giovedì 12 dicembre 2024

Piccola storia curiosa

Nell'ormai lontano 2003 lavoravo in un'azienda informatica di Bergamo. 
Un bel contratto da impiegato con tanto di quattordicesima e stipendio niente male. 
Tutto molto bello se non che mi licenziai poco tempo dopo per tentare di realizzare il mio grande sogno di vita.
Decisione che prenderei ancora cento volte!
Quasi tutti i venerdì andavo al lavoro con lo zaino già pronto cosicché, finito lo stesso, mi recavo direttamente ai Piani dei Resinelli per ammirare il tramonto dalla cima della Grignetta (mi allenavo per il mio progetto ancora segreto). Con me portavo solo lo stretto necessario: una bottiglia di vino (!!) e qualche snack!
Un venerdì di un ormai lontano mese di maggio misi in atto l’ormai salita consuetudinaria e, giunto sulla cima dell’amata montagna, notai aperta la maniglia del piccolo bivacco.

Erano i tempi dove le montagne non venivano prese d’assalto (ormai la Grignetta è popolata a tutte le ore in tutte le stagioni) e con mio grande stupore mi trovai dinanzi due fanciulle di Mandello al Lario ben più giovani di me!

“Che bella sorpresa” esclamai, le due ragazze si misero a ridere.
“Io ho portato una bottiglia di vino”, continuai orgoglioso!
“Noi invece abbiamo un salame (intero) [!!!] e pure il pane”!

Diventammo amici in un battibaleno e dopo neppure cinque minuti sembrava ci conoscessimo da una vita tant’è che dopo aver lautamente cenato scendemmo insieme intonando canti (s)degni del peggior cantore dell’universo!!!
Purtroppo non erano i tempi dei social (che bello) e i cellulari li avevano in pochissimi perciò, e ahimè, non ci vedemmo più.
C’è un particolare però che ricordo bene; durante la discesa feci un volo tragicomico rischiando di spaccarmi la testa!
Solo dopo parecchio tempo compresi che le due fanciulle non erano ragazze ma bensì angeli.
Immaginate se avessi bevuto da solo tutta la bottiglia di vino… ebbene, non sarei qui a narrarvi questa storia!
Ok, ok, vi starete chiedendo il perché l’ho raccontata solo adesso.
 Semplice perché qualche notte fa, mentre salivo in Grignetta, l'ho ricordata e… ho riso come un pazzo.
Da solo!

La morale di questo racconto?
Anche gli angeli bevono il vino!!!
😂😂😂😂



Freddo intenso... bellezza assicurata!


C'è poco da dire, bisogna solo godere!


E poi arriva lui e tutto si colora!


Camoscio d'oro!


Gli incontri inaspettati, quelli belli!
Lui è Silvano, istruttore e past-direttore della Scuola di Alpinismo "Ragni della Grignetta".
In pochi lo sanno ma nel 2011 ho frequentato quella scuola e, se tanto ho fatto sulle Alpi Orobie, molto del merito è anche suo e di tutti gli istruttori di questa severa e allo stesso tempo importante scuola.
Ricorderò per sempre quell'esperienza come una delle più belle, impegnative e profonde della mia vita.

Grazie #ragnidilecco


La conclusione più bella!

martedì 3 dicembre 2024

Dente di Coca – Via Corti/Lenatti

 Tre volte sono salito al Dente di Coca e per tutte e tre le volte ho percorso lo Spigolo Castelnuovo, sicuramente la via più diretta e meno pericolosa per raggiungere la cima, ma la via normale proprio mi mancava.
Da qui l’idea di salirla con Filippo durante la scorsa estate ricca di soddisfazioni quasi inimmaginabili.
Fuori il dente, quindi, fuori il dolore. O forse meglio… sopra il Dente tutto risplende!

“m 2926, Cuspide aguzza, una delle bellezze caratteristiche della testata della V. d’Arigna, sulla quale si erge con lisce pittoresche placche nerastre; il versante di Coca è pure ardito e selvaggio.
Lo spigolo occidentale si prolunga quasi orizzontale per lungo tratto dalla base della cuspide fino alla robusta elevazione m 2802, donde, volgendo a SO, scende al Passo di Coca. 1^ ascensione: 26 luglio 1908, A. Castelnuovo e G. Scotti, che proposero il nome di Punta Isabella; la salita venne compiuta per lo spigolo occidentale raggiunto direttamente per il versante settentrionale”.
Questa la storia dello Spigolo Castelnuovo!
Per quanto concerne invece la via Corti-Lenatti salita il 2 agosto 1935 i due protagonisti (ed il sottoscritto) la raccontano così “dal Passo di Coca si percorre la facile cresta fino a giungere nei pressi dello Spigolo Castelnuovo, solo un breve risalto verso la fine va affrontato con attenzione, e seguendo leggermente in discesa verso destra alcuni ometti si giunge alla base dell’erto e (all’inizio) poco inciso canalone.
Dopo un tratto facilissimo si continua nel canalone ormai ben inciso e si sale per le buone rocce della sua sponda sinistra, fino ad una bastionata di rocce più scure che traversa in alto il canale: la si vince arrampicando da sinistra a destra, per continuare alla cengia ripiano sotto la vetta”.

Il mio consiglio è di stare fin da subito radenti le rocce che delimitano la sinistra del canale (II/ III) aiutati da sporadici cordini utili per assicurarsi sia in salita (consigliata una corda da 60 metri) che in discesa aiutati da 4 calate in corda doppia.
Dalla cengia poi si piega verso destra decidendo se salire direttamente alla croce (ormai visibile, III) oppure sfruttando la cresta seguente (II).
Noi quel meraviglioso 7 settembre 2024 abbiamo optato per la cresta circondati da un clima silenzioso che rendeva unico ogni singolo respiro; per un istante abbiamo pure pensato di spingerci fino al Pizzo di Coca ma poi le nebbie, in rapida salita, e soprattutto la stanchezza del sottoscritto ormai al termine di una stagione pazzesca ci hanno fatto esclamare una delle classiche frasi fatte utili in questo tipo di situazioni: “chi si accontenta gode”.
E noi quel giorno abbiamo goduto di un’Orobia in ottima forma!
Il colpo d’occhio dalla cima è naturalmente grandioso; con ogni probabilità, assieme a quello del Pizzo di Scotes, uno dei più belli e istruttivi dell’intero arco orobico.
Null’altro da aggiungere se non far parlare gli scatti fotografici che meglio raccontano questa nuova avventura tra siffatte meravigliose montagne che tanto mi han donato.

Grazie #orobie


Il Dente di Coca con la linea della rampa-canale Corti-Lenatti.


Transito dal Passo di Coca impreziosito dalla piccola vedretta sormontata dal Pizzo di Scotes.


Filippo in cresta durante l'avvicinamento al dente.
La giornata promette bene!


Laggiù il piccolo laghetto di Coca con la Presolana in bella vista.


Il piccolo risalto roccioso da superare con attenzione poco prima dello spigolo.


Il precipite versante N offre scorci interessanti.


Nei pressi dello Spigolo Castelnuovo scendiamo qualche metro verso destra e entriamo nel canalone.


Dentro il canalone.
Alcuni cordini indicano la retta via!


Da qualsiasi parte ti volti è sempre una goduria per gli occhi!


La roccia, soprattutto nella parte bassa, fa letteralmente cagare!
Antenne altissime...


La parte alta invece è un po' più impegnativa ma indubbiamente più solida!


Giunti sulla cengia finale si apre una delle finestre più belle delle Alpi Orobie!


Siamo nel regno del Pizzo di Coca.


Punta di Scais, Pizzo di Porola, Cime di Caronno, Pizzo di Scotes e Pizzo degli Uomini dalla vetta del dente!


La Val d'Arigna con il gruppo del Bernina in bella vista!


Cime d'Arigna e Pizzo di Coca.
Tra pochi minuti tutto verrà avvolto nella nebbia!


Spettro di Brocken e Pizzo di Scotes.
Quanta bellezza!


Tutto il gruppo dei Druet con il Diavolo di Malgina.
Bellissimo!


Emozioni che solamente queste montagne riescono a donarmi!


La prima calata per il rientro si fa direttamente dalla croce alla cengia sottostante.


Particolare dedicato alla croce dalla cengia che cinge la cima.


Proseguono le calate nel canalone della salita.
Ogni tanto facciamo pulizia per evitare di beccare qualche sassone in testa!


Il colore del laghetto di Coca oggi è SUPER spettacolare!


Con lo sguardo al Pizzo di Scotes; soltanto tre giorni dopo sarò lassù solitario esultando di un'estate incredibile!



martedì 19 novembre 2024

La saggezza della rinuncia, l’amore per la montagna!

Essendo fanatico di libri scritti dai pionieri sovente sono restato incantato da tutti quei racconti che m'hanno fatto innamorare dell'Orobia.
Uno in particolare pubblicato da Giovanni De Simoni (5 luglio 1913 – 23 marzo 1988) storico compagno di cordata del fortissimo Parravicini, nonché autore di uno dei libri più profondi dedicati all’alpinismo “Ragazzi sui 3000” edizioni Montes Torino 1938-XVI, m’ha colpito in maniera straordinaria.
Da qui l’idea di riproporre il racconto e, perché no, riadattarlo alle nostre AMATE Orobie.

La saggezza della rinuncia, l’amore per la montagna!
“C’era una volta… niente paura, non è una lunga fiaba che sto per cominciare, ma una leggenda breve che, raccontan disadorna i montanari della valle, come disadorno è il loro linguaggio e breve il loro dire.
C’era una volta, dunque, sulla Punta di Scais un grosso anello di ferro che servì, così narra la leggenda, ad ormeggiare l’arca di Noè.
Come poi sia disceso il buon patriarca dalla vetta di quella punta vertiginosa, con quel po’ po’ di ben di Dio che la Sacra Bibbia ci dice avesse seco, la storia proprio non lo narra, limitandosi a dire che si servì del grosso anello per calarsi con una corda.
Corda doppia?
Bisognerebbe fare un monumento a quest’antico padre dell’alpinismo, per giunta senza guida!
Ma la leggenda, a dire il vero, ci aveva molto colpiti e ne avevamo mantenuto vivissimo il ricordo dopo quei già narrati cinque giorni di tardo settembre del ’33, passati al Rifugio Coca
(costruito nel 1919 su progetto dell’ingegnere Luigi Albani) senza poter vedere un solo tratto delle numerose cime dintorno.
Pensammo proprio che Noè volesse ripetere l’esperimento approfittando del novello diluvio!
E nel ’34 poco mancò non accadesse il bis ai fratelli Tagliabue recatisi nuovamente in Val d’Arigna nella prima decade di luglio.
Ma il tempo trattenne per grazia la pioggia e permise loro, pur avvolgendoli nella nebbia più nera, alcune “prime” scalate.


La Punta di Scais alla fine del secolo scorso.

Illusioni e rosee speranze , progetti, tutto era destinato, quell’anno, a modificarsi o cadere”! Quelle nebbie erano soltanto i prodromi di una stagione fortunosa e sfortunata che avrebbe segnato la rinuncia alla “nord” del Disgrazia e che ci avrebbe visti poi correre qua e là per le Alpi, in cerca di quanta più pioggia e neve ci fosse stato possibile raccogliere!
Ma anche se il tempo e la montagna giocano scherzi cattivi, l’alpinista non si disanima né si disinnamora. Alle montagne si dice un arrivederci, non si porta rancore. Tanto più piacciono forse quanto più paiono restìe ad accoglierci e difficili a vincere. È il sogno che si prolunga; il desiderio che con la procrastinata attuazione dei propri piani si acutizza e si fa spasimo, ma che è foriero di tanto più grandi ed intime soddisfazioni nella realizzazione. E sono queste soddisfazioni che si cercano nella montagna e che si provano ancor più forti e profonde nelle prime scalate.
Non è manìa sportiva, culto della forza, idolatria dei campioni; è sete di sensazioni vergini, bramosia di conquiste psichiche ma soprattutto spirituali"

Grazie #orobie

Il Torrione Curò in veste suggestiva.


mercoledì 6 novembre 2024

Torre del Lago o Torre Maria – Spaccatura N + Versante S-W

 Sono sempre stato attratto dalla Torre del Lago, talvolta altresì nominata “Torre Maria”, per via della posizione, della bellezza e dell’importanza geologica che ricopre in quel fazzoletto di terra dominato dal gruppo del Tre Signori. A quanto pare (poi) la sua imponente parete E non è stata ancora scalata da nessuno; se avete notizie fatemi sapere.

“Popolare settore montano della catena Orobia principale che corre dal Passo di Salmurano alla Bocchetta di Trona, che si affaccia con le sue propaggini al L. di Como e che si salda con il Passo di Bobbio al gruppo dei Campelli, uno dei più noti complessi delle Prealpi Bergamasche. Limitato a N dalla V. Varrone, a S. dalla Valtorta e a O dalla Valsassina e dal L. di Como, ha una conformazione tutta sua particolare e un’abbondanza di contrafforti.
S’inizia infatti con la Cima orientale di Piazzotti m2179, che spinge a N la costiera la costiera dirupata dei Denti della Vecchia m 215; forma la Cima occidentale di Piazzotti m 2349 dalla quale si dipartono i roccioni del Pizzo di Mezzaluna m 2373 seguiti dall’aspro Pizzo di Tronella m 2311, singolare accoppiamento di vegetazione e di rupi, dove i canali erbosi raggiungono il massimo di ripidezza e le torri brunastre si alzano sulla cornice austera di forti larici. Dalla Bocchetta di Valpianella prosegue con il Pizzo del Giarolo m 2443 da cui si dirama l’ardita e slanciata piramide del Pizzo di Trona m 2510 (staccata dallo spartiacque principale e dirimpetta al Trona ecco sorgere la slanciata Torre del Lago m 2359) e culmina con il piramidale e prestigioso Pizzo dei Tre Signori m 2554, la maggiore cima del gruppo; termina con lo slanciato ed elegantissimo dente rocciose del Pizzo Varrone m 2325 che domina l’apertura della Bocchetta di Trona.
- Notevoli sono le propaggini del gruppo, oltre quelle sopra elencate, che si appoggiano alla cima orientale e occidentale di Piazzotti, al Pizzo dei Tre Signori e al Pizzo Varrone. -
La prima è breve e comprende lo squadrato Torrione di Giacomo m 2254 e il conglomeratico testone del Pizzo di Giacomo m 2184; la seconda è una lunga giogaia che annovera la tondeggiante Cima di Camisolo m 2157, l’arrotondato Zucco di Valbona m 2134, il largo Zucco di Cam m 2192, la calotta del M. Foppabona m 2082, la sommità del Corneasso m 1751 e il modesto M. Chiavello m 1788, affacciato ai Piani di Bobbio; la terza è una catena che si allunga con la Costa del Dente m 2020, si eleva lentamente con la Cornagera m 2049 da modesti sproni, si allarga con il poderoso Cimone di Margno m 1801 e si protende verso il L. di Como, con l’isolata mole del M. Muggio m 1799”.
Il Pizzo dei Tre Signori, Il Pizzo di Trona e il Pizzo Varrone sono le cime più frequentate del gruppo e questa preferenza è dovuta alla comodità delle basi, alla bellezza dell’ambiente, che con i loro passaggi relativamente difficili, offrono all’ascensione quel poco di emozione o di rischio che la rendono attraente  e divertente.

 A torto ignorata per difetto del vicino e più imponente Pizzo di Trona, la Torre del Lago si presta ad una salita propedeutica, mai difficile e di bella soddisfazione. Se ammirata dai contrafforti di Mezzaluna e Tronella si comprende il motivo del nome datole anticamente di “torre”.

Ottobre 2024
La stagione “calda” volge ormai al termine e con essa anche le salite lunghe e toste lasceranno spazio a uscite più comode e meno tecniche; d’altronde devo fare riposare il mio povero ginocchio che tanto m'ha dato durante l’estate del 2024.
Le previsioni per sabato non lasciano scampo, nubi basse e possibilità di qualche pioggia sull’arco alpino, mentre la domenica dovrebbe essere velata ma senza pioggia e nebbia.
Decidiamo quindi di andare a trovare la bella Madonnina posta sulla cima della Torre del Lago, in una zona delle Alpi Orobie che definire meravigliosa non renderebbe comunque l’idea.
L’avvicinamento è piuttosto scontato e intuitivo; da Cusio saliamo alla “curva degli Sciocc”, ricordarsi di pagare il ticket di 2 euro alla macchinetta automatica che si trova lungo la strada, per imboccare il sentiero che sale al rif. Benigni e, giunti al termine del canalone poco sopra il Passo di Salmurano, prendiamo verso sinistra la traccia ben segnata che porta alla (falsa) Bocchetta di Trona.
La vera bocchetta si trova poco sotto le pendici del Pizzo Mellasc quindi in territorio lecchese.
Dalla sopracitata falsa bocchetta scendiamo pochi metri e, deviando nettamente verso sinistra, percorriamo il bel sentiero che con alcuni sali/scendi conduce nella bellissima conca del Lago Rotondo.
La torre si trova proprio sopra il grazioso laghetto dirimpetta al Pizzo di Trona.
Che bel posto… quanta felicità!
Al Lago Rotondo svoltando decisamente a sinistra e aiutati da sporadici ometti si risalgono i gradoni della torre fino ad un paino inclinato sovrastato da una scanalatura che obliquando da sinistra a destra porta nel tetro camino, lasciapassare per la parte mediana della torre (ometto alla base del camino, II vedi fotografia).
Il passaggio non è difficile ed anzi divertente; uno spezzone di corda è comunque consigliato!
Giunti sulla parte alta il terreno diviene più facile e, seguita una cengia inclinata, si giunge ai piedi di una paretina di tre metri ricca di buoni appigli che permette di sbucare sulla parte alta della torre (II). Sopra la paretina è stata messa una fettuccia in clessidra per rendere sicura la discesa.
A questo punto il percorso è abbastanza intuitivo e seguita la cresta finale ecco comparire la bella Madonnina della vetta.
Per il rientro il mio consiglio è di fare una prima breve calata dalla fettuccia sopra citata e tornati al termine della paretina bisogna seguire verso sinistra (faccia a valle) un sistema di cenge inclinate per portarsi sul lato Sud-Ovest della montagna.
Un ultima calata di una decina di metri facilmente individuabile, sosta in loco, e tutto diventerà più semplice per non dire elementare.
Volendo si può salire anche da questo versante, la roccia è decisamente più solida rispetto alla spaccatura Nord, con difficoltà di III grado!

"Il tempo faceva presagire il peggio ma le difficoltà erano ormai terminate. Il profumo dei rododendri unito all'atmosfera creata dalla nebbia rendeva tutto più tetro ma nello stesso tempo intimo; l'Orobia ci aveva omaggiato, regalandoci per l'ennesima volta, una giornata da ricordare"!
Grazie #orobie


Il risveglio colorato dell'aurora ci fa presagire che sarà un'altra giornata da ricordare!


La linea di salita dalla spaccatura Nord.

Verso l'uscita della spaccatura/camino.
Nonostante il grado non sia alto una "parvenza" di protezione non guasta!

Finestra con vista!

Luca si diverte nella parte alta della spaccatura!

Avventura e divertimento a km zero!

Sulla cima con la bella Madonnina!

La breve calata durante il rientro dal versante S-W.


mercoledì 16 ottobre 2024

Pizzo di Scotes – Pala Nord

C’è un luogo che amo follemente; un posto severo e selvaggio dove i desideri diventano realtà.
Il balcone per eccellenza sui “giganti delle Orobie”, la piramide tronca, così fu descritta dal Saglio negli anni 30, di non facile accesso ma che riesce a donare l’essenza dell’Orobia più profonda e selvaggia.
Questo monte porta il nome di "Scoter"; si perchè anticamente il Pizzo di Scotes si chiamava così!

“m 2979 è la più elevata e la più bella vetta del contrafforte di Rodes, appare dalle Alpi Retiche quale elegante piramide tronca.
Ha forma armoniche più ampie visto dalla V. di del Caronno o dalle montagne della V. d’Arigna soprattutto per lo sviluppo della cresta SE
maurizio agazzi portfolio: Pizzo di Scotes - Cresta Sud-Est (integrale)che offre il più interessante itinerario alpinistico. Vista bellissima dalla vetta, sulle Alpi Retiche, sulla Valtellina e particolarmente istruttiva sulle Alpi Orobie. Meriterebbe un maggior numero di visitatori. 1^ ascensione 11 settembre 1887, S. Bonacossa e G. Melzi con R. Confortola che, provenienti dal Pizzo di Rodes, credettero di aver salito il Pizzo Biorco, indotti in errore dalla nebbia. Nonostante le difficoltà dell’itinerario, lungo e intricato non facile da riconoscere nella descrizione (RM VIII, 68-69) il biglietto lasciato e poi rinvenuto sulla vetta, ha tolto ogni dubbio circa la sommità raggiunta”.

La prima volta che lessi questa descrizione rimasi letteralmente folgorato tant’è che iniziai un percorso di ricoperta per poterla affrontare con la giusta esperienza.
Nel corso degli ultimi anni ho salito, con grande appagamento e soddisfazione, ben quattro itinerari: un canale radente lo Spigolo Nord-Est, la faccia Sud-Ovest, la Cresta Sud-Est (uno dei percorsi più grandiosi delle Alpi Orobie… sopra trovate il link per leggerlo) ed infine la Pala Nord che oggi vi racconterò.
Anzi, che farò raccontare dai primi salitori!
“Ripido pendio che può essere divertente e consigliabile quando al principio di stagione è ricoperto quasi ininterrottamente di buona neve. Due gradoni rocciosi, orizzontali, affiorano per gran tratto sulla d. della parete.
1^ ascensione A. Fossati, e R. Rossi, 24 agosto 1912. Dal Passo della Pioda
(raggiungibile dal Bivacco Corti seguendo il sentiero, se di sentiero possiamo parlare, che porta alla Capanna Mambretti, mia nota) traversare in leggera discesa a sinistra la testata della vedretta fino alla base del pendio che sale alla Bocchetta di Scotes. Valicare la crepaccia sempre facile (oggi ormai estinta, mia nota) e salire l’erta verso la bocchetta, in modo da evitare i due gradoni rocciosi. Non molto sotto alla depressione volgere un po’ a sinistra mirando alla vetta (vedi primo scatto fotografico).


10-09-2024
L’ultima chiamata per l’ultimo desiderio di un’estate davvero incredibile!
Tre giorni prima mi trovavo sul Dente di Coca, report che pubblicherò tra non molto, ed oggi eccomi solitario quassù… con gli occhi pieni di bellezza e quasi incredulo di questi altri 2000 metri di dislivello al cospetto del versante più incantevole delle Alpi Orobie.
Dopo l’ennesimo intervento chirurgico affrontato ad aprile mai, e dico mai, immaginavo di riuscire a tornare a sognare (e salire) questi itinerari non facili, faticosi ma di grande soddisfazione.
Il motivo del pianto liberatorio alla vista della piccola croce di legno posta sulla cima di questa straordinaria montagna.
Orobia d’amore!
Rispetto all’itinerario originale sono salito passando per la Bocchetta di Scotes, quindi lato valtellinese ma transitando dalla Capanna Mambretti.
La salita dalla pala non è difficile ma richiede attenzione per via del pendio molto ripido reso pericoloso dalla cattiva qualità della roccia, non adatto quindi a gruppi numerosi e con poca esperienza.
Partenza quindi da Agneda (Piateda Alta, Sondrio), che posto splendido… trascorrerei il resto della mia vita in questo luogo onirico, e a seguire un menù molto gustoso:
Diga di Scais,
Capanna Mambretti,
Laghetti del Biorco (o degli Uomini),
Passo degli Uomini,
Bocchetta di Scotes (dalla bocchetta bisogna ahimè perdere 100/150 metri),
Pala Nord dello Scotes,
PARADISO!
Un’unica accortezza; dalla Mambretti bisogna seguire la GVO in direzione del Rif. Donati fino a giungere ad un grosso masso che reca la scritta “rif. Donati”. Da questo masso si sale ancora per qualche minuto per poi abbandonare i segnali puntando verso destra in direzione di una cascata (alimentata dai laghetti soprastanti). Nei pressi della cascata si ritrovano altri segnali che portano ai due laghetti e successivamente al Passo degli Uomini. Attenzione all’ultima pendenza prima del passo in quanto ripida e spesso nevosa fino a stagione inoltrata; a settembre 2024 era ancora uno scivolo ghiacciato.
Dal passo salendo il pendio di sinistra è possibile raggiungere la vetta del Pizzo degli Uomini (passi di I° attenzione solo a superare una breve cengia incavata nella roccia), mentre per la Bocchetta dello Scotes si continuano a seguire i segnali aiutati da sporadiche catene -ormai marce- nei tratti più esposti.
Raggiunta la bocchetta si perdono almeno 100/150 metri per poi giungere alla base della pala; durante la mia salita nella parte bassa ho costruito alcuni ometti che aiutano ad individuare il percosso più logico (per i meno esperti consiglio di seguire la linea verde della fotografia sia in salita che in discesa).
Un ultimo sforzo nel marciume verticale ed ecco comparire il paradiso delle Alpi Orobie!
Il panorama dalla cima è tra i più belli in assoluto.
Il cuore esulta, l’anima si libra.
Grazie #orobie


Rossa linea di salita mentre verde discesa.
Si passa un po' dappertutto con (estrema) attenzione!

L'ora blu alla diga del Lago di Scais.

Ambiente d'Orobia DOP nel bel mezzo della pala.
Queste sono le Orobie più profonde e selvagge; quelle che amo!

Forse la visuale più bella ed istruttiva sul Pizzo di Porola e la Punta di Scais.
La Cresta Corti da qui è uno spettacolo!

Risalita la pala mi gusto questi ultimi metri di pura goduria!

Il Passo di Coca sormontato dall'omonimo pizzo; il re!

In basso il Lago di Scais mentre intorno regna il silenzio e la bellezza.
Il PARADISO!

Spettacolare anche la vista in direzione dei Diavoli.
Sono nel cuore delle Alpi Orobie!

L'alta Valtellina vista dalla "piramide tronca"!

Arrivederci posto meraviglioso!

Particolare sulla Vedretta del Lupo quest'anno in bella forma!

Verso Sud è tutta un'esplosione di cime e colori.

Resterei ore a respirare la vita da quassù, ma purtroppo bisogna scendere!

Scorci di bellezza (ri)salendo alla Bocchetta di Scotes!

Alcuni tratti del (non facile) sentiero che unisce i rifugi Mambretti-Corti.

Il Pizzo di Scotes visto dall'omonima bocchetta.

Settembre 2024.
I laghetti del Biorco (o degli Uomini) ancora in disgelo!

Gendarmi d'Orobia selvaggia!

Particolare su uno dei due laghetti.


La seconda volta in pochi giorni in questo posto meraviglioso!
Grazie #orobie