lunedì 21 ottobre 2019

Punta Santa Maria (Monte Bello) – Canalino del Tacchino dei Sogni + Versante N-W

“Pilone basale dello Sperone Basso del Pizzo di Redorta individuato per le sue robuste e belle forme, arieggianti, che, se viste dal Rifugio della Brunone, sembrano quelle del maestoso Pizzo del Diavolo”.

Anticamente lo chiamavano Monte Bello mentre attualmente è nota come “Punta Santa Maria”.
 In entrambi i casi la toponomastica è comunque azzeccata in quanto siffatta cima è una bella… punta!
Siamo nell’incantato universo del Pizzo di Redorta e per farvi comprendere meglio l’importanza del “pilone basale” vi faccio dono della descrizione originale (e integrale) degli speroni Alto e Basso del Redorta.
 “Massiccia montagna, la terza per altezza delle Alpi Orobie, sorgente come forte pilone dove la linea orografica principale piega ad angolo retto.
Con modesto sviluppo sul lato Abduano (Caronno), con una maestosa parete verso la Val di Coca, e con una cresta lunga e complessa verso mezzodì, che con le sue diramazione delimita quattro bacini, di Coca e di Fiumenero, maggiori estremi, e gli intermedi minori valloni del Fosso e Antica.
La prima delle dette diramazioni, poco a Sud della vetta, si protende dal nodetto 2985 verso occidente con pittoreschi torrioni ed è comunemente detta “lo Sperone Alto” e va a dividere i due bacini della Vedretta di Redorta e della Vedretta dei Secreti.
La cresta, dal nodo predetto, scende subito ad una stretta depressione per rialzarsi tosto al nodo 2957, dove quasi si sdoppia: il ramo principale scende rapidamente verso oriente, forma un gradone (2730 m), corre per lungo tratto quasi orizzontale fino alla Quota 2614, sommità del gran bastione che quasi sbarra la Val di Coca subito a valle del lago, per quindi riprendere, senza alcun interesse alpinistico, la direzione Sud fino al suo estremo pilone, il Pizzo Castello (2083) che domina l’abitato di Valbondione; la diramazione minore si stacca verso Sud con poca evidenza, quindi si abbassa ad una profonda depressione, poi si alza a un nodetto (che manda un ramo prima a Est poi piega a mezzodì e a occidente con bastioni a larghi terrazzi -quote 2712, 2617, 2638- fin sopra al Lago di Avert), volge decisamente ad occidente con spuntoni di scarsa importanza, fino a un nodo 2680 m.
Questa diramazione detta lo ‘Sperone Basso’, quasi parallela allo ‘Sperone Alto’, delimita sulla sinistra il vallone ove è il residuo della Vedretta dei Secreti.
Dalla sua biforcazione 2680 continua verso occidente con scarsissima importanza, e invece procede a Sud-Ovest fino ad una Bocchetta o Tacca valicabile, il Tacchino dei Sogni, per risollevarsi subito con una bella piramide (2543 m), dalle forme arieggianti, in piccolo, quelle del maestoso Pizzo del Diavolo di fronte, nota, per l’alpe sottostante, col nome di Monte Bello”.


Per quanto concerne l’itinerario cercherò di essere il più sintetico possibile.
Da Fiumenero bisogna prendere il sentiero che sale al Rifugio Brunone percorrendolo fin nei pressi dei muretti delle prese ENEL della Valle dell’Aser (poco sopra il ponticello di legno). Si abbandona quindi il segnavia CAI e, sorpassate le prese d’acqua, seguendo alcuni bolli sbiaditi prima rossi e poi gialli, si incrocia il Sentiero delle Orobie Basso che collega i rifugi Brunone/Coca.
Senza itinerario obbligato si abbandona (praticamente subito) il segnavia del Sentiero delle Orobie puntando al versante Nord/Ovest della Punta Santa Maria risalendo con un po’ di fatica il canalino, facilmente riconoscibile grazie ad un gendarme che svetta al termine del ramo di destra, culminate al fantomatico “Tacchino dei Sogni” (l’ultima parte ho preferito salirla appoggiando sulle rocce della sponda sinistra superando alcuni metri molto delicati al limite del II grado).
Un breve excursus sul Tacchino dei Sogni:
“stretta incisura basale dello ‘Sperone Basso’ del Pizzo di Redorta, dominata verso occidente dalla bella piramide del Monte Bello; mette in comunicazione l’alto vallone dei Secreti con la Valle Antica e di Avert”.
Raggiunto lo sbocco del canalino si segue l’aerea cresta dapprima aggirando sulla sinistra alcune lame rocciose e successivamente superando poco prima della cima un paio di risalti rocciosi molto esposti ma di ottima roccia (II).
Quasi superfluo dirvi che il colpo d’occhio della vetta è qualcosa di straordinario!
Per il rientro si percorre a ritroso l’itinerario di salita prestando cautela durante la discesa del canalino, oppure scendendo con estrema attenzione il versante Nord Ovest della montagna.
Il percorso non è obbligato, è buona cosa sfruttare tutti i punti deboli della montagna, e comporta passi di II, massimo III (nei punti più impegnativi la roccia è comunque ottima).
Nulla di impossibile comunque; calcolate che il giro l’ho fatto da solo!


Linee mie solitarie; rossa salita mentre verde discesa!


I Diavoli all'alba sono sempre una garanzia.


Lo Sperone Alto del Pizzo di Redorta... quanti ricordi... solitari anche in quel caso!


S'è fatto ormai giorno sul gruppo del Diavolo.


Il Tacchino dei Sogni, finalmente ci conosciamo da molto vicino!


Il canalino è marciume orobico DOC.
L'uscita inoltre non è stata proprio semplice.


 L'impennata finale, affilatissima ma di roccia stupenda.
Che spettacolo!


Finestra dal canalino che sale al tacchino!


Il tratto più impegnativo e... più bello.
Esposizione e roccia al TOP!


Vetta.
Senz'ombra di dubbio uno dei cinque balconi più belli delle Alpi Orobie!


Il laghetto delle aquile sovrastato dal Pizzo Camino.


Tutti gli speroni del Pizzo di Redorta dalla Punta Santa Maria... o Monte Bello, decidete voi!


Un breve tratto sulla Cresta Ovest...


E poi si comincia a scendere...


Osservato dai Diavolacci!


La discesa dal Versante N-W è tutta una riscoperta ed è meglio farla in retro!


Piccole cenge che fanno tirare il fiato!


Tratti molto delicati e impegnativi con un loop in testa: vietato sbagliare.
La roccia è comunque ottima laddove scarseggiano appoggi e appigli.


Il cielo comincia a velarsi, ma ormai chi se ne fotte!


Incontri ravvicinati che riempiono il core di gioia.


Nuovamente alla prese con le... prese.
ENEL della Valle dell'Aser!


giovedì 17 ottobre 2019

Pizzo Rondenino - Cresta Est + Ovest (Integrali)

Per svariati motivi ultimamente ho poco tempo da dedicare a questo blog sebbene le uscite “orobiche DOC” certamente non mancano.
Come nel caso della traversata integrale del Pizzo Rondenino; un piccolo “viaggio” di puro orgasmo pionieristico!

“E’ la ben spiccata elevazione della cresta, nel centro della testata di Val d’Ambria. Talvolta nominato Punta di Podavite.
Dal lato valtellinese si presenta quale muraglia di altissime nere piodesse con un potente crestone mediano: sul versante brembano invece è un pendio assai ripido, in gran parte erboso.
La cresta orientale ha due tratti ertissimi. 

Quotata ma senza nome sulla tav. del Pizzo del Diavolo”.

L’itinerario dalla Bocchetta di Podavitt alla vetta del Monte Aga è di rara soddisfazione.
Da Podavitt si percorre il primo tratto di crinale molto affilato ed esposto giungendo alla base del primo erto costolone che può essere salito oppure aggirato sulla sinistra, versante brembano, sfruttando alcune cenge prevalentemente erbose. In caso di salita successivamente è giocoforza calarsi con una breve corda doppia ( 15/20 metri) alla breccia che separa l’anticima orientale alla vetta; la sosta della calata si trova una decina di metri sotto l’anticima - versante Sud.
Se invece non si sale all’anticima, terminata la percorrenza del sistema di cenge erbose, bisogna scendere con estrema attenzione in un profondo canale e successivamente scalare una serie di placche oblique di roccia sana culminanti nei pressi della calotta terminale della vetta (II+).
Noi, con me Filippo, abbiamo optato per la prima soluzione in quanto la percorrenza integrale della cresta proprio ci mancava!
Anche il passaggio al Monte Aga è di buon appagamento; percorrendo la lunga cresta e appoggiando di tanto in tanto su versante bergamasco, soprattutto durante la ripida discesa dalla punta principale, si perviene ad uno stretto bocchetto sovrastato da un salto verticale contrassegnato da una placca appoggiata di buona roccia (II+ chiodo in loco).
Restando quasi sempre sul comodo filo di cresta, o al massimo aggirando le difficoltà sempre sul lato Brembano e mai sul verticale versante Valtellinese, si tocca la bella Madonnina posta sul Monte Aga.
Il tragitto dalla vetta bergamasca alla vetta valtellinese, come scritto sopra, comporta passi “funambolici” accompagnati da una tipologia di roccia molto scadente; prestate perciò estrema attenzione!


"Il lampione di Pagliari nei tuoi diari apre sempre a tanta, tanta roba"!
Cit.


Salendo verso il Rifugio Longo l'aurora ci lascia senza fiato.


Scorci dedicati al Pizzo dell'Omo; siamo già sulla Cresta Est del Rondenino.


All'attacco dello spallone iniziano le vere e proprie difficoltà.
La roccia è comunque ottima perciò... vietato lamentarsi!


Man mano che si sale l'esposizione va aumentando.


Filippo verso l'antecima Orientale.
Alcuni punti devono essere testati e tastati per benino!


La calotta terminale del Pizzo Rondenino.
L'ambiente è veramente spettacolare!


La calata per toccare la breccia che separa l'anticima alla vetta.
SelvaggiOrobia, oggi sei pura magia!


Eh già, oggi ci sembra proprio di toccare il cielo con un dito!


Gli ultimi metri sono sempre i più belli!


La lunghissima cresta che si spinge fin verso il Monte Aga.
E' dura l'avventura!


E vetta fu; il mio secondo Rondenino del 2019!


Finestre al sapore d'Avventura scritto appositamente con la "A" maiuscola!


La vetta del Pizzo Rondenino o Punta di Podavite dalla cresta Occidentale.


Il passaggio più divertente della Cresta Ovest.
Peccato sia troppo breve!


"LA" storia!


Il laghetto di Don Pennati è restato ghiacciato per tutta estate.
Che meraviglia!


Val d'Ambria... bellissima!


Uno sguardo alle spalle con protagonista la lunghissima cresta da poco percorsa.


Nuovamente alla Madonnina del Monte Aga.
Tra una cavalcata e l'altra quest'anno ci saremo visti una decina di volte!


Il Lago del Diavolo. 
Un'altra giornata a ricordare!