Una delle ascese più prestigiose e storiche di tutte le Alpi Orobie; una vera e propria chicca da conservare tra i ricordi più belli e faticosi di sempre.
“La Cresta dei Corni Neri con le sue torri ardite, ossia la più bella delle arrampicate della zona con un tratto fra i più ardui dell’intera catena.
Nella sua parte superiore diretta a Nord-Nord-Est è per la sua maggior parte diretta a Nord-Nord-Ovest, ed è costituita da tre torrioni, susseguitesi come gigantesca scala, dei Corni Neri*, divisi da intagli ben individuati, dominati dal cono terminale della vetta. La cresta offre uno splendido itinerario di roccia per la maggior parte divertente e non ardua; un tratto di arrampicata però è senza dubbio il più difficile dei monti del Barbellino, consigliabile solo a ottimi rocciatori”.
Poche righe che descrivono in maniera ineccepibile una delle creste più imponenti ed eleganti di tutte le Alpi Orobie che tante, troppe, volte avevo ammirato dal basso e siccome la relazione trovata sul libro del Saglio non ci convinceva abbiamo deciso di riscrivere completamente l’itinerario.
Una raccomandazione: la parete finale conviene scalarla puntando alla grotta spesso umida (destra). La logica suggerirebbe di salire sulla sinistra ma la roccia marcia ed instabile potrebbe riservare brutte sorprese.
Una raccomandazione: la parete finale conviene scalarla puntando alla grotta spesso umida (destra). La logica suggerirebbe di salire sulla sinistra ma la roccia marcia ed instabile potrebbe riservare brutte sorprese.
Dal Rifugio Curò seguire il sentiero che sale verso la vetta del Monte Gleno e in prossimità del primo torrione della cresta abbandonarlo seguendo dei segni arancioni che portano nei pressi di un laghetto effimero. Si può giungere all’attacco anche dal laghetto dei Corni Neri: superata la cascata della Val Cerviera, pochi metri dopo il ponticello, si sale per ripido pendio in direzione Est.
Questo pendio in principio non ripido e poi con pendenza molto accentuata culmina al laghetto dei Corni Neri. Dal lago con salita regolare su una specie di ripiano sottostante il Pizzo Recastello si sopraggiunge in breve ad alcune rocce isolate sotto i pittoreschi Corni Neri nelle immediate vicinanze di un secondo laghetto.
Normalmente il Primo e il Terzo Corno vengono aggirati perciò la salita inizia poco più a monte del primo torrione, versante orientale, stando radenti un canalino culminante tra la prima e la seconda torre.
Da qui comincia la parte alpinistica propriamente detta!
Dall’intaglio che divide il Primo dal Secondo Corno scende un canale umido; salire alla destra di questo cercando la via più logica e preferibile fino a raggiungere l’intaglio facendo attenzione alla roccia non sempre solida. Noi abbiamo fatto due tiri di corda per un totale di un’ottantina di metri con difficoltà di III (delicato e friabile).
Dall’intaglio passare sul versante Ovest evitando una prima protuberanza rocciosa e proseguire su rocce rotte e facili fino a dove la parete si impenna in maniera considerevole.
Seguire quindi una specie di fessura a destra che successivamente rimonta una balza rocciosa di pochi metri sulla sinistra, III+, che conduce alla singolare finestra rocciosa, prima peculiarità della Cresta dei Corni Neri, dove conviene allestire una sosta con l’ausilio di qualche protezione veloce.
Dalla finestra seguire il filo di cresta per poi salire per bellissime placche lungo il versante Est fino in cima al Secondo Corno Nero.
Il colpo d’occhio sul tratto restante della cresta è davvero grandioso!
Da qui seguire la cresta fino ad uno spuntone oppure abbassarsi sul versante Est con cura e concentrazione per cenge molto esposte fino a intercettare una sosta con due chiodi e cordino giallo.
Una calata di una trentina di metri conduce all’evidente e profonda breccia che separa il Secondo dal Terzo Corno Nero.
Seguire ora il filo di cresta per rocce facili e traversare in direzione dell’intaglio successivo per almeno 150 metri percorrendo cenge molto esposte e risalti fino ad arrivare 25 metri sopra l’intaglio dove abbiamo sistemato una vecchia calata (lasciati chiodo e cordone arancione).
Un'altra calata di 25 metri porta all'intaglio alla base della “tetra” parete finale dove spicca una sosta già preparata con possibilità di ritirata in caso di cattive condizioni della parete.
Scendere ora qualche metro per sfasciumi verso destra, faccia a monte, e attraversare sempre verso destra per 10 metri fino a toccare un evidente fessura/camino contraddistinta da un chiodo.
Salirla fino a trovare altri due chiodi piantati alla destra di un grotta spesso umida, seconda peculiarità dei Corni Neri, creatosi dalla rottura di due roccioni (III-IV).
L’ambiente in questo caso è il top rivelando la faccia più severa e selvaggia dell’Orobia DOC.
Salire quindi il muro di IV esposto ed impegnativo, roccia friabile con tre chiodi, appoggiando leggermente sulla destra e poi verso sinistra, fino a pervenire su di un comodo terrazzino.
La sosta al terrazzino conviene crearla con un paio di chiodi!
Senza percorso obbligato si sale a destra per camini e fessure fino a toccare la tanto agognata croce posta sulla bellissima vetta (II-III) ossia: “la più bella montagna della sinistra del Serio”!
Il rientro è giocoforza compierlo dalla via normale ovvero il versante Sud.
Alcune considerazioni; la salita non è banale e comunque lunga. È assolutamente da evitare dopo una copiosa perturbazione oppure al termine di un periodo piovoso. Inoltre il tratto della grotta umida sovente è ricoperto di vetrato perciò bisogna valutarlo con il giusto piglio critico.
Questo pendio in principio non ripido e poi con pendenza molto accentuata culmina al laghetto dei Corni Neri. Dal lago con salita regolare su una specie di ripiano sottostante il Pizzo Recastello si sopraggiunge in breve ad alcune rocce isolate sotto i pittoreschi Corni Neri nelle immediate vicinanze di un secondo laghetto.
Normalmente il Primo e il Terzo Corno vengono aggirati perciò la salita inizia poco più a monte del primo torrione, versante orientale, stando radenti un canalino culminante tra la prima e la seconda torre.
Da qui comincia la parte alpinistica propriamente detta!
Dall’intaglio che divide il Primo dal Secondo Corno scende un canale umido; salire alla destra di questo cercando la via più logica e preferibile fino a raggiungere l’intaglio facendo attenzione alla roccia non sempre solida. Noi abbiamo fatto due tiri di corda per un totale di un’ottantina di metri con difficoltà di III (delicato e friabile).
Dall’intaglio passare sul versante Ovest evitando una prima protuberanza rocciosa e proseguire su rocce rotte e facili fino a dove la parete si impenna in maniera considerevole.
Seguire quindi una specie di fessura a destra che successivamente rimonta una balza rocciosa di pochi metri sulla sinistra, III+, che conduce alla singolare finestra rocciosa, prima peculiarità della Cresta dei Corni Neri, dove conviene allestire una sosta con l’ausilio di qualche protezione veloce.
Dalla finestra seguire il filo di cresta per poi salire per bellissime placche lungo il versante Est fino in cima al Secondo Corno Nero.
Il colpo d’occhio sul tratto restante della cresta è davvero grandioso!
Da qui seguire la cresta fino ad uno spuntone oppure abbassarsi sul versante Est con cura e concentrazione per cenge molto esposte fino a intercettare una sosta con due chiodi e cordino giallo.
Una calata di una trentina di metri conduce all’evidente e profonda breccia che separa il Secondo dal Terzo Corno Nero.
Seguire ora il filo di cresta per rocce facili e traversare in direzione dell’intaglio successivo per almeno 150 metri percorrendo cenge molto esposte e risalti fino ad arrivare 25 metri sopra l’intaglio dove abbiamo sistemato una vecchia calata (lasciati chiodo e cordone arancione).
Un'altra calata di 25 metri porta all'intaglio alla base della “tetra” parete finale dove spicca una sosta già preparata con possibilità di ritirata in caso di cattive condizioni della parete.
Scendere ora qualche metro per sfasciumi verso destra, faccia a monte, e attraversare sempre verso destra per 10 metri fino a toccare un evidente fessura/camino contraddistinta da un chiodo.
Salirla fino a trovare altri due chiodi piantati alla destra di un grotta spesso umida, seconda peculiarità dei Corni Neri, creatosi dalla rottura di due roccioni (III-IV).
L’ambiente in questo caso è il top rivelando la faccia più severa e selvaggia dell’Orobia DOC.
Salire quindi il muro di IV esposto ed impegnativo, roccia friabile con tre chiodi, appoggiando leggermente sulla destra e poi verso sinistra, fino a pervenire su di un comodo terrazzino.
La sosta al terrazzino conviene crearla con un paio di chiodi!
Senza percorso obbligato si sale a destra per camini e fessure fino a toccare la tanto agognata croce posta sulla bellissima vetta (II-III) ossia: “la più bella montagna della sinistra del Serio”!
Il rientro è giocoforza compierlo dalla via normale ovvero il versante Sud.
Alcune considerazioni; la salita non è banale e comunque lunga. È assolutamente da evitare dopo una copiosa perturbazione oppure al termine di un periodo piovoso. Inoltre il tratto della grotta umida sovente è ricoperto di vetrato perciò bisogna valutarlo con il giusto piglio critico.
Quando l'abbiamo percorsa noi, durante il mese di agosto 2017, dalla parete finale era ben visibile e penzolante un frammento di corda restata in loco dopo un grave incidente avvenuto nel 2009.
La corda è completamente fuori via perciò potrebbe trarre in inganno.
Non seguitela quindi virando a sinistra ma, come scritto poco sopra, puntate alla grotta umida che s'alza sulla destra.
Buone vacanze a tutti; penso ci "riposteremo" a settembre!
Non seguitela quindi virando a sinistra ma, come scritto poco sopra, puntate alla grotta umida che s'alza sulla destra.
Buone vacanze a tutti; penso ci "riposteremo" a settembre!
Dall'imbocco della Valmorta l'imponenza del Recastello e dei Corni Neri.
E' sempre uno spettacolo il Pizzo di Coca durante le prime ore del giorno!
La vista forse più straordinaria dei Corni Neri.
Quasi impressionante la maestosa "scalea" naturale che li ritrae.
Dreams come true!
Saliamo dritti per dritti facendo aumentare considerevolmente le difficoltà.
Ambiente dannatamente straordinario!
One step back.
Questa la parte alta del canale di attacco; più semplice e meno articolata rispetto alla parte bassa.
Il transito dalla singolare finestra poco prima della vetta del Secondo Corno.
La prima peculiarità dei Corni Neri!
Yuri sulle placchette inclinate del Secondo Corno (o torrione).
C'è poco da dire, bisogna soltanto godere!
Dalla vetta del Secondo Corno è ben visibile la difficile paretina finale.
L'ambiente è severo... ma cosa ve lo dico a fare!
Poco sotto il Secondo Corno Nero e superati i vecchi cordoni finalmente una sosta un po' più "decente".
I chiodi non sono stati messi nella maniera ottimale.
Alla profonda breccia tra il Secondo e il Terzo Corno Nero.
E' tutto precipite!
L'aerea e scenografica calata a corda doppia tra il Secondo e il Terzo Corno.
Un po' di colore per mitigare l'impegno e la stanchezza che inizia a farsi sentire!
Yuri sulla calata tra il Terzo Corno Nero e la parete finale.
Traversare bassi sarebbe stato davvero troppo pericoloso perciò siamo saliti fin quasi in vetta al Terzo Corno per poi scendere in doppia.
Il Monte Gleno dall'ultimo intaglio che separa il Terzo Corno dalla parete terminale.
Particolare con linea di salita sulla grotta umida creatasi dalla rottura di due roccioni.
Lassù è tutto un po' precario e come scriveva il Saglio questo è "sicuramente è il di arrampicata più difficile dei monti del Barbellino".
E qui inizia il bello (o il brutto... decidete voi).
Per raggiungere la grotta del passo chiave bisogna scalare una fessura-camino non proprio facile.
Ed ecco la fessura-camino che precede il tiro chiave vista da molto vicino!
La grotta umida vista da vicino; la seconda peculiarità dei Corni Neri.
Da molto tempo ambivo a conoscerla!
Da molto tempo ambivo a conoscerla!
Particolare sulla paretina di IV grado [secondo me molto stretto] ossia il tratto chiave della via; sinceramente non l'abbiamo trovata semplice.
Inoltre l'esposizione è da cardiopalma!
Inoltre l'esposizione è da cardiopalma!
Uno sguardo dall'Hotel BellaVista.
L'ultima sosta l'ho volutamente ribattezzata: Hotel BellaVista!
L'ultima sosta l'ho volutamente ribattezzata: Hotel BellaVista!
Man mano le difficoltà vanno scemando.
Che figata!
Che figata!
All'uscita della paretina sotto la scarpetta un balzo, un canalino ripidissimo e poi 200 metri secchi; vietato voltarsi!
La sosta creata da noi (e poi smontata) all'uscita della parete impegnativa.
Ci sarà ancora un bel po' di II e III.
Ci sarà ancora un bel po' di II e III.
Nei vari camini e fessure che portano in vetta.
(Tanto)³ ma proprio (Tanto)³ happy.
Il mio più bel Pizzo Recastello.
Finalmente le "Corne Nere" si sono concesse!
Complimenti anche se risale a quattro anni fa. Sei sempre il n.1
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