Tre volte sono salito
al Dente di Coca e per tutte e tre le volte ho percorso lo Spigolo Castelnuovo,
sicuramente la via più diretta e meno pericolosa per raggiungere la cima, ma la
via normale proprio mi mancava.
Da qui l’idea di salirla con Filippo durante la scorsa estate ricca di soddisfazioni quasi inimmaginabili.
Fuori il dente, quindi, fuori il dolore. O forse meglio… sopra il Dente tutto
risplende!
“m 2926, Cuspide aguzza, una delle bellezze caratteristiche della testata
della V. d’Arigna, sulla quale si erge con lisce pittoresche placche nerastre;
il versante di Coca è pure ardito e selvaggio.
Lo spigolo occidentale si prolunga quasi orizzontale per lungo tratto dalla
base della cuspide fino alla robusta elevazione m 2802, donde, volgendo a SO,
scende al Passo di Coca. 1^ ascensione: 26 luglio 1908, A. Castelnuovo e G.
Scotti, che proposero il nome di Punta Isabella; la salita venne compiuta per
lo spigolo occidentale raggiunto direttamente per il versante settentrionale”.
Questa la storia dello Spigolo Castelnuovo!
Per quanto concerne invece la via Corti-Lenatti salita il 2 agosto 1935 i due
protagonisti (ed il sottoscritto) la raccontano così “dal Passo di Coca si
percorre la facile cresta fino a giungere nei pressi dello Spigolo Castelnuovo,
solo un breve risalto verso la fine va affrontato con attenzione, e seguendo leggermente
in discesa verso destra alcuni ometti si giunge alla base dell’erto e (all’inizio)
poco inciso canalone.
Dopo un tratto facilissimo si continua nel canalone ormai ben inciso e si sale
per le buone rocce della sua sponda sinistra, fino ad una bastionata di rocce
più scure che traversa in alto il canale: la si vince arrampicando da sinistra
a destra, per continuare alla cengia ripiano sotto la vetta”.
Il mio consiglio è di stare fin da subito radenti le rocce che delimitano la
sinistra del canale (II/ III) aiutati da sporadici cordini utili per assicurarsi sia in
salita (consigliata una corda da 60 metri) che in discesa aiutati da 4 calate
in corda doppia.
Dalla cengia poi si piega verso destra decidendo se salire direttamente alla
croce (ormai visibile, III) oppure sfruttando la cresta seguente (II).
Noi quel meraviglioso 7 settembre 2024 abbiamo optato per la cresta circondati
da un clima silenzioso che rendeva unico ogni singolo respiro; per un istante
abbiamo pure pensato di spingerci fino al Pizzo di Coca ma poi le nebbie, in
rapida salita, e soprattutto la stanchezza del sottoscritto ormai al termine di
una stagione pazzesca ci hanno fatto esclamare una delle classiche frasi fatte
utili in questo tipo di situazioni: “chi si accontenta gode”.
E noi quel giorno abbiamo goduto di un’Orobia in ottima forma!
Il colpo d’occhio dalla cima è naturalmente grandioso; con ogni probabilità,
assieme a quello del Pizzo di Scotes, uno dei più belli e istruttivi
dell’intero arco orobico.
Null’altro da aggiungere se non far parlare gli scatti fotografici che meglio
raccontano questa nuova avventura tra siffatte meravigliose montagne che tanto
mi han donato.
Grazie #orobie
La giornata promette bene!
Antenne altissime...
Quanta bellezza!
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