Ci sarà pure un motivo se il termine “Gro” rappresenta
un luogo sterile e arido... spesso inospitale.
In effetti il gruppo è parecchio severo ma altresì singolare; un continuo susseguirsi di torri, piode, gande e torrioni che raffigurano una fortezza rocciosa di rara bellezza.
Senz’ombra di dubbio uno degli angoli più incantevoli e meno visitati di tutte le Alpi Orobie.
Ecco quindi l’idea di realizzare l’intero concatenamento del gruppo in giornata: Agneda (Sondrio), Val Vedello, Torrioni Orientali del Gro + Piccolo Gro + Pizzo Gro [propriamente detto] e Torrioni Occidentali del Gro con transito dal Passo del Salto e ritorno ad Agneda.
Una favola; un altro sogno realizzato… l’ennesimo di questo immenso viaggio dedicato alle Alpi Orobie.
“Massiccia montagna che ha il suo migliore e maggiore sviluppo sul versante valtellinese; su quello seriano, benché non sia la più alta è tuttavia la più evidente e meglio individuata delle vette sorgenti fra il Passo della Brunone e il Passo del Salto. Visitata assai di rado”.
La nostra traversata… indelebile.
“Dalla depressione (siamo poco oltre il Piz Cavrin Est), per il filo della cresta si salgono un primo, un secondo e un terzo torrione, separati da tratti pianeggianti e si arriva su un’anticima orientale, che un tempo si disse Piccolo Gro (pure oggi nda), nettamente tagliata da una spaccatura larga circa un metro (questa prima parte si aggira attorno al III).
Si può proseguire con una lunga calata a corda doppia per la liscia piodessa esterna, oppure, appoggiando appena sul versante opposto, seriano, si può entrare nella profonda spaccatura e scendere non agevolmente a raggiungere, per il corridoio basale della spaccatura, la depressione sotto la vetta alla quale si sale tenendosi sul versante bergamasco".
E' altamente consigliata la calata a corda doppia.
Giunti alla breccia -abbiamo appena scalato i tre Torrioni Orientali del Gro- attraverso una serie di traversi disagevoli spesso esposti, la spaventosa frana del 2001 ha letteralmente sconvolto la montagna, e per ultimo scalando una spaccatura obliqua con passi aerei di... boh grado (!), si giunge in vetta al Piz (o Pizzo) Gro.
Grandioso e istruttivo il panorama dalla cima.
Proseguendo poi verso il Passo del Salto l’itinerario diviene intrigante e assolutamente da non sottovalutare.
“Si scende dal monolite della vetta per una spaccatura obliqua di roccia sicura e si va con tutta facilità, fino a una elevazione, dalla quale la cresta continua quale ripida e affilata lama e scende a un intaglio. Da questo per rocce verticali, alquanto difficili, poi per lungo tratto pianeggiante di cresta affilata e, dal punto ove si origina un forte sperone verso la Valle del Vedello, s’imbocca un ampio canale che scende sul versante sinistro a un ripiano.
Di qui si riguadagna la cresta, larga e di grossi massi, per arrivare a una fessura-canalino molto ripida e povera di appigli, per la quale ci si cala a una cengia che adduce a un intaglio (consigliata una breve calata a corda doppia).
Si seguita con un leggero appoggio sul versante valtellinese [molto esposto] e poi per il filo e senza difficoltà fino alla Bocchetta dei Geroi”.
Scavalcata la Cima dei Geroi, quota 2500, il passaggio al Passo del Salto diviene abbastanza semplice... ma cosa ve lo dico a fare.
P.S. La discesa dal Pizzo Gro al Passo del Salto non è assolutamente da sottovalutare.
Con me, vista la complessità (e lunghezza) dell’itinerario, il "Parimba”!
In effetti il gruppo è parecchio severo ma altresì singolare; un continuo susseguirsi di torri, piode, gande e torrioni che raffigurano una fortezza rocciosa di rara bellezza.
Senz’ombra di dubbio uno degli angoli più incantevoli e meno visitati di tutte le Alpi Orobie.
Ecco quindi l’idea di realizzare l’intero concatenamento del gruppo in giornata: Agneda (Sondrio), Val Vedello, Torrioni Orientali del Gro + Piccolo Gro + Pizzo Gro [propriamente detto] e Torrioni Occidentali del Gro con transito dal Passo del Salto e ritorno ad Agneda.
Una favola; un altro sogno realizzato… l’ennesimo di questo immenso viaggio dedicato alle Alpi Orobie.
“Massiccia montagna che ha il suo migliore e maggiore sviluppo sul versante valtellinese; su quello seriano, benché non sia la più alta è tuttavia la più evidente e meglio individuata delle vette sorgenti fra il Passo della Brunone e il Passo del Salto. Visitata assai di rado”.
La nostra traversata… indelebile.
“Dalla depressione (siamo poco oltre il Piz Cavrin Est), per il filo della cresta si salgono un primo, un secondo e un terzo torrione, separati da tratti pianeggianti e si arriva su un’anticima orientale, che un tempo si disse Piccolo Gro (pure oggi nda), nettamente tagliata da una spaccatura larga circa un metro (questa prima parte si aggira attorno al III).
Si può proseguire con una lunga calata a corda doppia per la liscia piodessa esterna, oppure, appoggiando appena sul versante opposto, seriano, si può entrare nella profonda spaccatura e scendere non agevolmente a raggiungere, per il corridoio basale della spaccatura, la depressione sotto la vetta alla quale si sale tenendosi sul versante bergamasco".
E' altamente consigliata la calata a corda doppia.
Giunti alla breccia -abbiamo appena scalato i tre Torrioni Orientali del Gro- attraverso una serie di traversi disagevoli spesso esposti, la spaventosa frana del 2001 ha letteralmente sconvolto la montagna, e per ultimo scalando una spaccatura obliqua con passi aerei di... boh grado (!), si giunge in vetta al Piz (o Pizzo) Gro.
Grandioso e istruttivo il panorama dalla cima.
Proseguendo poi verso il Passo del Salto l’itinerario diviene intrigante e assolutamente da non sottovalutare.
“Si scende dal monolite della vetta per una spaccatura obliqua di roccia sicura e si va con tutta facilità, fino a una elevazione, dalla quale la cresta continua quale ripida e affilata lama e scende a un intaglio. Da questo per rocce verticali, alquanto difficili, poi per lungo tratto pianeggiante di cresta affilata e, dal punto ove si origina un forte sperone verso la Valle del Vedello, s’imbocca un ampio canale che scende sul versante sinistro a un ripiano.
Di qui si riguadagna la cresta, larga e di grossi massi, per arrivare a una fessura-canalino molto ripida e povera di appigli, per la quale ci si cala a una cengia che adduce a un intaglio (consigliata una breve calata a corda doppia).
Si seguita con un leggero appoggio sul versante valtellinese [molto esposto] e poi per il filo e senza difficoltà fino alla Bocchetta dei Geroi”.
Scavalcata la Cima dei Geroi, quota 2500, il passaggio al Passo del Salto diviene abbastanza semplice... ma cosa ve lo dico a fare.
P.S. La discesa dal Pizzo Gro al Passo del Salto non è assolutamente da sottovalutare.
Con me, vista la complessità (e lunghezza) dell’itinerario, il "Parimba”!
One step back.
Morto ma soddisfatto!
Il maestoso, intricato e severo gruppo del Gro con tutte le sue "perle" rocciose.
La nostra traversata... un sogno.
Il padrone di casa ci attende al varco.
Se il buongiorno si vede dal mattino!
Il Secondo e Terzo Torrione (che un tempo si disse "Piccolo Gro) Orientali.
StartDancing... inizia il bello!
La paretina un po' complessa e di roccia da "saggiare" d'appiglio in appoggio del II° Torrione Orientale.
I giochi si fanno interessanti, penso almeno III, e l'esposizione aumenta considerevolmente!
Dal Secondo Torrrione (Orientale) il Piz Gro appare quale meraviglia della natura.
Senz'ombra di dubbio uno degli angoli più belli dell'Orobia.
Quella selvaggia!
Tratti affilatissimi, delicati ed assai esposti.
Antenne alte.
C'è un po' di tutto quest'oggi.
La profonda e delicata breccia che separa il Secondo dal Terzo Torrione (Piccolo Gro).
In vetta al Piccolo Gro!!!
Finalmente... dreams come true.
Ready for the abyss!
Dalla vetta del Piccolo Gro il delicato tratto di cresta che si spinge fin verso la Cima Soliva ornato dai "Giganti delle Orobie".
Si può proseguire con una lunga calata a corda doppia per la liscia piodessa esterna, oppure, appoggiando appena sul versante opposto, seriano, si può entrare nella profonda spaccatura [eccola li alla mia sinistra] e scendere non agevolmente a raggiungere, per il corridoio basale della spaccatura, la depressione sotto la vetta alla quale si sale tenendosi sul versante bergamasco.
Qui è consigliata una bella calata a corda doppia.
Il colpo d'occhio gentilmente offerto dalla breccia che separa il Piccolo Gro dal Gro.
Scorci per pochi!
Passi spettacolari al limite del cielo.
Guai a chi mi dice che le Orobie non sono Montagne con la "M" maiuscola.
A picco... la perla "cobaltosa" del Lago di Scais.
Mamma mia che spettacolo!
Impossibile non soffermarsi ad ammirare.
Questo il colpo d'occhio che offre il Pizzo Gro (propriamente detto).
Fai un salto... fanne un altro... guarda in su... ehm... meglio guardare in giù!
L'uncinata pioda inclinata del Gro.
Meraviglia della natura.
Sembra finita ma non sarà così.
Un'altra calata durante l'aereo "gioco" nell'universo roccioso dei Torrioni Occidentali del Gro.
Si seguita con un leggero appoggio sul versante valtellinese.
Le perle orobiche dal Lago di Scais.
Che giornata indelebile!
Nessun commento:
Posta un commento