Finalmente riesco a postare dopo giorni intensi, indelebili
che finalmente hanno reso onore alle belle Orobie. La serata del PalaMonti, la
serata inaugurale di OFF… mamma mia quante emozioni.
Lo “Scrigno” s’è librato e da sogno personale è divenuto sogno di tutti.
Detto ciò mancavano soltanto una manciata di ore al termine di questo meraviglioso 2015 e
l’anno non poteva concludersi meglio.
Un anno indelebile e per certi versi irripetibile.
C’è
chi la prende a metà e chi si raccorda a ben tre quarti dicendo d’averla fatta
in invernale.
Noi l’abbiamo percorsa praticamente tutta ed oltre che trovarla scorbutica, esposta e delicata ci siamo divertiti un “tot”.
Oddio, neanche più di tanto “tot” visto che quello è un po’ il regno del marcio!
Cresta Ovest del Pizzo Camino ‘durante l’inverno meno invernale degli ultimi 120 anni’ ma che bella sorpresa.
In rete, come scrivevo pocanzi, si trova di tutto e di più ma spesso gli itinerari sono confusi e poco chiari.
Da qui l’idea di percorrerla integralmente [grazie Peppo per le preziose informazioni] per toccare con mano uno dei pochi angoli del Pizzo Camino che proprio non conoscevo.
Ci sono due possibilità di attacco: direttamente dal Passo di Corna Busa superando un’erta parete erbo/rocciosa abbastanza marcia oppure, dopo aver aggirato questo primo ostacolo sulla destra, risalendo una larga insellatura culminante nel punto in cui la cresta presenta i primi passi su roccia decisamente sana (grosso fittone/chiodone dell’era paleozoica [:D] visibile in mezzo alla paretina). Il mio consiglio è di adottare quest’ultima soluzione visto che il primo breve tratto è molto “ingaggioso” e ben poco remunerativo. Detto alla “noi siamo i giovani con i blue jeans” il primo pezzettino fa letteralmente cagare.
La cresta seppur logica presenta un’andatura abbastanza scorbutica e alcuni punti risultano parecchio affilati e molto esposti. Alcuni vecchi chiodi, che noi non abbiamo utilizzato in quanto abbiamo protetto tutto in modo “trad”, indicano il percorso.
La discesa ad una marcata breccia posta a metà cresta richiede l’utilizzo di una corda doppia (25 metri) mentre il successivo traversino verso destra, senso di marcia vedi scatto fotografico, dev’essere affrontato con buon piglio avventuroso. Il traversino, attenzione perché la cengia è più lunga e potrebbe ingannare, è assai corto ed infatti giunti a metà è giocoforza scalare la sovrastante paretina di buona roccia (III°, un vecchio chiodo ad indicare la retta via).
Superato questo tratto si traversa sotto un marcato torrione –terreno moooolto friabile- e si percorre un’esile crestina culminante ad una selletta che si affaccia sulla via normale (tanta conserva).
Si prosegue quindi percorrendo la cresta posta alla sinistra della selletta e sempre con attenzione si perviene al canale terminale, lasciapassare per l’agognata vetta (recenti segni blu della via “Attilio Gheza”). Per rendere tutto ancor più pepato è possibile scalare la parete posta alla destra del canale [fico].
La Cresta Ovest del Camino è una via poco frequentata, alquanto delicata, ed è giusto affrontarla con il giusto piglio.
Qualche breve cenno storico visto che in giro si trova poco sull’origine della vetta e sull’etimologia del toponimo.
“La vetta e le sue creste sono costituite da scogliere dolomitiche che riposano su estesi banchi di compatti calcari nerastri (calcari di Esino nda). Ignota è l’etimologia del toponimo: alcuni lo spiegano per i molti canali che solcano i fianchi, altri per i vapori racchiusi nelle conche che sfuggono e s’innalzano nei pressi della cima, ma l’origine vera si perde nei tempi. Nelle vecchie carte la cima veniva chiamata Corna del Camino, poi divenne Cima del Camino e infine si trasformò nella dizione attuale di Pizzo Camino, che sembra la più esatta, anche perché vi sono due vette, vicinissime una all’altra, che si presentano da vari lati alquanto acuminate.
Il panorama è grandioso: dal bacino dell’Oglio, in parte coperto dal massiccio della Concarena e dal Prato Tondo, si scorgono alcune case di Breno, il digradare del Torrente Lanico, l’abitato di Cividate e una insenatura del L. d’Iseo fra Pisogne e la Corna dei Trenta Passi; la ridente V. di Scalve si stende invece con un quadro delizioso dalle abetaie di Schilpario alle praterie di Nona, con paeselli e casolari sparsi sui verdi pendii e con foreste nereggianti, sulle quali si ergono le costiere del Venerocolo, le rocce del Gleno e le scogliere della Presolana; al limite dell’orizzonte gli Appennini e alcuni dei principali gruppi delle Alpi, tra i quali quelli del Rosa, del Bernina, dell’Ortles e dell’Adamello”.
Queste ultime righe sono la narrazione, o meglio uno dei quadri “raccontati” tra i più belli che abbia mai letto.
Insomma, senza “scappare” troppo lontano l’avventura –e che avventura- si può trovare anche a pochi chilometri da casa ed inoltre secondo il calendario, ma soltanto secondo lui visto la totale assenza di neve, la cavalcata è stata compiuta in inverno!
Welcome, seppur in ritardo, 2016
Noi l’abbiamo percorsa praticamente tutta ed oltre che trovarla scorbutica, esposta e delicata ci siamo divertiti un “tot”.
Oddio, neanche più di tanto “tot” visto che quello è un po’ il regno del marcio!
Cresta Ovest del Pizzo Camino ‘durante l’inverno meno invernale degli ultimi 120 anni’ ma che bella sorpresa.
In rete, come scrivevo pocanzi, si trova di tutto e di più ma spesso gli itinerari sono confusi e poco chiari.
Da qui l’idea di percorrerla integralmente [grazie Peppo per le preziose informazioni] per toccare con mano uno dei pochi angoli del Pizzo Camino che proprio non conoscevo.
Ci sono due possibilità di attacco: direttamente dal Passo di Corna Busa superando un’erta parete erbo/rocciosa abbastanza marcia oppure, dopo aver aggirato questo primo ostacolo sulla destra, risalendo una larga insellatura culminante nel punto in cui la cresta presenta i primi passi su roccia decisamente sana (grosso fittone/chiodone dell’era paleozoica [:D] visibile in mezzo alla paretina). Il mio consiglio è di adottare quest’ultima soluzione visto che il primo breve tratto è molto “ingaggioso” e ben poco remunerativo. Detto alla “noi siamo i giovani con i blue jeans” il primo pezzettino fa letteralmente cagare.
La cresta seppur logica presenta un’andatura abbastanza scorbutica e alcuni punti risultano parecchio affilati e molto esposti. Alcuni vecchi chiodi, che noi non abbiamo utilizzato in quanto abbiamo protetto tutto in modo “trad”, indicano il percorso.
La discesa ad una marcata breccia posta a metà cresta richiede l’utilizzo di una corda doppia (25 metri) mentre il successivo traversino verso destra, senso di marcia vedi scatto fotografico, dev’essere affrontato con buon piglio avventuroso. Il traversino, attenzione perché la cengia è più lunga e potrebbe ingannare, è assai corto ed infatti giunti a metà è giocoforza scalare la sovrastante paretina di buona roccia (III°, un vecchio chiodo ad indicare la retta via).
Superato questo tratto si traversa sotto un marcato torrione –terreno moooolto friabile- e si percorre un’esile crestina culminante ad una selletta che si affaccia sulla via normale (tanta conserva).
Si prosegue quindi percorrendo la cresta posta alla sinistra della selletta e sempre con attenzione si perviene al canale terminale, lasciapassare per l’agognata vetta (recenti segni blu della via “Attilio Gheza”). Per rendere tutto ancor più pepato è possibile scalare la parete posta alla destra del canale [fico].
La Cresta Ovest del Camino è una via poco frequentata, alquanto delicata, ed è giusto affrontarla con il giusto piglio.
Qualche breve cenno storico visto che in giro si trova poco sull’origine della vetta e sull’etimologia del toponimo.
“La vetta e le sue creste sono costituite da scogliere dolomitiche che riposano su estesi banchi di compatti calcari nerastri (calcari di Esino nda). Ignota è l’etimologia del toponimo: alcuni lo spiegano per i molti canali che solcano i fianchi, altri per i vapori racchiusi nelle conche che sfuggono e s’innalzano nei pressi della cima, ma l’origine vera si perde nei tempi. Nelle vecchie carte la cima veniva chiamata Corna del Camino, poi divenne Cima del Camino e infine si trasformò nella dizione attuale di Pizzo Camino, che sembra la più esatta, anche perché vi sono due vette, vicinissime una all’altra, che si presentano da vari lati alquanto acuminate.
Il panorama è grandioso: dal bacino dell’Oglio, in parte coperto dal massiccio della Concarena e dal Prato Tondo, si scorgono alcune case di Breno, il digradare del Torrente Lanico, l’abitato di Cividate e una insenatura del L. d’Iseo fra Pisogne e la Corna dei Trenta Passi; la ridente V. di Scalve si stende invece con un quadro delizioso dalle abetaie di Schilpario alle praterie di Nona, con paeselli e casolari sparsi sui verdi pendii e con foreste nereggianti, sulle quali si ergono le costiere del Venerocolo, le rocce del Gleno e le scogliere della Presolana; al limite dell’orizzonte gli Appennini e alcuni dei principali gruppi delle Alpi, tra i quali quelli del Rosa, del Bernina, dell’Ortles e dell’Adamello”.
Queste ultime righe sono la narrazione, o meglio uno dei quadri “raccontati” tra i più belli che abbia mai letto.
Insomma, senza “scappare” troppo lontano l’avventura –e che avventura- si può trovare anche a pochi chilometri da casa ed inoltre secondo il calendario, ma soltanto secondo lui visto la totale assenza di neve, la cavalcata è stata compiuta in inverno!
Welcome, seppur in ritardo, 2016
L'unico motivo che mi spinge a svegliarmi alle 02.00 o al massimo alle 03.00!
Da un antico bozzetto.
Linea rossa salita, verde discesa. 1: Passo di Varicla - 2: Pizzo Camino - 3 & 4: Cime di Varicla...
Dal Passo di Corna Busa l'intricata e frastagliata Cresta Ovest...
Il chiodone arrugginito quasi certamente risalente all'era paleozoica!
Fortunatamente il primo muretto "serio" presenta buona roccia da scalare senza troppo sudar freddo!
Finestra inedita sulla Corna delle Pale (dx) e sui Corni di Negrino...
Uno sguardo verso il basso.
Non sembra, ma un volo qui così vorrebbe dire centinaia di metri a carponi...
Ogni tanto si gioca con lamoni espostissimi e, in questo caso, su roccia pessima!
Scorci inconsueti dedicati al Monte Sossino...
Calata di venticinque metri per raggiungere il traversino (quasi) divertente visibile tra poco!
Dall'ennesima breccia un colpo d'occhio inusitato...
Traversino discretamente esposto per evitare una parete molto verticale e povera di appigli...
La parte alta della tormentata cresta...
"Me, Myself & I" alle prese con un tratto che più marcio non si può.
Probabilmente martoriato dai numerosi fulmini che d'estate visitano la montagna...
Val di Scalve con "Giganti" e "Diavoli".
Meraviglioso il colpo d'occhio della Ovest!
L'ennesimo traversino esposto e delicato poco prima di una marcata selletta...
Ambiente davvero molto bello e talvolta decorato da curiosi pinnacoli che vanno affrontati con attenzione...
Yuri impegnato sulla paretina finale.
Si, ok, ma magari gira la foto!
In primo piano l'ultimo tratto "pinnacoloso" e delicato della Cresta Ovest.
Che MEGA giornata!
Con questa nuova cresta ho salito il Camino praticamente da tutti i versanti.
Happy!
In basso la crocetta storica mentre in lontananza il gruppo della Concarena...
Cime di Varicla, Cima Moren, Corni di Negrino, Corna di San Fermo e chi più ne ha più ne metta!
L'ultimo saluto alla Cresta Ovest.
Bella, ma da fare una sola volta nella vita!
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