Anche oggi sono “solo
con me stesso”, anche oggi gli unici compagni di viaggio saranno metri di
dislivello e… bellezza!
L’estate del 2024 la ricorderò anche come la stagione delle traversate
solitarie.
Con la solitudine tutto è più intimo,
profondo ma soprattutto amplificato; le paure lasciano spazio al coraggio e la
natura si fonde con l’anima.
Il tutto si trasforma in essenza laddove la natura insegna all’essere umano il vero significato
del rispetto.
Qualche cenno storico.
“Già erroneamente
detto Capponcello, m 2715, deve la sua forma di gigantesco cappuccio che appare
dalla bassa valle. Se ne raggiunge la vetta dal piano di Valmorta per il suo
lato settentrionale seguendo dapprima l’itinerario della Bocchetta di Cavrel (m
2725 stretta marcata incisione della cresta fra il Pizzo del Diavolo e il Pizzo
Cavrel), quindi appoggiando a d. per risalire la china di sfasciumi fino alle
brevi rocce sommitali”.
“Il grande pendio
che domina sulla d. il lago Artificiale del Barbellino e che ha per sommità il
Pizzo Cavrel, m 2825, è pleonastico e non rispondente al significato (da
capre!) e all’uso, il di della carta.
Il Cavrel ha forme discrete visto da Valmorta, per la quale sono gli itinerari
consigliabili. Visitato assai di rado, dalla vetta si ha una visione assai
istruttiva su tutta la corona di vette della conca del Barbellino”.
“Il Pizzo del
Diavolo, m 2926, è un cono a forme regolari ed eleganti, soprattutto dal
versante valtellinese, determinate dalla regolare orizzontalità dei suoi strati
di antichissimi micascisti prepermiani.
Formato dall’incontro di quattro creste, due principali (occidentale e
orientale) e due secondarie (meridionale e settentrionale). Dalla vetta si ha
un’amplissima vista. Visitato non di rado dal Passo della Malgina.
Già detto impropriamente Pizzo Cavrello".
09-08-2024
Dopo aver letto queste descrizioni punto la sveglia alle 2:00 preparandomi per
quella che sarà un’altra giornata indelebile al cospetto dell’Orobia più
profonda e selvaggia.
Il piatto forte della giornata sarà un tris di primi impreziositi da due
ingredienti: bellezza e riscoperta.
Giunto al rifugio Curò mi sposto velocemente in direzione della Valmorta, la
valle “barbellinica” per eccellenza e arrivato al piccolo laghetto basso lascio
la traccia e, svoltando verso destra, risalgo i ripidi pendii che portano
(dis)agevolmente sulla cresta in vista del Pizzo Cappuccello.
Il crinale non è difficile; solo in alcuni punti richiede un po’ di attenzione
in quanto stretto ed esposto.
Un’ultima rampa su di un pendio ripido e detritico mi consegna la panoramica
cima del Cappuccello a picco sul lago artificiale del Barbellino quest’anno in
ottima forma!
Respiro d’Orobia… respiro d’amore.
Senza colpo ferire scendo dalla cresta opposta e tra saltelli, creste affilate,
grande esposizione e roccia spesso marcia abbraccio la piccola croce in legno
posta sul Pizzo Cavrel.
Ok… lo so, non è un giro da fare in stile solitario ma, come confessavo pochi
giorni ad un amico, certune volte ho bisogno di vivere le Orobie anche in
questo modo dove l’intimità diviene parte integrante del tutto.
Il colpo d’occhio del Cavrel, come recita la descrizione sopra scritta, risulta
istruttivo sulla corona di vette che cingono la conca del Barbellino.
Resterei ore su questo meraviglioso balcone, ma il giro è ancora lungo e lo
spettro del possibile peggioramento metereologico si sta materializzando.
Dalla cima del Cavrel esistono almeno tre possibilità per “conquistare” (le
montagne non si conquistano ma si abbracciano 😊… Aga!) il Diavolo della Malgina.
La prima, la più facile, consiste nel tornare alla bocchetta che divide il
Cappuccello dal Cavrel e traversando tutta la valle in leggera ascesa intercettare
il sentiero che dalla Valmorta porta sulla cima del Diavolo.
Per la seconda possibilità bisogna percorrere tutta la cresta che unisce il
Cavrel al Diavolo (un vero e proprio viaggio), un percorso impegnativo che
richiede esperienza e attrezzatura adeguata, maurizio agazzi portfolio: Pizzo del Diavolo della Malgina - Cresta Sud (Integrale), mentre la terza opportunità è
percorrere un breve tratto della sopracitata cresta ma, giunti alla Bocchetta
di Cavrel, si abbandona il crinale per abbassarsi nel versante della Valmorta e
“attraverso un traverso” raggiungere i pendii finali del Diavolo.
Avendo già percorso la prima e la seconda ho scelto la terza
per rendere ancor più saporito l’odierno tris di primi!
Dalla cima del Cavrel, con attenzione, ho disceso il crinale in direzione del
Diavolo (possibilità di fare una breve calata in corda doppia… il chiodo e il cordino
che ho messo con Yuri nel 2017 erano ancora presenti nell’agosto del 2024) e,
dopo aver superato un “tratto turrito”, tramite peripezie/funambolismi di vario genere
e traversi assai discutibili, ho goduto dell’insolita vista gentilmente offerta
dalla Bocchetta del Cavrel che per la cronaca è una “stretta marcata
incisione della cresta, fra il Pizzo del Diavolo e il Pizzo Cavrel: anonima
sulle carte, se ne propone la razionale dizione”.
Ma quanto sono belle queste Orobie!!!
Successivamente la retta via è da ricercare nel “gradevole marasma d’Orobia”.
In breve: si traversa su ghiaioni fino a toccare la quota 2800 e con percorso
non sempre evidente, tra cenge e gande, si arriva nella faticosa conca sotto il
Diavolo della Malgina e successivamente, tramite la cresta W, in vetta.
Panorami, fatica, bellezza, soddisfazione tutto rigorosamente da assaporare senza
fretta e molta costanza!
Grazie #orobie
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