì 22 settembre 2015

Monte Pedena – Cresta Sud [integrale]

"Essì; stavolta l'abbiamo combinata proprio bella"
"Infatti chi se l'aspettava una crestina così tosta, "ostiata" ma allo stesso tempo divertente?"
-Il grosso omino di vetta è spettatore silenzioso-
"Tradizionale, esplorativo e avventuroso; questa è la tipologia di alpinismo che amo"
Peppo sorride.
"Mi piace 'tradizionale, esplorativo e avventuroso'; chiamalo così il prossimo album"!
Be’ in effetti Peppo non ha tutti i torti perciò dimenticatevi il titolo che avete letto all'inizio di questo report e concentratevi soltanto su... "tradizionale, esplorativo e avventuroso"
Magari, perché no, aggiungendo pure un pizzico di... poco inflazionato!

Siamo, cioè eravamo solo noi.
Molto probabilmente tra i pochissimi che durante ultimi anni, ma forse anche decenni, hanno percorso integralmente questa cresta rivelatasi una piacevole sorpresa. Una di quelle che ci ricorderemo per parecchio tempo.
Cresta Sud del Monte Pedena… FINALMENTE!
Da moltissimo tempo la spiavo, l’ammiravo, la studiavo e naturalmente la bramavo. Di relazioni in giro… niente. Ma proprio zero di zero.
Maledetta scimmia orobica incontrollabile.
Ma anche benedetta scimmia orobica incontrollabile visto che m’hai fatto correre a vederla, toccarla e provare a scalarla.
La consueta nota scovata sul mio ormai inseparabile compagno di viaggio di questa infinita (ri)scoperta laddove il Monte Pedena viene descritta come “una bella montagna, di linea discretamente ardita, prevalentemente rocciosa, a ‘N’ del Passo di Pedena” più un altro breve appunto per quanto concerne la Cresta Sud “dal Passo di Pedena si scavalcano alcuni torrioni (il più alto non facile), poi si percorre la cresta più ripida e più facile, sempre rocciosa, fino alla vetta”.

Così scrivevano nel 1956; questa invece la nostra relazione moderna.

Innanzitutto abbiamo scavalcato i primi due torrioni trovando difficoltà principalmente per la pessima qualità della roccia; praticamente ci restavano in mano non sassi ma intere piode. Un delirio portato a compimento con molta cura e delicatezza. Davvero tanta attenzione se decidete di ripercorrerla scalando i tre torrioni.
Il terzo torrione, quello che la descrizione definisce “non facile”, in realtà è molto difficile da scavalcare restando sul filo logico di cresta in quanto bisogna affrontare un affilatissimo spigolo verticale povero di appigli (un tentativo potevamo farlo se solo avessimo avuto con noi le scarpette; con gli scarponi era impossibile).
Per non percorrere due volte la stessa cresta –andata più ritorno- ci siamo perciò inventati una variante di salita al terzo torrione che parte poco oltre lo spigolo affilatissimo. Praticamente una ventina di metri oltrepassato lo spigolo abbiamo scalato una serie di placche, rocciose nelle parte inferiore e un po’ più erbose nella parte superiore, culminanti a pochi metri dalla vetta. Le difficoltà secondo noi si attestavano sul III° forse con passo di IV° e per salire in sicurezza abbiamo fatto una sosta su chiodi –tolti alla ripartenza- proteggendo poi la salita in modo “trad”, principalmente friend medio piccoli più qualche chiodo, anche in questo caso tolto al passaggio del secondo.
Raggiunta la vetta del terzo torrione abbiamo mantenuto il filo costante di cresta fino in vetta trovando difficoltà unicamente in un paio di tratti.
I due punti sono: il primo a tre quarti di cresta laddove alcuni macigni nerastri vanno scalati con estrema attenzione, un “passo del giaguaro” per uscire dai macigni oltre che peculiare è divertentissimo, mentre il secondo si trova poco prima della vetta (anche in questo caso si scalano alcuni roccioni di buona roccia).
La cresta di per sé non è impegnativa ma richiede molta attenzione. 
E’ parecchio nervosa poiché un continuo sali/scendi su piode parecchio traballanti.
Percorrerla saltando i tre torrioni avrebbe poco senso in quanto la peculiarità della cresta risiede proprio in quei tre “barbacani” che, chissà per quale strano motivo, hanno deciso di osservare e proteggere il Passo di Pedena.
Se volete salire a “giocare” il mio consiglio è di portare un po’ di protezioni veloci con una corda da 30 metri.
Con me, SuperPeppo alé alé!


Da uno scatto (ri)trovato nel mio archivio il Monte Pedena e la parte finale della Cresta Sud -purtroppo non sono visibili i 3 torrioncelli- in versione tardo primaverile immortalato dal Pizzo del Vento...


Piccole istruzioni di come abbiamo percorso la "traballante" ma comunque remunerativa Cresta Sud.
I primi due torrioncelli, qui nascosti, li abbiamo cavalcati integralmente (attenzione alla roccia molto brutta) mentre il terzo -quello più tosto qui visibile- l'abbiamo scalato dalla sua non facile seppur breve paretina settentrionale!


Il primo torrioncello (e il secondo) lo vinciamo direttamente sul filo. 
La roccia è brutta e l'attenzione sale subito a 100.
Ogni cosa che toccavamo dovevamo tastarla per benino ma nonostante ciò lassù m'è rimasta in mano una pioda da 50kg che ho fatto volare direttamente in Val Budria.
Un po' di pulizia l'abbiamo fatta ma secondo noi da qui non passava nessuno da una miriade di anni...


Il Monte Azzarini dal Passo di Pedena.
Bello bucolico lui; mica come il Pedena!


Peppo impegnato a districarsi tra i primi [ostici] due torrioncelli.
Ogni sassone li così va preso con le pinze...


Bene, e adesso?!?!?!
Studiamo per benino il terzo torrione. 
Che eleganza! 
Peccato che senza scarpette quello spigolo è inaccessibile. 
Io addirittura porto gli scarponi!


Cerchiamo una soluzione alternativa per non percorrere due 2 volte la stessa cresta (andata + ritorno). Ci piacerebbe rendere più logica possibile la cavalcata.
Poco oltre lo spigolo individuiamo una paretina che saliamo (III°-IV°?!). 
Costruiamo una piccola sosta con chiodi.
Come scritto nella relazione i chiodi sono stati tutti tolti al passaggio del secondo...


Attacchiamo quindi il terzo torrione una ventina di metri oltre lo spigolo salendo una serie di placconate del versante settentrionale. 
Sono solo due tirelli ma il primo, questo, per nulla banale. 
La roccia è molto bella ma pure, ahinoi, un po' troppo slozza!


Scorcio "arrrampicatorio" salendo al terzo torrione. 
Il Monte Pedena appare ancora lontanuccio...


Peppo ormai quasi in vetta al terzo torrione. 
La discesa dalla cresta che corre verso il Monte Pedena fortunatamente sarà più semplice.
Alé, alé!


Finestra inedita sull'arco orobico...


Tratti spesso affilati su rottami instabili. 
Questa è l'Orobia poco inflazionata. 
Quella selvaggia!


La sequenza dei tre torrioncelli da poco scalati sorvegliati dal Monte Azzarini. 
Stando sul lato "S-E" dei torrioni le difficoltà sono minori ma la percorrenza la vedo di dubbia convenienza...


Si alternano tratti facili a tratti un po' più impegnativi.
La cresta è un continuo sali e scendi intervallato da torrioncelli in certi casi neppure troppo banali da scavalcare.
Fortunatamente però più si sale e più la roccia diventa buona. 
Anche se scarseggia di appigli!


Nuove prospettive pure oggi. 
Il problema è che molti di quei "lamoni" vengono giù al sol sguardo.
Che figata però...


Sosta "amica". 
O su friend se meglio preferite!
Il tutto per rendere più veloce la salita.
In questo tratto la roccia è bellissima perciò ci possiamo permettere anche queste "pseudo" protezioni!


Peppo sui "macigni nerastri". 
Noi li abbiamo scalati stando sul filo (esposto) e poi svoltando a destra abbiamo attraversato una fessura.
Questo il passo forse più bello di tutta la cresta.
Davvero una figata!


L'uscita dalla fessura creata dai "macigni nerastri".
Così abbiamo deciso di battezzare questo passo della cresta.
Una mega sorpresa questo passaggio... segreto!


Peppo in sosta all'uscita dei "macigni nerastri"!


Grande esposizione all'uscita della fessura. 
E chi se lo aspettava un passaggio tanto caratteristico quanto bello.
Meravigliati!


La cresta alterna tratti rocciosi a tratti erbosi. 
L'esposizione man mano che si sale diviene costante. 
L'esilità altrettanto!


L'impennata finale. 
E' quasi fatta...


Un'altra "pseudo sosta" self made per rendere sicuro l'ultimo saltino roccioso posto poco sotto l'anticima.
Il passo è semplice e la roccia bellissima perciò non fate caso alla sosta!


L'ormai silenziosa Val Budria attende l'autunno...


L'ultimo breve salto roccioso, divertentissimo, e poi sarà vetta!


Verso San Simone e oltre...


Autoscatto in faccia.
Estremamente felici; e chi se l'aspettava una crestina così bella!


Transito dal Baitone per chiudere un bellissimo ed entusiasmante giro ad anello...