Eravamo partiti convinti di concatenare il Pizzo di Trona al Falso di
Trona, l’unico passaggio che mi mancava in quella zona, e soprattutto eravamo
partiti con tutte le proiezioni delle previsioni meteo che davano praticamente
bello tutto il giorno.
Insomma; eravamo partiti convinti di fare un paio di cose e siamo tornati a casa con un giro meraviglioso!
Il tutto grazie, ma anche no… vaffanculo, alle previsioni meteo completamente cannate.
Scherzi a parte ma giunti nella conca del Lago Rotondo l’indecisione per traversare il gruppo del Trona regnava sovrana.
Da qui l’idea di salire la Torre del Lago (o Torre Maria) dalla sua parete Sud-Ovest.
Avevo asceso la Torre del Lago tanti anni fa da un canaletto infido e poco remunerativo ma da parecchio tempo mi stuzzicava l’idea di salire quella via storica dal versante Sud-Ovest.
La corda era nello zaino perciò perché non provare?
Idea azzeccatissima per non dire fantastica!
Alcune info della salita: innanzitutto la “viuzza” è abbastanza breve e sul primo tiro, il più impegnativo dell’ascesa, sono presenti un paio di chiodi e una sosta, fondamentale per calarsi a corda doppia durante la discesa, più un cordone fisso utile per superare un tratto non facile.
Per non sbagliare ho comunque disegnato la linea di salita nella prima fotografia che vedrete nel post.
Una corda da 30 metri basta e avanza e inoltre la roccia è semplicemente meravigliosa; un miracolo visto lo standard veramente scadente di tutto il gruppo del Trona.
E il passaggio tra il Trona e il Falso di Trona?
Ebbene, abbiamo fatto anche quello: siamo saliti al Pizzo di Trona dalla Cresta Est per poi scendere dalla Cresta Ovest; infida e marcia da fare schifo. Il passaggio al Falso di Trona invece l’abbiamo trovato divertente e su roccia buona. In pratica dalla bocchetta che separa il Pizzo di Trona al Falso di Trona, raggiungibile con molta attenzione scendendo dal versante Sud-Ovest del Pizzo di Trona, si sale l’esile ed esposta crestina fino all’impennata finale. Sotto l’impennata una sottile cengia erbosa va seguita verso sinistra fino ad imboccare un canalino che adduce all’anticima.
Un’ultima breve paretina rocciosa di un paio di metri infine concede di godere della vetta del Falso di Trona.
Visto che avevamo uno spezzone di corda nello zaino abbiamo deciso di affrontare questo breve tratto assicurati.
La sicurezza non è mai abbastanza!
Un po’ di storia dedicata alla Torre del Lago ossia la vera sorpresa di giornata.
“E’ un’ardita torre di conglomerato a Sud-Est del Lago Rotondo.
Si erge imponente con i suoi fianchi tagliati a picco sopra una base massiccia. Questa base nella sua parte orientale è addolcita da due ripidi declivi mentre dagli altri versanti si alza ripida e solcata da profonde spaccature che determinano parecchi ripiani.
Al di sopra di essa la torre si staglia netta, specialmente a Est e a Sud, presentandosi con pareti levigate e verticali.
Nella parete Sud si stacca un grosso parallelepipedo che con la torre stessa forma un gigantesco versante.
Il fianco Nord e Ovest digradano invece con forma arrotondata, costituiti da placche, rotte da cengette erbose e solcate da spaccature.
Sulla vetta, appoggiata a un’anticima, è stata posta una statua della Vergine (la statua presente tutt’ora in vetta è stata invece collocata da Don Roberto Pennati). Venne salita per la prima volta il 15 giugno 1923 da G. Guenzati che impose il nome di ‘Torre Maria’, quale omaggio alla Regina dei monti.
Non è nominata dalla tav. Gerola Alta dell’IGM e la denominazione accettata si riferisce al sottostante laghetto”.
Questo invece l’itinerario originale riveduto e corretto per la parete Sud-Ovest.
Dalla Bocchetta del Paradiso si discende sul versante valtellinese, tenendosi dapprima a sinistra e spostandosi poi a destra verso le falde della Torre del Lago (si può giungere facilmente all’attacco anche svoltando a sinistra nei pressi dell’emissario del Lago Rotondo).
Si attacca il basamento sul versante meridionale in corrispondenza di una placca segnata con la lettera M; in realtà questa placca io non l’ho mai vista ma se volete un indizio per attaccare nel punto giusto alzate lo sguardo e laddove intravedrete uno spezzone di corda fissa piuttosto penzolante allora sarete sulla retta via. ATTENZIONE: lo spezzone di corda non l’abbiamo messo noi ed è importantissimo testarlo prima di utilizzarlo! Comunque sia per raggiungerlo bisogna scalare la base della torre.
Superata la placca, come scrivevo poco sopra all’inizio della via sono presenti un paio di chiodi invisibili dal basso, si prosegue per un paio di metri su una stretta cengia, quindi si percorre facilmente una spaccatura, ma dopo pochi metri, si piega a sinistra a si supera un [non] facile sperone ricco di appigli (per farla breve salite dritti per dritti allo spezzone di corda penzolante e poi deviate a sinistra).
In questo primo tratto bisogna assolutamente fidarsi dei piedi!
Si continua su un largo pianerottolo fino ad un ripiano, dal quale si stacca un caratteristico liscione, poi ci si tiene contro il torrione e si sale per ammassi rocciosi e per facili cenge erbose verso un saltino (5 metri all’uscita troverete una fettuccia su spuntone utile per l’eventuale calata a corda doppia) facilmente superabile lungo la gradinata. Si seguita verticalmente per qualche metro, poi si appoggia a sinistra e, superato un secondo salto, si attacca la punta settentrionale.
Si scende per alcuni metri; si scavalca una selletta e si riesce sulla cima (quest’ultimo tratto è assai agevole).
La discesa si compie per la stessa via con un paio di brevi calate; la prima dallo spuntone descritto poco sopra mentre la seconda dal primo pianerottolo ossia nei pressi dello spezzone di corda (sosta su fettucce con anellone).
Se altresì volete concatenare anche le restanti cime che cingono le bella conca del Lago Rotondo: Pizzo di Trona, Falso di Trona, Quota 2500 ecc, preparatevi ad un ravano orobico tipico d’altri tempi.
Il divertimento è (quasi) assicurato!
Insomma; eravamo partiti convinti di fare un paio di cose e siamo tornati a casa con un giro meraviglioso!
Il tutto grazie, ma anche no… vaffanculo, alle previsioni meteo completamente cannate.
Scherzi a parte ma giunti nella conca del Lago Rotondo l’indecisione per traversare il gruppo del Trona regnava sovrana.
Da qui l’idea di salire la Torre del Lago (o Torre Maria) dalla sua parete Sud-Ovest.
Avevo asceso la Torre del Lago tanti anni fa da un canaletto infido e poco remunerativo ma da parecchio tempo mi stuzzicava l’idea di salire quella via storica dal versante Sud-Ovest.
La corda era nello zaino perciò perché non provare?
Idea azzeccatissima per non dire fantastica!
Alcune info della salita: innanzitutto la “viuzza” è abbastanza breve e sul primo tiro, il più impegnativo dell’ascesa, sono presenti un paio di chiodi e una sosta, fondamentale per calarsi a corda doppia durante la discesa, più un cordone fisso utile per superare un tratto non facile.
Per non sbagliare ho comunque disegnato la linea di salita nella prima fotografia che vedrete nel post.
Una corda da 30 metri basta e avanza e inoltre la roccia è semplicemente meravigliosa; un miracolo visto lo standard veramente scadente di tutto il gruppo del Trona.
E il passaggio tra il Trona e il Falso di Trona?
Ebbene, abbiamo fatto anche quello: siamo saliti al Pizzo di Trona dalla Cresta Est per poi scendere dalla Cresta Ovest; infida e marcia da fare schifo. Il passaggio al Falso di Trona invece l’abbiamo trovato divertente e su roccia buona. In pratica dalla bocchetta che separa il Pizzo di Trona al Falso di Trona, raggiungibile con molta attenzione scendendo dal versante Sud-Ovest del Pizzo di Trona, si sale l’esile ed esposta crestina fino all’impennata finale. Sotto l’impennata una sottile cengia erbosa va seguita verso sinistra fino ad imboccare un canalino che adduce all’anticima.
Un’ultima breve paretina rocciosa di un paio di metri infine concede di godere della vetta del Falso di Trona.
Visto che avevamo uno spezzone di corda nello zaino abbiamo deciso di affrontare questo breve tratto assicurati.
La sicurezza non è mai abbastanza!
Un po’ di storia dedicata alla Torre del Lago ossia la vera sorpresa di giornata.
“E’ un’ardita torre di conglomerato a Sud-Est del Lago Rotondo.
Si erge imponente con i suoi fianchi tagliati a picco sopra una base massiccia. Questa base nella sua parte orientale è addolcita da due ripidi declivi mentre dagli altri versanti si alza ripida e solcata da profonde spaccature che determinano parecchi ripiani.
Al di sopra di essa la torre si staglia netta, specialmente a Est e a Sud, presentandosi con pareti levigate e verticali.
Nella parete Sud si stacca un grosso parallelepipedo che con la torre stessa forma un gigantesco versante.
Il fianco Nord e Ovest digradano invece con forma arrotondata, costituiti da placche, rotte da cengette erbose e solcate da spaccature.
Sulla vetta, appoggiata a un’anticima, è stata posta una statua della Vergine (la statua presente tutt’ora in vetta è stata invece collocata da Don Roberto Pennati). Venne salita per la prima volta il 15 giugno 1923 da G. Guenzati che impose il nome di ‘Torre Maria’, quale omaggio alla Regina dei monti.
Non è nominata dalla tav. Gerola Alta dell’IGM e la denominazione accettata si riferisce al sottostante laghetto”.
Questo invece l’itinerario originale riveduto e corretto per la parete Sud-Ovest.
Dalla Bocchetta del Paradiso si discende sul versante valtellinese, tenendosi dapprima a sinistra e spostandosi poi a destra verso le falde della Torre del Lago (si può giungere facilmente all’attacco anche svoltando a sinistra nei pressi dell’emissario del Lago Rotondo).
Si attacca il basamento sul versante meridionale in corrispondenza di una placca segnata con la lettera M; in realtà questa placca io non l’ho mai vista ma se volete un indizio per attaccare nel punto giusto alzate lo sguardo e laddove intravedrete uno spezzone di corda fissa piuttosto penzolante allora sarete sulla retta via. ATTENZIONE: lo spezzone di corda non l’abbiamo messo noi ed è importantissimo testarlo prima di utilizzarlo! Comunque sia per raggiungerlo bisogna scalare la base della torre.
Superata la placca, come scrivevo poco sopra all’inizio della via sono presenti un paio di chiodi invisibili dal basso, si prosegue per un paio di metri su una stretta cengia, quindi si percorre facilmente una spaccatura, ma dopo pochi metri, si piega a sinistra a si supera un [non] facile sperone ricco di appigli (per farla breve salite dritti per dritti allo spezzone di corda penzolante e poi deviate a sinistra).
In questo primo tratto bisogna assolutamente fidarsi dei piedi!
Si continua su un largo pianerottolo fino ad un ripiano, dal quale si stacca un caratteristico liscione, poi ci si tiene contro il torrione e si sale per ammassi rocciosi e per facili cenge erbose verso un saltino (5 metri all’uscita troverete una fettuccia su spuntone utile per l’eventuale calata a corda doppia) facilmente superabile lungo la gradinata. Si seguita verticalmente per qualche metro, poi si appoggia a sinistra e, superato un secondo salto, si attacca la punta settentrionale.
Si scende per alcuni metri; si scavalca una selletta e si riesce sulla cima (quest’ultimo tratto è assai agevole).
La discesa si compie per la stessa via con un paio di brevi calate; la prima dallo spuntone descritto poco sopra mentre la seconda dal primo pianerottolo ossia nei pressi dello spezzone di corda (sosta su fettucce con anellone).
Se altresì volete concatenare anche le restanti cime che cingono le bella conca del Lago Rotondo: Pizzo di Trona, Falso di Trona, Quota 2500 ecc, preparatevi ad un ravano orobico tipico d’altri tempi.
Il divertimento è (quasi) assicurato!
Da un mio vecchio scatto la Torre del Lago con la linea di salita.
I puntini rossi sono le calate a corda doppia!
Piacevoli incontri lungo l'avvicinamento.
Filippo alle prese con le prime placche lisce e spioventi.
Il chiodo rosso che permette di superare in sicurezza il primo tratto formato da "liscioni"!
Superata la prima placca si prosegue su una stretta cengia.
Una delle conche più belle e particolari delle Alpi Orobie.
Filippo sul secondo divertentissimo saltino.
Poco su è presente una sosta su spuntone.
La bella Madonnina posta sulla vetta da Don Roberto Pennati.
Una delle Madonnine più rappresentative delle Alpi Orobie.
Una delle Madonnine più rappresentative delle Alpi Orobie.
Filippo a sfondo Lago Rotondo durante la prima calata.
La seconda calata; ben più verticale e divertente della prima!
Ed ora sotto con la Est del Pizzo di Trona.
La fottuta meteo sembrerebbe migliorare un pochetto.
La salita alla Cresta Est del Trona regala scorci davvero spettacolari!
Vetta!
Si prospetta un giro ad anello fantastico.
Dai, buttati che è morbido!
Falso di Trona, prossimo obiettivo, e Tre Signori celati dalle umide nebbie.
Filippo nei pressi del "Gendarme" del Trona.
Breve risalita del canalino a sfondo Lago dell'inferno.
Sulla crestina finale al Falso di Trona.
Un po' di sicurezza non guasta mai!
Crestina finale al Falso di Trona. Roccia molto bella.
La freccia indica l'uscita in vetta.
Gli ultimi metri al Falso di Trona all'interno di un canaletto di buona roccia!
Il Pizzo di Trona dal Falso di Trona... il più è stato fatto.
Difficoltà terminate.
Penso la mia ultima volta sul Trona anche se... mai dire Mike!
Basterebbe un po' di rincorsa e un salto.
Anche oggi stiamo portando a casa un'uscita orobica DOC; veramente meravigliosa.
La degna conclusione di una giornata fantastica!
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