Bello anche solo da sfogliare ma soprattutto da leggere.
27 maggio 2025 sede GAN di Nembro ore 21:00 (grazie di cuore eravate in tantissimi),
30 agosto 2025 rif. Magnolini con l'accompagnamento di un quintetto d’archi!!!
“Amo le montagne di puro amore ma voi, Orobie mie, siete qualcosa di più per il mio cuore; avete il dolce fascino di un primo amore”!
27 maggio 2025 sede GAN di Nembro ore 21:00 (grazie di cuore eravate in tantissimi),
Eccoci!
La prima di una serie di serate dedicate a promuovere la perla più preziosa dello “Scrigno
delle Alpi Orobie” si terrà martedì 27 maggio alle ore 21:00 presso la sede del GAN di Nembro!
Dopo moltissimi anni dedicati alle montagne più
belle del mondo e un lavoro minuzioso durato sette mesi con l’editore (e una persona speciale) posso
ritenermi orgoglioso di questa nuova pubblicazione.
528 pagine impreziosite da più di 400 fotografie ricche di cenni storici, emozioni,
curiosità, etimologie, racconti ma soprattutto sogni!
Ci saranno altre serate programmate per quest'estate che vi svelerò poco alla volta: Colere, Clusone, rif.
Calvi, Piazza Brembana, rif. Curò, Carona, ecc.
84 itinerari per
raccontare un sogno realizzato!
Dopo svariati mesi di lavoro con l’editore (e non solo) sono felice di annunciarVi che lo “Scrigno delle Alpi Orobie” da bozzolo è diventato farfalla.
Quando una scuola
superiore ti chiama per fare un podcast dedicato alle Alpi Orobie e vieni
intervistato da un ragazzo di quinta superiore capisci che hai vinto!
Hai vinto perché la tua passione, il tuo amore e la tua dedizione sono arrivati alle nuove generazioni!
Hai vinto perché quello che vent’anni fa sembrava un sogno difficilmente
realizzabile alla fine è diventato il sogno di molti.
Hai vinto perché le tue montagne continuano a regalarti, ma soprattutto
regalare, grandi emozioni.
Hai vinto perché la ricchezza interiore che ti hanno donato non è minimamente
paragonabile alla ricchezza materiale che niente dona e poco lascia.
Hai vinto perché le ALPI OROBIE hanno vinto.
Grazie all’Istituto Politecnico di Grumello del Monte e a tutti i ragazzi che
hanno avuto questa bellissima idea.
Avete vinto anche voi!
#istitutopolitecnico
#podcast
#loscrignodellealpiorobie
Un podcast a scuola… fantastico!
Il grazie arriva anche dalle Orobie.
Il link della chiacchierata: "bergamasco che son
io" alla scoperta delle orobie con Maurizio Agazzi
16 Novembre
2024 ore 3:30
Mi sveglio, preparo lo zaino e… corro ad abbracciarle!
Ho deciso di pubblicare questa uscita del tardo autunno scorso per un paio di
motivi: in primis perché il Pizzo Gro merita sempre una visita in quanto la reputo
una delle montagne più bizzarre e iconiche delle Alpi Orobie, un vero e proprio
castello roccioso formato da molteplici torri, e poi per il suo continuo mutare
che rende sempre più complicata la sua ascesa.
La parte finale è inoltre costituita da
una curiosa lama scura e strapiombante conficcata nella parte basale della montagna.
Ricordo ancora le parole dello storico rifugista del Brunone (l’indimenticato Antonio
Moraschini) quando durante l’estate del 2001 nel bel mezzo di una calda notte la
conformazione della montagna cambiò per sempre.
“Ho sentito un boato mentre stavamo dormendo e la mattina seguente ho notato
che dal Gro era scesa un’enorme frana: mancava un pezzo di montagna!”.
In effetti quello smottamento sconvolse la montagna ridisegnandone l’aspetto e
trasformando in un vero e proprio labirinto la parte alta della stessa. Un
dedalo di roccia, cenge, gande e “menhir” che rende avventurosa l’ascesa!
Dopo quella frana la montagna è in continua mutazione perciò non escludo che tra
qualche tempo potrebbe cadere anche la pioda/uncino finale (naturalmente la mia
speranza è che non accada mai).
Dico tutto ciò in quanto durante la discesa ho udito un tonfo sordo provenire
dalle viscere del monte; un rumore inquietante che m’ha fermato il cuore per
qualche millesimo di secondo.
Il Pizzo Gro è una “massiccia montagna che ha il suo maggiore e migliore
sviluppo sul versante valtellinese; su quello seriano, benché non sia la più
alta è tuttavia la più evidente e meglio individuata delle vette sorgenti fra
il Passo della Brunone e il Passo del Salto.
Visitata assai di rado.”
Con queste poche righe all’inizio del 900 il Saglio descriveva questa cima
sorgente in quel fazzoletto di terra che decora i “giganti delle Orobie”; poco
oltre la stessa e superata la bastionata della Cima Soliva la linea spartiacque
si spinge ad abbracciare le cime più alte del gruppo montuoso.
Per quanto mi riguarda sono sempre stato innamorato di questo luogo, del resto
nel versante valtellinese sorge il borgo (secondo il sottoscritto) più bello,
intimo, caratteristico e rappresentativo dell’Orobia più profonda e selvaggia:
Agneda.
“Agneda, come d’altra parte Ambria, è un antico insediamento probabilmente
di pastori provenienti dalla Val Brembana e dalla Val Seriana, in provincia di
Bergamo, che a un certo punto hanno deciso di stanziare nella valle e costruire
il paese. Il toponimo deriva evidentemente da ‘agnus’, agnello.
Il borgo di Agneda fu sempre abbastanza popolato, anche per la vicinanza delle
miniere nei pressi del Passo della Scaletta e il forno di Vedèl, ma ebbe il
massimo di espansione demografica negli anni ’30, in concomitanza con la
costruzione della diga di Scàes [Scais]. Ora il borgo è spopolato, ma anche
d’inverno qualcuno è sempre di passaggio anche nei giorni feriali: insomma è
abbandonato ma non del tutto”.*
Durante la stagione calda almeno un paio di volte mi reco tra le bellezze che
sorgono sopra la sua piana in cerca di serenità e avventura.
La Capanna Mambretti, il Pizzo del Salto, Il Pizzo Gro, La Cima Soliva,
Redorta, Scais e Porola, le due cime di Caronno e dulcis in fundo il Pizzo di
Scotes sono solo un esempio di quello che questo piccolo angolo di paradiso
potrebbe offrire.
Detto ciò, se volete farmi un bel regalo sapete dove mi piacerebbe avere una
baita tutta per me!
😊 😊 😊 😊
In questo blog cercando troverete anche la traversata integrale che dal Piccolo
Gro si spinge fin verso il Passo del Salto transitando per i torrioni
occidentali del Gro mentre per quanto concerne il suddetto itinerario la
partenza (START) avviene da Fiumenero seguendo il sentiero che sale verso il
Rifugio Brunone.
[Breve itinerario]
Giunti alla spianata del “Campo del Salto” si abbandona il sentiero CAI, che prosegue
verso il Rifugio Brunone, e svoltando verso sinistra si transita dalle
caratteristiche baite di Campo costruite sotto grossi massi per poi imboccare
la vallata del Salto (facilmente riconoscibile da un torrentello). Aiutati da
sporadici bolli rosso/arancioni si sale prima sulla sinistra idrografica e
successivamente, passando alla destra idrografica, si tocca un piccolo edificio in località “Tenda”.
Ora bisogna continuare a seguire i bolli rossi (dx) che attraverso un percorso
disagevole e con alcuni tratti attrezzati portano alla particolare “gola del
Salto” e successivamente, risalendo la costa opposta, si passa dalla capsula
alpe Gro. A questo punto è giocoforza girare a sinistra e senza itinerario
obbligato montare un ripido pendio erboso che in pochi (ma faticosi) minuti si
congiunge al sentiero delle Orobie.
Seguito verso destra il comodo sentiero lo si abbandona poco dopo puntando alle
verticali pareti meridionali del Gro che si sfiorano dopo aver risalito un
ripido pendio decisamente faticoso e prettamente ghiaioso. Poco prima di
toccare le bastionate meridionali del Gro (prestare attenzione all’ultimo pendio
in quanto ripido ed instabile) si traversa verso destra fino a giungere nei
pressi di un canale che scende dalla breccia che divide il Pizzo Gro dal
Piccolo Gro (facilmente distinguibile da una geometrica spaccatura al centro
della parete settentrionale).
Risalita zizzagando una ripida cengia erbosa finalmente si guadagna l’accesso
al canaletto che con difficoltà tutto sommato contenute (max II) spalanca le
porte di questo mondo certamente peculiare.
Alla breccia tra il Gro [propriamente detto] e il piccolo Gro bisogna deviare a
sinistra e con un percorso su cengia un poco esposta e successivamente
risalendo un altro canalino si guadagna la parte alta della montagna. È proprio
in questa zona che il Gro dà il meglio di sé; la severità del posto unito al
paesaggio quasi lunare rendono tutto magico!
Siamo nella pancia della frana che nel 2001 sconvolse la conformazione della
montagna e infatti il paesaggio è composto da gande, canalini e torri che
sembrano crollare da un momento all’altro. A quanto pare lo smottamento ha
fatto crollare la cima gemella della vetta (anticamente il Gro era bifido) e i
massi sembrerebbe abbiano otturato un enorme e profondo buco… il rumore sordo
che descrivevo all’inizio del racconto è avvenuto nel profondo di questa
voragine.
Stando radenti le pareti di alte piodesse (dx) per canalini, massi sospesi
(attenzione!!) e salti quasi verticali (II/III) dopo un breve saliscendi si
esce su un minuto pianerottolo sovrastato dalla pioda finale. Inutile dirvi che
l’ambiente è sicuramente straordinario (qualche ometto ad indicare la via).
Scavalcata la cresta confinale che sale dal Passo del Salto e percorso per
qualche metro il versante nord si attacca la parte finale che con facili passi (20 metri, II) porta sulla stretta e panoramica vetta!
La salita è abbastanza lunga e spossante (mettete in conto almeno una decina di
ore tra andata e ritorno con un importante dislivello) e uno spezzone di corda è ampiamente consigliato;
durante l’ascesa di ottobre/novembre ho lasciato qualche cordino nei punti più
critici!
*Cenni tratti da www.supertrek.it
Buona visione!
Torneremo all'auto col buio, d'altronde a novembre le giornate sono dannatamente corte!
“Il giorno è fatto
per restare, la notte per fuggire.
Già, perché il giorno appartiene a tutti mentre la notte è solo dei sognatori”.
Non so per quale motivo ma l’altra notte mentre scendevo dalla Grignetta m’è uscita
questa frase che descrive in maniera pressoché perfetta #progettoalbe.
Ho sempre detestato le festività e considero il giorno
di Natale come il giorno dell’ipocrisia. Tutto è bello, colorato, ovattato per
non dire finto e, dulcis in fundo, la gente che fino al giorno prima si odiava
il 25 dicembre si vuole bene.
Per poi tornare ad odiarsi il 26… naturalmente!
Non sto a spiegarvi il motivo di questo pensiero seppur tutto derivi dal non
avere mai festeggiato il Natale durante gli anni forse più belli e spensierati
della mia vita.
Non per una mia scelta naturalmente!
Sotto questo punto di vista le Alpi Orobie e il gruppo delle Grigne, meteo
permettendo, m’hanno sempre regalato una giornata speciale da dedicare
completamente a me stesso; un giorno dove il silenzio, la pace, la solitudine e
la bellezza regnano incontrastate.
Le strade si trasformano in dune desertiche e le cime delle montagne tornano a
respirare la loro dimensione primordiale.
Molte sono le notti di Natale trascorse in vetta alla Grignetta e seppur meno
numerosi sono i ricordi delle traversate delle due Grigne, alta più bassa, compiute
proprio durante il giorno dell’ipocrisia.
Il 2024 come scritto nel post precedete per il sottoscritto è stato un anno
piuttosto devastante e l’unico appiglio che m’ha permesso di non cadere
sono state loro: le Alpi Orobie.
Queste montagne per me NON rappresentano un campo giochi per cibare l’ego (non ne ho bisogno e non mi interessa),
ma sono un vero e proprio rifugio che più di una volta m’hanno salvato la vita.
Sono una persona complicata?
Può darsi.
Il motivo per cui lo sono?
Sicuramente non per colpa mia.
Sovente nella mia vita mi sono trovato a fare a cazzotti con me stesso per
colpe mai volute e mai cercate ma… capitate e LORO in tutte queste occasioni m’hanno
dato modo di sfogare quella rabbia che poco alla volta poteva devastarmi
l’anima.
Confidandomi con amici ho sempre sostenuto che le Orobie mi hanno letteralmente
salvato la vita perciò, e quando sarà il momento giusto, solo loro me la
potranno togliere.
D’altronde se il Maurizio sgangherato e incapace di fare qualsiasi cosa (come
spesso mi ripetevano coloro che dovevano starmi vicino) è diventato il Maurizio
coraggioso e innamorato della vita il merito è SOLO di questo gruppo montuoso.
Orobie 💖💓💖💓
Ho scritto appositamente “gruppo montuoso” giacché le Alpi Orobie non sono solo
cime, pareti, canali e creste, ma un’entità VIVA costituita da un microcosmo
naturale di rara e inestimabile bellezza.
Flora, fauna, storia, cultura, bellezza.
Piacevoli incontri durante #progettoalbe sul Pizzo del Becco.
Per questo motivo ho deciso che tra la fine 2024 e l’inizio del 2025 avrei
fatto qualche salita solitaria sia di giorno che di notte per regalarmi un po’
di serenità.
E qui apro una parentesi dedicata alle scorribande notturne spesso solitarie.
Girovagando per l’Orobia siete in parecchi che mi riconoscete e la domanda che
quasi sempre mi sento porre riguarda proprio le ascese solitarie notturne.
Tengo a precisare che sarebbe buona cosa non emularmi in quanto l’andar per
monti la notte richiede una conoscenza approfondita del territorio nonché la
giusta dose d’esperienza soprattutto come nei casi del Pizzo Arera salito la
notte di Capodanno e il Pizzo Castello goduto” durante i primi giorni del 2025
laddove la tipologia di terreno da affrontare non era proprio banale.
Mi chiedete se essendo solo non provo un senso di paura.
“Bisogna imparare ad avere paura, perché la paura ti salva!”, scriveva
qualcuno tempo fa.
Non ho paura in quanto considero le Alpi Orobie un po’ come una casa e comunque
prima di affrontare una montagna in stile notturno studio bene l’itinerario
(magari andando pochi giorni prima per ricordarmi meglio dove passare) cercando
poi di ricalcare esattamente l’itinerario studiato durante le ore del giorno.
Questo perché non accertandomi quasi mai la percentuale della luminosità della
luna molte volte mi trovo a “giocare” con notti estremamente buie e… poco
accoglienti!
Rammento che durante le salite notturne dell’Arera e del Pizzo Castello la
temperatura mediamente si attestava attorno ai 15 gradi sotto zero.
Nello zaino naturalmente porto tutto, anche il superfluo, in quanto e
soprattutto durante la stagione invernale il terreno può cambiare in base
all’altitudine, all’esposizione e alla temperatura.
Notoriamente il pericolo oggettivo durante la stagione fredda non deve essere
sottovalutato.
Anche in presenza di un inverno poco nevoso com’è stato fino al 5 gennaio 2025
i ramponi e la piccozza sono stati compagni inscindibili; lastre di ghiaccio
dovute alle bassissime temperature si potevano nascondere anche ad altitudini
piuttosto basse.
Un’altra domanda che frequentemente mi viene posta riguarda il motivo
dell’andare solo e per lo più di notte.
Dunque, all’inizio del progetto e in ogni caso durante la stagione più calda ho
sempre avuto una piccola squadra formata da due amici per me storici Luca e
Filippo che però ultimamente vuoi per impegni, vuoi per la stagione non proprio
consona a questa tipologia di ascensioni hanno deciso di sospendere la
continuazione di questa idea un po’ bizzarra!
Tutto ciò per me non rappresenta un problema dato che m’è sempre piaciuto andar
per vette da solo, ma qui sorge un problema legato alla sicurezza.
Già, perché sinonimo di squadra/cordata è sicurezza; in effetti se dovesse succedere
qualcosa quando si è in compagnia l’autosoccorso potrebbe risolvere molti problemi,
mentre se si è soli è un bel casino alias… son cazzi!
Naturalmente questi sono calcoli che non faccio mai prima di partire sennò
resterei nel letto al calduccio.
Pertanto che si fa?
Come prima cosa cerco di abbassare la percentuale di rischio (il rischio zero
in montagna non esiste… figuriamoci in inverno, di notte e da soli).
Come?
Studiando l’itinerario, preparandomi
fisicamente e mentalmente magari cercando di pianificare in maniera pressoché perfetta
l’orario dell’arrivo sulla cima cosicché da non patire troppo il freddo.
Mettendo nello zaino come scrivevo poco sopra tutto l’occorrente e… anche di
più!
Senza forzare a tutti i costi l’ascesa ma prefissandomi una serie di “check
point” per fare il punto della situazione: intensità del freddo, presenza di
ghiaccio, velocità del vento (durante l’inverno il vento è quasi sempre
presente al di sopra di una determinata quota), ecc.
In estate tutto ciò viene ridimensionato anche se c’è il rovescio della
medaglia, ossia che la nascita del nuovo giorno avviene prestissimo, non
lasciando quindi spazio al sonno!
L’idea di #progettoalbe partita un po’ in sordina e un po’ per gioco durante
l’estate del 2020 col passare del tempo è diventata un vero e proprio progetto
di vita che mi sta sorprendendo sempre più.
L’ennesima perla da custodire gelosamente il quel contenitore di meraviglie
chiamato “scrigno delle Alpi Orobie”.
[A tal proposito: tra non molto riceverete notizie fresche per quanto riguarda
il libro]!
😊 😊 😊 😊
Ero partito con l’idea di fare 4 al massimo 5 albe ma mi sono fatto prendere un
po’ (troppo) la mano e attualmente il numero di ascese accompagnate dal “freddo
respiro della notte” è divenuto importante: 50/60!
Un numero inimmaginabile all’inizio del progetto che, come scrivevo poc’anzi, è
nato casualmente principalmente per fuggire dalla montagna post lockdown presa
d’assalto da troppa gente.
Con l’arrivo della prima neve (siamo al 15 gennaio 2025) purtroppo il progetto
andrà in stand-by per qualche mese, ma l’idea che mi sono preposto è di
portarlo avanti anche nel 2025.
Questo è quanto!
Aga
Qualche scatto di #progettoalbe:
Il "Re" delle Alpi Orobie baciato da #progettoalbe.
#progettoalbe a spasso per la Grignetta in inverno.
#progettoalbe gioca con la Regina!
Il Diavolo di Tenda abbraccia #progettoalbe.
#progettoalbe "incornicia" il Monte Valletto.
#progettoalbe sul secondo Diavolo: quello della Malgina!
#progettoalbe2025!
La prima alba del 2025 grazie a #progettoalbe2025.
Pizzo Arera 01/01/2025
Anche le notti più buie, fredde e lunghe hanno una fine con #progettoalbe.
#progettoalbe2025 al Pizzo Castello.
La "pecora nera" di #progettoalbe.
Tramonto sulla Grignetta!