mercoledì 16 ottobre 2024

Pizzo di Scotes – Pala Nord

C’è un luogo che amo follemente; un posto severo e selvaggio dove i desideri diventano realtà.
Il balcone per eccellenza sui “giganti delle Orobie”, la piramide tronca, così fu descritta dal Saglio negli anni 30, di non facile accesso ma che riesce a donare l’essenza dell’Orobia più profonda e selvaggia.
Questo monte porta il nome di "Scoter"; si perchè anticamente il Pizzo di Scotes si chiamava così!

“m 2979 è la più elevata e la più bella vetta del contrafforte di Rodes, appare dalle Alpi Retiche quale elegante piramide tronca.
Ha forma armoniche più ampie visto dalla V. di del Caronno o dalle montagne della V. d’Arigna soprattutto per lo sviluppo della cresta SE
maurizio agazzi portfolio: Pizzo di Scotes - Cresta Sud-Est (integrale)che offre il più interessante itinerario alpinistico. Vista bellissima dalla vetta, sulle Alpi Retiche, sulla Valtellina e particolarmente istruttiva sulle Alpi Orobie. Meriterebbe un maggior numero di visitatori. 1^ ascensione 11 settembre 1887, S. Bonacossa e G. Melzi con R. Confortola che, provenienti dal Pizzo di Rodes, credettero di aver salito il Pizzo Biorco, indotti in errore dalla nebbia. Nonostante le difficoltà dell’itinerario, lungo e intricato non facile da riconoscere nella descrizione (RM VIII, 68-69) il biglietto lasciato e poi rinvenuto sulla vetta, ha tolto ogni dubbio circa la sommità raggiunta”.

La prima volta che lessi questa descrizione rimasi letteralmente folgorato tant’è che iniziai un percorso di ricoperta per poterla affrontare con la giusta esperienza.
Nel corso degli ultimi anni ho salito, con grande appagamento e soddisfazione, ben quattro itinerari: un canale radente lo Spigolo Nord-Est, la faccia Sud-Ovest, la Cresta Sud-Est (uno dei percorsi più grandiosi delle Alpi Orobie… sopra trovate il link per leggerlo) ed infine la Pala Nord che oggi vi racconterò.
Anzi, che farò raccontare dai primi salitori!
“Ripido pendio che può essere divertente e consigliabile quando al principio di stagione è ricoperto quasi ininterrottamente di buona neve. Due gradoni rocciosi, orizzontali, affiorano per gran tratto sulla d. della parete.
1^ ascensione A. Fossati, e R. Rossi, 24 agosto 1912. Dal Passo della Pioda
(raggiungibile dal Bivacco Corti seguendo il sentiero, se di sentiero possiamo parlare, che porta alla Capanna Mambretti, mia nota) traversare in leggera discesa a sinistra la testata della vedretta fino alla base del pendio che sale alla Bocchetta di Scotes. Valicare la crepaccia sempre facile (oggi ormai estinta, mia nota) e salire l’erta verso la bocchetta, in modo da evitare i due gradoni rocciosi. Non molto sotto alla depressione volgere un po’ a sinistra mirando alla vetta (vedi primo scatto fotografico).


10-09-2024
L’ultima chiamata per l’ultimo desiderio di un’estate davvero incredibile!
Tre giorni prima mi trovavo sul Dente di Coca, report che pubblicherò tra non molto, ed oggi eccomi solitario quassù… con gli occhi pieni di bellezza e quasi incredulo di questi altri 2000 metri di dislivello al cospetto del versante più incantevole delle Alpi Orobie.
Dopo l’ennesimo intervento chirurgico affrontato ad aprile mai, e dico mai, immaginavo di riuscire a tornare a sognare (e salire) questi itinerari non facili, faticosi ma di grande soddisfazione.
Il motivo del pianto liberatorio alla vista della piccola croce di legno posta sulla cima di questa straordinaria montagna.
Orobia d’amore!
Rispetto all’itinerario originale sono salito passando per la Bocchetta di Scotes, quindi lato valtellinese ma transitando dalla Capanna Mambretti.
La salita dalla pala non è difficile ma richiede attenzione per via del pendio molto ripido reso pericoloso dalla cattiva qualità della roccia, non adatto quindi a gruppi numerosi e con poca esperienza.
Partenza quindi da Agneda (Piateda Alta, Sondrio), che posto splendido… trascorrerei il resto della mia vita in questo luogo onirico, e a seguire un menù molto gustoso:
Diga di Scais,
Capanna Mambretti,
Laghetti del Biorco (o degli Uomini),
Passo degli Uomini,
Bocchetta di Scotes (dalla bocchetta bisogna ahimè perdere 100/150 metri),
Pala Nord dello Scotes,
PARADISO!
Un’unica accortezza; dalla Mambretti bisogna seguire la GVO in direzione del Rif. Donati fino a giungere ad un grosso masso che reca la scritta “rif. Donati”. Da questo masso si sale ancora per qualche minuto per poi abbandonare i segnali puntando verso destra in direzione di una cascata (alimentata dai laghetti soprastanti). Nei pressi della cascata si ritrovano altri segnali che portano ai due laghetti e successivamente al Passo degli Uomini. Attenzione all’ultima pendenza prima del passo in quanto ripida e spesso nevosa fino a stagione inoltrata; a settembre 2024 era ancora uno scivolo ghiacciato.
Dal passo salendo il pendio di sinistra è possibile raggiungere la vetta del Pizzo degli Uomini (passi di I° attenzione solo a superare una breve cengia incavata nella roccia), mentre per la Bocchetta dello Scotes si continuano a seguire i segnali aiutati da sporadiche catene -ormai marce- nei tratti più esposti.
Raggiunta la bocchetta si perdono almeno 100/150 metri per poi giungere alla base della pala; durante la mia salita nella parte bassa ho costruito alcuni ometti che aiutano ad individuare il percosso più logico (per i meno esperti consiglio di seguire la linea verde della fotografia sia in salita che in discesa).
Un ultimo sforzo nel marciume verticale ed ecco comparire il paradiso delle Alpi Orobie!
Il panorama dalla cima è tra i più belli in assoluto.
Il cuore esulta, l’anima si libra.
Grazie #orobie


Rossa linea di salita mentre verde discesa.
Si passa un po' dappertutto con (estrema) attenzione!

L'ora blu alla diga del Lago di Scais.

Ambiente d'Orobia DOP nel bel mezzo della pala.
Queste sono le Orobie più profonde e selvagge; quelle che amo!

Forse la visuale più bella ed istruttiva sul Pizzo di Porola e la Punta di Scais.
La Cresta Corti da qui è uno spettacolo!

Risalita la pala mi gusto questi ultimi metri di pura goduria!

Il Passo di Coca sormontato dall'omonimo pizzo; il re!

In basso il Lago di Scais mentre intorno regna il silenzio e la bellezza.
Il PARADISO!

Spettacolare anche la vista in direzione dei Diavoli.
Sono nel cuore delle Alpi Orobie!

L'alta Valtellina vista dalla "piramide tronca"!

Arrivederci posto meraviglioso!

Particolare sulla Vedretta del Lupo quest'anno in bella forma!

Verso Sud è tutta un'esplosione di cime e colori.

Resterei ore a respirare la vita da quassù, ma purtroppo bisogna scendere!

Scorci di bellezza (ri)salendo alla Bocchetta di Scotes!

Alcuni tratti del (non facile) sentiero che unisce i rifugi Mambretti-Corti.

Il Pizzo di Scotes visto dall'omonima bocchetta.

Settembre 2024.
I laghetti del Biorco (o degli Uomini) ancora in disgelo!

Gendarmi d'Orobia selvaggia!

Particolare su uno dei due laghetti.


La seconda volta in pochi giorni in questo posto meraviglioso!
Grazie #orobie

giovedì 10 ottobre 2024

Monte Grabiasca + Pizzo Poris + Diavolino & Diavolo di Tenda

"Vincere aiuta a vincere" recitava un famoso detto.
Perciò, carissimi viaggiatori, lasciate che Vi accompagni lungo questo nuovo viaggio d'Orobia!

Del Monte Grabiasca scrissero: “m 2705 possente cima a SO del Pizzo Poris che si distende verso il Passo di Reseda con una notevole propaggine. La prima ascensione nota risale al 18 luglio 1876 ed è stata compiuta da E. Torri con la guida A. Baroni”.
Il Pizzo Poris, che anticamente era denominato Porese, venne descritto come “m 2712 aspra cima che si eleva immediatamente a S del Passo di Valsecca. Dalla cima si stacca un lungo crestone il quale, terminando col Pizzo Ceppo, separa la Valsecca dalla V. Grabiasca. Nella letteratura alpinistica è stato talvolta usato il toponimo Pizzo Porese”.
Non si conosce il motivo del cambiamento del nome; azzardo un’ipotesi dettata da una probabile storpiatura dialettale… Porese… Porìs!
Del Diavolino e del Diavolo di Tenda saprete pressoché tutto, ma anche in questo caso voglio deliziarvi con le descrizioni del Saglio.
Il Diavolino: “m 2810 con questo nome è comunemente nota la piccola elegante piramide che sorge immediatamente a SSE del Pizzo del Diavolo, alla cui cresta meridionale si può quasi ritenere appartenga. Costituisce il pilastro settentrionale del Passo di Valsecca. Il nome è venuto dalla somiglianza di forma con il vicino maggiore e noto monte, talvolta però si è equivocato, chiamando questa elevazione col nome di Tendina, nome, questo, dei modesti denti che sorgono piuttosto lontani in basso, a oriente, sulla sponda sin. della Valsecca”.
Il “re” della Val Brembana “m 2914 è una bellissima montagna dalle forme armoniche di piramide regolare con quattro creste e quattro pareti ben individuate, punto estremo di connessione delle Valli Seriana e Brembana, innestata alla cresta principale per il suo spigolo settentrionale.
Per la sua posizione isolata ed estranea alla catena, gode di un amplissimo giro d’orizzonte. La via di accesso abituale, facilissima, è molto frequentata; le pareti e le creste offrono itinerari interessanti e a volte difficili. La cresta meridionale si solleva nella sua parte inferiore con una piccola ed elegante piramide dalle forme che ricordano il Pizzo, conosciuta col nome di Diavolino, talvolta erroneamente detta Tendino”.

Le previsioni sono ottime, le gambe girano bene e l’idea di percorrere l’intera corona di cime della conca del Calvi con due/tre uscite in una manciata di giorni oggi si potrebbe concretizzare!
Cinque giorni prima avevo giocato con la cresta che dal Cabianca corre fin verso il Reseda e tre giorni fa (report che trovate poco sopra questo) mi sono letteralmente divertito partendo dalla Bocchetta di Podavite* e arrivando al Pizzo di Cigola passando per il Pizzo Rondenino; traversata che consiglio vivamente a coloro che sono avvezzi con l’esposizione e le creste!
Anche oggi sono solo con me stesso e mai come oggi la voglia di esplorare la sento come un’esigenza che giunge dal profondo del cuore.
Ormai l’avrete capito ma le Alpi Orobie per il sottoscritto rappresentano una vera e propria vocazione nata per caso agli inizi degli anni ’90 percorrendo il Giro delle Orobie Orientali.
Furono cinque giorni incredibili dove scattò il colpo di fulmine che mi fece letteralmente innamorare di queste montagne. Dopo quei cinque giorni tutto cambiò nella mia vita; gli obiettivi, le priorità ma soprattutto la voglia di imparare, riscoprire e vivere.
Insomma, non sono stato io a scegliere loro… ma sono state loro a scegliere me!

29-08-2024 Carona (Bg)
Aiutato dalla luce della frontale dopo un’oretta e qualche minuto giungo al rif. Calvi, mi abbasso al Lago Rotondo e, dopo averne percorso la sponda orientale, nei pressi di una baita ormai in disuso, inizio la salita verticale che, grazie ad un canale scavato da un ruscello (vedi scatto fotografico), mi catapulta velocemente al Passo di Grabiasca.
Una scorciatoia piuttosto faticosa col pregio di far risparmiare un bel po’ di tempo!
Dal valico inizio quindi a percorrere la cresta, appoggiando tosto sul versante meridionale, e trascorsa una mezzoretta posso gioire del colpo d’occhio gentilmente offerto dall’anticima del Monte Grabiasca.
Mi volto, guardo e riguardo e… sembrerebbe manchi qualcosa.
Porca miseria non c’è più la piccola croce!
Più tardi, dopo aver contattato gli amici “brembani”, verrò a conoscenza del fatto la storica crocetta manca da una quindicina di giorni; sono già saliti a cercarla ma con esito negativo. Tra le ipotesi un fulmine oppure il gesto sconsiderato di qualcuno. Un vero peccato… sia per la storicità ma soprattutto per il significato che trasmetteva al viaggiatore di passaggio.
Per salire alla vera cima del Grabiasca bisogna abbassarsi una ventina di metri fino a toccare la breccia all’uscita del canale Nord. Il passaggio è breve e non difficile (I/II) ma richiede un po’ di impegno.
Successivamente, sempre appoggiando sul versante meridionale, si risale una rampa erbo/rocciosa culminante sulla cima principale della montagna.
Il colpo d’occhio ripaga la fatica; con ogni probabilità il balcone più bello sui Diavoli e su parte della cresta che dal Pizzo Rondenino corre fin verso il Monte Aga.
Il cuore immortala… l’anima esulta!
E adesso inizia il divertimento; dalla vetta, questa volta appoggiando lievemente sul lato settentrionale, si perdono un po’ di metri di dislivello per poi iniziare la cavalcata vera e propria.
Il “viaggio” non è mai difficile; il crinale in alcuni punti è affilato ed esposto (I massimo qualche passo di II) e solo verso la fine pone dinanzi ad una decisione. Nei pressi dell’ultima torre, poco prima di giungere alla rampa finale che s’inalza al termine del Canale N del Poris, si hanno due possibilità: scavalcare la torre direttamente, soluzione difficile che richiede esperienza e dimestichezza nel muoversi su questa tipologia di terreno, oppure, nei pressi del pinnacolo, è giocoforza abbassarsi qualche metro verso sinistra (lato settentrionale) per poi risalire ad una forcella che immette nella parte finale del canale del Poris.
Anche in questo caso il passaggio è da affrontare con la giusta attenzione.
Quasi dimenticavo; una finestra naturale a metà crinale offre forse la vista più bella sui Diavoli dell’intero arco orobico.
Il crinale a questo punto transita dall’uscita del canale N del Poris e l’ultima rampa per la vetta è puro divertimento; alcuni bolli sbiaditi coadiuvati da sporadici ometti mi consegnano la cima del Pizzo Poris!
Mamma mia che giornata… l’ennesima di questa super estate del 2024.
Sono a metà dell’opera con quasi 2000 metri di dislivello nelle gambe, ma sto godendo come non accadeva da parecchio tempo.
La discesa dal Poris la faccio seguendo il tranquillo costolone/cresta della via normale (solo un po’ esposto in alcuni tratti) che scende in direzione E e, raggiunto un segnavia CAI, lo seguo a sinistra fino al Passo di Valsecca.
Stranamente non incontro nessuno ed il silenzio rende unico quest’attimo che vorrei fermare per sempre. Il cielo resta terso pertanto il passaggio Diavolino-Diavolo me lo gusto con il sorriso stampato sulle labbra.
Ma quanto sono belle queste Orobie!
Quest'ultima traversata, dopo aver affrontato il passaggio Grabiasca/Poris, la trovo fin troppo divertente, solamente alla breccia tra i due diavoli serve un po’ di attenzione, ma anche in questo caso alcuni bolli aiutano ad individuare il giusto passaggio. Restando sempre sul filo, quindi senza aggirare i muretti più impegnativi, i gradi sono comunque contenuti: II/II+.
Il passaggio dal Diavolo lo ricorderò come pura gioia mentre il rientro a Carona dalla via normale resterà una piacevole passeggiata addolcita dalla presenza dei numerosi ungulati presenti nella zona.
Grazie #orobie

*La Bocchetta di Podavite “m 2624 è un intaglio della cresta assai poco evidente sui due versanti fin dai pressi immediati della depressione, fra il Pizzo Rondenino e il nodo orografico a N del Pizzo del Diavolo, a solo poche decine di metri dalla base di quest’ultimo. Mette in comunicazione l’alta V. d’Ambria con l’alta V. Camisana. Di notevole interesse alpinistico perché costituisce l’unico punto valicabile della cresta, per tutta la testata SE della V. d’Ambria. Passa perciò per tal bocchetta la via solita al Pizzo del Diavolo dalla Valtellina. Il nome ebbe strane vicende: da quello dialettale di una roncola (padavite) abbandonata e ritrovata sul valico se ne fece Podavitt e Poddavista! È quotato e nominato sulla ultima edizione della tav. Pizzo del Diavolo”.


Aurora al rif. Calvi.
Tutti i giorni dovrebbero iniziare così!

Il Calvi, il Cabianca e il Lago Rotondo!

La rampa ripida per raggiungere il Passo di Grabiasca velocemente.

Il bel colpo d'occhio dal facile canalino-ruscello!

Sull'anticima del Grabiasca il colpo d'occhio è semplicemente super!

La vera cima vista dall'anticima. Sembra impegnativa mentre invece si sale bene.

Diavoli e Rondenino dalla vetta del Grabiasca. 
Spettacolo!

L'ultimo saluto al Grabiasca... adesso inizia il bello!

L'onirica finestra naturale che si apre a circa metà crinale.

Tratti in discesa da affrontare con cura ed attenzione

La turrita cresta percorsa in solitaria qualche giorno prima.
Ricordi indelebili!

La forcella dove si sbuca se si vuole evitare l'ultima torre (proprio quella che vedete in questa foto).

Belli, imponenti... quasi perfetti!

Pizzo di Redorta, Punta di Scais e Pizzo di Scotes.
Vette salite durante quest'estate davvero indimenticabile!

Ed anche la vetta del Pizzo di Poris è in saccoccia e... che giornata!

Il Monte Grabiasca e la cresta da poco percorsa.

Quasi al Passo di Valsecca.

La scala verso il cielo che disegna il '"Tendino"!

Parte della Val Camisana sorvegliata dalla cuspide del Rondenino.

Profumo d'Orobia, sentore di felicità!

Il Diavolo dal Diavolino; la giornata continua ad essere perfetta.

Ed eccomi anche sul fratello minore (un tempo maggiore geologicamente ragionando) del Diavolo!

Il punto di vista migliore sulla conca del Calvi.

Alla breccia tra i due diavoli.

Profumo d'Orobia DOP!

Grabiasca, Poris e Diavolino... il tris è servito!

Lo ammetto, adesso sono un po' stanco anche se questo sguardo è pura poesia.

L'inconfondibile conformazione che rende unico il Pizzo dell'Omo.

Un'altra giornata da ricordare!
Grazie #orobie