lunedì 14 agosto 2017

Pizzo Recastello - Cresta dei Corni Neri

Una delle ascese più prestigiose e storiche di tutte le Alpi Orobie; una vera e propria chicca da conservare tra i ricordi più belli e faticosi di sempre.

“La Cresta dei Corni Neri con le sue torri ardite, ossia la più bella delle arrampicate della zona con un tratto fra i più ardui dell’intera catena.
Nella sua parte superiore diretta a Nord-Nord-Est è per la sua maggior parte diretta a Nord-Nord-Ovest, ed è costituita da tre torrioni, susseguitesi come gigantesca scala, dei Corni Neri*, divisi da intagli ben individuati, dominati dal cono terminale della vetta. La cresta offre uno splendido itinerario di roccia per la maggior parte divertente e non ardua; un tratto di arrampicata però è senza dubbio il più difficile dei monti del Barbellino, consigliabile solo a ottimi rocciatori”.

Poche righe che descrivono in maniera ineccepibile una delle creste più imponenti ed eleganti di tutte le Alpi Orobie che tante, troppe, volte avevo ammirato dal basso e siccome la relazione trovata sul libro del Saglio non ci convinceva abbiamo deciso di riscrivere completamente l’itinerario.
Una raccomandazione: la parete finale conviene scalarla puntando alla grotta spesso umida (destra). La logica suggerirebbe di salire sulla sinistra ma la roccia marcia ed instabile potrebbe riservare brutte sorprese.
Dal Rifugio Curò seguire il sentiero che sale verso la vetta del Monte Gleno e in prossimità del primo torrione della cresta abbandonarlo seguendo dei segni arancioni che portano nei pressi di un laghetto effimero. Si può giungere all’attacco anche dal laghetto dei Corni Neri: superata la cascata della Val Cerviera, pochi metri dopo il ponticello, si sale per ripido pendio in direzione Est.
Questo pendio in principio non ripido e poi con pendenza molto accentuata culmina al laghetto dei Corni Neri. Dal lago con salita regolare su una specie di ripiano sottostante il Pizzo Recastello si sopraggiunge in breve ad alcune rocce isolate sotto i pittoreschi Corni Neri nelle immediate vicinanze di un secondo laghetto.
Normalmente il Primo e il Terzo Corno vengono aggirati perciò la salita inizia poco più a monte del primo torrione, versante orientale, stando radenti un canalino culminante tra la prima e la seconda torre.
Da qui comincia la parte alpinistica propriamente detta!
Dall’intaglio che divide il Primo dal Secondo Corno scende un canale umido; salire alla destra di questo cercando la via più logica e preferibile fino a raggiungere l’intaglio facendo attenzione alla roccia non sempre solida. Noi abbiamo fatto due tiri di corda per un totale di un’ottantina di metri con difficoltà di III (delicato e friabile).
Dall’intaglio passare sul versante Ovest evitando una prima protuberanza rocciosa e proseguire su rocce rotte e facili fino a dove la parete si impenna in maniera considerevole.
Seguire quindi una specie di fessura a destra che successivamente rimonta una balza rocciosa di pochi metri sulla sinistra, III+, che conduce alla singolare finestra rocciosa, prima peculiarità della Cresta dei Corni Neri, dove conviene allestire una sosta con l’ausilio di qualche protezione veloce.
Dalla finestra seguire il filo di cresta per poi salire per bellissime placche lungo il versante Est fino in cima al Secondo Corno Nero.
Il colpo d’occhio sul tratto restante della cresta è davvero grandioso!
Da qui seguire la cresta fino ad uno spuntone oppure abbassarsi sul versante Est con cura e concentrazione per cenge molto esposte fino a intercettare una sosta con due chiodi e cordino giallo.
Una calata di una trentina di metri conduce all’evidente e profonda breccia che separa il Secondo dal Terzo Corno Nero.
Seguire ora il filo di cresta per rocce facili e traversare in direzione dell’intaglio successivo per almeno 150 metri percorrendo cenge molto esposte e risalti fino ad arrivare 25 metri sopra l’intaglio dove abbiamo sistemato una vecchia calata (lasciati chiodo e cordone arancione).
Un'altra calata di 25 metri porta all'intaglio alla base della “tetra” parete finale dove spicca una sosta già preparata con possibilità di ritirata in caso di cattive condizioni della parete.
Scendere ora qualche metro per sfasciumi verso destra, faccia a monte, e attraversare sempre verso destra per 10 metri fino a toccare un evidente fessura/camino contraddistinta da un chiodo.
Salirla fino a trovare altri due chiodi piantati alla destra di un grotta spesso umida, seconda peculiarità dei Corni Neri, creatosi dalla rottura di due roccioni (III-IV).
L’ambiente in questo caso è il top rivelando la faccia più severa e selvaggia dell’Orobia DOC.
Salire quindi il muro di IV esposto ed impegnativo, roccia friabile con tre chiodi, appoggiando leggermente sulla destra e poi verso sinistra, fino a pervenire su di un comodo terrazzino.
La sosta al terrazzino conviene crearla con un paio di chiodi!
Senza percorso obbligato si sale a destra per camini e fessure fino a toccare la tanto agognata croce posta sulla bellissima vetta (II-III) ossia: “la più bella montagna della sinistra del Serio”!
Il rientro è giocoforza compierlo dalla via normale ovvero il versante Sud.
Alcune considerazioni; la salita non è banale e comunque lunga. È assolutamente da evitare dopo una copiosa perturbazione oppure al termine di un periodo piovoso. Inoltre il tratto della grotta umida sovente è ricoperto di vetrato perciò bisogna valutarlo con il giusto piglio critico.
Quando l'abbiamo percorsa noi, durante il mese di agosto 2017, dalla parete finale era ben visibile e penzolante un frammento di corda restata in loco dopo un grave incidente avvenuto nel 2009.
La corda è completamente fuori via perciò potrebbe trarre in inganno.
Non seguitela quindi virando a sinistra ma, come scritto poco sopra, puntate alla grotta umida che s'alza sulla destra.
Buone vacanze a tutti; penso ci "riposteremo" a settembre!


Dall'imbocco della Valmorta l'imponenza del Recastello e dei Corni Neri.


E' sempre uno spettacolo il Pizzo di Coca durante le prime ore del giorno!


La vista forse più straordinaria dei Corni Neri. 
Quasi impressionante la maestosa "scalea" naturale che li ritrae.
Dreams come true!


Saliamo dritti per dritti facendo aumentare considerevolmente le difficoltà.


Ambiente dannatamente straordinario!


One step back. 
Questa la parte alta del canale di attacco; più semplice e meno articolata rispetto alla parte bassa.


Il transito dalla singolare finestra poco prima della vetta del Secondo Corno.
La prima peculiarità dei Corni Neri!


Yuri sulle placchette inclinate del Secondo Corno (o torrione).


C'è poco da dire, bisogna soltanto godere!


Dalla vetta del Secondo Corno è ben visibile la difficile paretina finale.
L'ambiente è severo... ma cosa ve lo dico a fare!


Poco sotto il Secondo Corno Nero e superati i vecchi cordoni finalmente una sosta un po' più "decente".
I chiodi non sono stati messi nella maniera ottimale.


Alla profonda breccia tra il Secondo e il Terzo Corno Nero.
E' tutto precipite!


L'aerea e scenografica calata a corda doppia tra il Secondo e il Terzo Corno.


Un po' di colore per mitigare l'impegno e la stanchezza che inizia a farsi sentire!


Yuri sulla calata tra il Terzo Corno Nero e la parete finale.
Traversare bassi sarebbe stato davvero troppo pericoloso perciò siamo saliti fin quasi in vetta al Terzo Corno per poi scendere in doppia.


Il Monte Gleno dall'ultimo intaglio che separa il Terzo Corno dalla parete terminale.


Particolare con linea di salita sulla grotta umida creatasi dalla rottura di due roccioni. 
Lassù è tutto un po' precario e come scriveva il Saglio questo è "sicuramente è il di arrampicata più difficile dei monti del Barbellino".


E qui inizia il bello (o il brutto... decidete voi). 
Per raggiungere la grotta del passo chiave bisogna scalare una fessura-camino non proprio facile.


Ed ecco la fessura-camino che precede il tiro chiave vista da molto vicino!


 La grotta umida vista da vicino; la seconda peculiarità dei Corni Neri.
Da molto tempo ambivo a conoscerla!


Particolare sulla paretina di IV grado [secondo me molto stretto] ossia il tratto chiave della via; sinceramente non l'abbiamo trovata semplice.
Inoltre l'esposizione è da cardiopalma!


Uno sguardo dall'Hotel BellaVista.
L'ultima sosta l'ho volutamente ribattezzata: Hotel BellaVista!
Man mano le difficoltà vanno scemando.
Che figata!


All'uscita della paretina sotto la scarpetta un balzo, un canalino ripidissimo e poi 200 metri secchi; vietato voltarsi!


La sosta creata da noi (e poi smontata) all'uscita della parete impegnativa.
Ci sarà ancora un bel po' di II e III.


Nei vari camini e fessure che portano in vetta.


(Tanto)³ ma proprio (Tanto)³ happy. 
Il mio più bel Pizzo Recastello.
Finalmente le "Corne Nere" si sono concesse!




martedì 1 agosto 2017

Torre del Lago (o Maria) + Pizzo di Trona e Falso di Trona


Eravamo partiti convinti di concatenare il Pizzo di Trona al Falso di Trona, l’unico passaggio che mi mancava in quella zona, e soprattutto eravamo partiti con tutte le proiezioni delle previsioni meteo che davano praticamente bello tutto il giorno.
Insomma; eravamo partiti convinti di fare un paio di cose e siamo tornati a casa con un giro meraviglioso!
Il tutto grazie, ma anche no… vaffanculo, alle previsioni meteo completamente cannate.
Scherzi a parte ma giunti nella conca del Lago Rotondo l’indecisione per traversare il gruppo del Trona regnava sovrana.
Da qui l’idea di salire la Torre del Lago (o Torre Maria) dalla sua parete Sud-Ovest.
Avevo asceso la Torre del Lago tanti anni fa da un canaletto infido e poco remunerativo ma da parecchio tempo mi stuzzicava l’idea di salire quella via storica dal versante Sud-Ovest.
La corda era nello zaino perciò perché non provare?
Idea azzeccatissima per non dire fantastica!
Alcune info della salita: innanzitutto la “viuzza” è abbastanza breve e sul primo tiro, il più impegnativo dell’ascesa, sono presenti un paio di chiodi e una sosta, fondamentale per calarsi a corda doppia durante la discesa, più un cordone fisso utile per superare un tratto non facile.
Per non sbagliare ho comunque disegnato la linea di salita nella prima fotografia che vedrete nel post.
Una corda da 30 metri basta e avanza e inoltre la roccia è semplicemente meravigliosa; un miracolo visto lo standard veramente scadente di tutto il gruppo del Trona.
E il passaggio tra il Trona e il Falso di Trona?
Ebbene, abbiamo fatto anche quello: siamo saliti al Pizzo di Trona dalla Cresta Est per poi scendere dalla Cresta Ovest; infida e marcia da fare schifo. Il passaggio al Falso di Trona invece l’abbiamo trovato divertente e su roccia buona. In pratica dalla bocchetta che separa il Pizzo di Trona al Falso di Trona, raggiungibile con molta attenzione scendendo dal versante Sud-Ovest del Pizzo di Trona, si sale l’esile ed esposta crestina fino all’impennata finale. Sotto l’impennata una sottile cengia erbosa va seguita verso sinistra fino ad imboccare un canalino che adduce all’anticima.
Un’ultima breve paretina rocciosa di un paio di metri infine concede di godere della vetta del Falso di Trona.
Visto che avevamo uno spezzone di corda nello zaino abbiamo deciso di affrontare questo breve tratto assicurati.
La sicurezza non è mai abbastanza!
Un po’ di storia dedicata alla Torre del Lago ossia la vera sorpresa di giornata.
“E’ un’ardita torre di conglomerato a Sud-Est del Lago Rotondo.
Si erge imponente con i suoi fianchi tagliati a picco sopra una base massiccia. Questa base nella sua parte orientale è addolcita da due ripidi declivi mentre dagli altri versanti si alza ripida e solcata da profonde spaccature che determinano parecchi ripiani.
Al di sopra di essa la torre si staglia netta, specialmente a Est e a Sud, presentandosi con pareti levigate e verticali.
Nella parete Sud si stacca un grosso parallelepipedo che con la torre stessa forma un gigantesco versante.
Il fianco Nord e Ovest digradano invece con forma arrotondata, costituiti da placche, rotte da cengette erbose e solcate da spaccature.
Sulla vetta, appoggiata a un’anticima, è stata posta una statua della Vergine
(la statua presente tutt’ora in vetta è stata invece collocata da Don Roberto Pennati). Venne salita per la prima volta il 15 giugno 1923 da G. Guenzati che impose il nome di ‘Torre Maria’, quale omaggio alla Regina dei monti.
Non è nominata dalla tav. Gerola Alta dell’IGM e la denominazione accettata si riferisce al sottostante laghetto”.
Questo invece l’itinerario originale riveduto e corretto per la parete Sud-Ovest.
Dalla Bocchetta del Paradiso si discende sul versante valtellinese, tenendosi dapprima a sinistra e spostandosi poi a destra verso le falde della Torre del Lago (si può giungere facilmente all’attacco anche svoltando a sinistra nei pressi dell’emissario del Lago Rotondo).
Si attacca il basamento sul versante meridionale in corrispondenza di una placca segnata con la lettera M; in realtà questa placca io non l’ho mai vista ma se volete un indizio per attaccare nel punto giusto alzate lo sguardo e laddove intravedrete uno spezzone di corda fissa piuttosto penzolante allora sarete sulla retta via. ATTENZIONE: lo spezzone di corda non l’abbiamo messo noi ed è importantissimo testarlo prima di utilizzarlo! Comunque sia per raggiungerlo bisogna scalare la base della torre.
Superata la placca, come scrivevo poco sopra all’inizio della via sono presenti un paio di chiodi invisibili dal basso, si prosegue per un paio di metri su una stretta cengia, quindi si percorre facilmente una spaccatura, ma dopo pochi metri, si piega a sinistra  a si supera un [non] facile sperone ricco di appigli (per farla breve salite dritti per dritti allo spezzone di corda penzolante e poi deviate a sinistra).
In questo primo tratto bisogna assolutamente fidarsi dei piedi!
Si continua su un largo pianerottolo fino ad un ripiano, dal quale si stacca un caratteristico liscione, poi ci si tiene contro il torrione e si sale per ammassi rocciosi e per facili cenge erbose verso un saltino (5 metri all’uscita troverete una fettuccia su spuntone utile per l’eventuale calata a corda doppia) facilmente superabile lungo la gradinata. Si seguita verticalmente per qualche metro, poi si appoggia a sinistra e, superato un secondo salto, si attacca la punta settentrionale.
Si scende per alcuni metri; si scavalca una selletta e si riesce sulla cima (quest’ultimo tratto è assai agevole).
La discesa si compie per la stessa via con un paio di brevi calate; la prima dallo spuntone descritto poco sopra mentre la seconda dal primo pianerottolo ossia nei pressi dello spezzone di corda (sosta su fettucce con anellone).
Se altresì volete concatenare anche le restanti cime che cingono le bella conca del Lago Rotondo: Pizzo di Trona, Falso di Trona, Quota 2500 ecc, preparatevi ad un ravano orobico tipico d’altri tempi.
Il divertimento è (quasi) assicurato!


Da un mio vecchio scatto la Torre del Lago con la linea di salita. 
I puntini rossi sono le calate a corda doppia!


Piacevoli incontri lungo l'avvicinamento.


Filippo alle prese con le prime placche lisce e spioventi.


Il chiodo rosso che permette di superare in sicurezza il primo tratto formato da "liscioni"!


Superata la prima placca si prosegue su una stretta cengia.


Una delle conche più belle e particolari delle Alpi Orobie.


Filippo sul secondo divertentissimo saltino. 
Poco su è presente una sosta su spuntone.


La bella Madonnina posta sulla vetta da Don Roberto Pennati.
Una delle Madonnine più rappresentative delle Alpi Orobie.


Filippo a sfondo Lago Rotondo durante la prima calata.


La seconda calata; ben più verticale e divertente della prima!


Ed ora sotto con la Est del Pizzo di Trona.
La fottuta meteo sembrerebbe migliorare un pochetto.


La salita alla Cresta Est del Trona regala scorci davvero spettacolari!


Vetta! 
Si prospetta un giro ad anello fantastico.


Dai, buttati che è morbido!


Falso di Trona, prossimo obiettivo, e Tre Signori celati dalle umide nebbie.


Filippo nei pressi del "Gendarme" del Trona.


Breve risalita del canalino a sfondo Lago dell'inferno.


Sulla crestina finale al Falso di Trona. 
Un po' di sicurezza non guasta mai!


Crestina finale al Falso di Trona. Roccia molto bella. 
La freccia indica l'uscita in vetta.


Gli ultimi metri al Falso di Trona all'interno di un canaletto di buona roccia!


Il Pizzo di Trona dal Falso di Trona... il più è stato fatto. 
Difficoltà terminate.
Penso la mia ultima volta sul Trona anche se... mai dire Mike!


Basterebbe un po' di rincorsa e un salto.


Anche oggi stiamo portando a casa un'uscita orobica DOC; veramente meravigliosa.


La degna conclusione di una giornata fantastica!