giovedì 10 ottobre 2024

Monte Grabiasca + Pizzo Poris + Diavolino & Diavolo di Tenda

"Vincere aiuta a vincere" recitava un famoso detto.
Perciò, carissimi viaggiatori, lasciate che Vi accompagni lungo questo nuovo viaggio d'Orobia!

Del Monte Grabiasca scrissero: “m 2705 possente cima a SO del Pizzo Poris che si distende verso il Passo di Reseda con una notevole propaggine. La prima ascensione nota risale al 18 luglio 1876 ed è stata compiuta da E. Torri con la guida A. Baroni”.
Il Pizzo Poris, che anticamente era denominato Porese, venne descritto come “m 2712 aspra cima che si eleva immediatamente a S del Passo di Valsecca. Dalla cima si stacca un lungo crestone il quale, terminando col Pizzo Ceppo, separa la Valsecca dalla V. Grabiasca. Nella letteratura alpinistica è stato talvolta usato il toponimo Pizzo Porese”.
Non si conosce il motivo del cambiamento del nome; azzardo un’ipotesi dettata da una probabile storpiatura dialettale… Porese… Porìs!
Del Diavolino e del Diavolo di Tenda saprete pressoché tutto, ma anche in questo caso voglio deliziarvi con le descrizioni del Saglio.
Il Diavolino: “m 2810 con questo nome è comunemente nota la piccola elegante piramide che sorge immediatamente a SSE del Pizzo del Diavolo, alla cui cresta meridionale si può quasi ritenere appartenga. Costituisce il pilastro settentrionale del Passo di Valsecca. Il nome è venuto dalla somiglianza di forma con il vicino maggiore e noto monte, talvolta però si è equivocato, chiamando questa elevazione col nome di Tendina, nome, questo, dei modesti denti che sorgono piuttosto lontani in basso, a oriente, sulla sponda sin. della Valsecca”.
Il “re” della Val Brembana “m 2914 è una bellissima montagna dalle forme armoniche di piramide regolare con quattro creste e quattro pareti ben individuate, punto estremo di connessione delle Valli Seriana e Brembana, innestata alla cresta principale per il suo spigolo settentrionale.
Per la sua posizione isolata ed estranea alla catena, gode di un amplissimo giro d’orizzonte. La via di accesso abituale, facilissima, è molto frequentata; le pareti e le creste offrono itinerari interessanti e a volte difficili. La cresta meridionale si solleva nella sua parte inferiore con una piccola ed elegante piramide dalle forme che ricordano il Pizzo, conosciuta col nome di Diavolino, talvolta erroneamente detta Tendino”.

Le previsioni sono ottime, le gambe girano bene e l’idea di percorrere l’intera corona di cime della conca del Calvi con due/tre uscite in una manciata di giorni oggi si potrebbe concretizzare!
Cinque giorni prima avevo giocato con la cresta che dal Cabianca corre fin verso il Reseda e tre giorni fa (report che trovate poco sopra questo) mi sono letteralmente divertito partendo dalla Bocchetta di Podavite* e arrivando al Pizzo di Cigola passando per il Pizzo Rondenino; traversata che consiglio vivamente a coloro che sono avvezzi con l’esposizione e le creste!
Anche oggi sono solo con me stesso e mai come oggi la voglia di esplorare la sento come un’esigenza che giunge dal profondo del cuore.
Ormai l’avrete capito ma le Alpi Orobie per il sottoscritto rappresentano una vera e propria vocazione nata per caso agli inizi degli anni ’90 percorrendo il Giro delle Orobie Orientali.
Furono cinque giorni incredibili dove scattò il colpo di fulmine che mi fece letteralmente innamorare di queste montagne. Dopo quei cinque giorni tutto cambiò nella mia vita; gli obiettivi, le priorità ma soprattutto la voglia di imparare, riscoprire e vivere.
Insomma, non sono stato io a scegliere loro… ma sono state loro a scegliere me!

29-08-2024 Carona (Bg)
Aiutato dalla luce della frontale dopo un’oretta e qualche minuto giungo al rif. Calvi, mi abbasso al Lago Rotondo e, dopo averne percorso la sponda orientale, nei pressi di una baita ormai in disuso, inizio la salita verticale che, grazie ad un canale scavato da un ruscello (vedi scatto fotografico), mi catapulta velocemente al Passo di Grabiasca.
Una scorciatoia piuttosto faticosa col pregio di far risparmiare un bel po’ di tempo!
Dal valico inizio quindi a percorrere la cresta, appoggiando tosto sul versante meridionale, e trascorsa una mezzoretta posso gioire del colpo d’occhio gentilmente offerto dall’anticima del Monte Grabiasca.
Mi volto, guardo e riguardo e… sembrerebbe manchi qualcosa.
Porca miseria non c’è più la piccola croce!
Più tardi, dopo aver contattato gli amici “brembani”, verrò a conoscenza del fatto la storica crocetta manca da una quindicina di giorni; sono già saliti a cercarla ma con esito negativo. Tra le ipotesi un fulmine oppure il gesto sconsiderato di qualcuno. Un vero peccato… sia per la storicità ma soprattutto per il significato che trasmetteva al viaggiatore di passaggio.
Per salire alla vera cima del Grabiasca bisogna abbassarsi una ventina di metri fino a toccare la breccia all’uscita del canale Nord. Il passaggio è breve e non difficile (I/II) ma richiede un po’ di impegno.
Successivamente, sempre appoggiando sul versante meridionale, si risale una rampa erbo/rocciosa culminante sulla cima principale della montagna.
Il colpo d’occhio ripaga la fatica; con ogni probabilità il balcone più bello sui Diavoli e su parte della cresta che dal Pizzo Rondenino corre fin verso il Monte Aga.
Il cuore immortala… l’anima esulta!
E adesso inizia il divertimento; dalla vetta, questa volta appoggiando lievemente sul lato settentrionale, si perdono un po’ di metri di dislivello per poi iniziare la cavalcata vera e propria.
Il “viaggio” non è mai difficile; il crinale in alcuni punti è affilato ed esposto (I massimo qualche passo di II) e solo verso la fine pone dinanzi ad una decisione. Nei pressi dell’ultima torre, poco prima di giungere alla rampa finale che s’inalza al termine del Canale N del Poris, si hanno due possibilità: scavalcare la torre direttamente, soluzione difficile che richiede esperienza e dimestichezza nel muoversi su questa tipologia di terreno, oppure, nei pressi del pinnacolo, è giocoforza abbassarsi qualche metro verso sinistra (lato settentrionale) per poi risalire ad una forcella che immette nella parte finale del canale del Poris.
Anche in questo caso il passaggio è da affrontare con la giusta attenzione.
Quasi dimenticavo; una finestra naturale a metà crinale offre forse la vista più bella sui Diavoli dell’intero arco orobico.
Il crinale a questo punto transita dall’uscita del canale N del Poris e l’ultima rampa per la vetta è puro divertimento; alcuni bolli sbiaditi coadiuvati da sporadici ometti mi consegnano la cima del Pizzo Poris!
Mamma mia che giornata… l’ennesima di questa super estate del 2024.
Sono a metà dell’opera con quasi 2000 metri di dislivello nelle gambe, ma sto godendo come non accadeva da parecchio tempo.
La discesa dal Poris la faccio seguendo il tranquillo costolone/cresta della via normale (solo un po’ esposto in alcuni tratti) che scende in direzione E e, raggiunto un segnavia CAI, lo seguo a sinistra fino al Passo di Valsecca.
Stranamente non incontro nessuno ed il silenzio rende unico quest’attimo che vorrei fermare per sempre. Il cielo resta terso pertanto il passaggio Diavolino-Diavolo me lo gusto con il sorriso stampato sulle labbra.
Ma quanto sono belle queste Orobie!
Quest'ultima traversata, dopo aver affrontato il passaggio Grabiasca/Poris, la trovo fin troppo divertente, solamente alla breccia tra i due diavoli serve un po’ di attenzione, ma anche in questo caso alcuni bolli aiutano ad individuare il giusto passaggio. Restando sempre sul filo, quindi senza aggirare i muretti più impegnativi, i gradi sono comunque contenuti: II/II+.
Il passaggio dal Diavolo lo ricorderò come pura gioia mentre il rientro a Carona dalla via normale resterà una piacevole passeggiata addolcita dalla presenza dei numerosi ungulati presenti nella zona.
Grazie #orobie

*La Bocchetta di Podavite “m 2624 è un intaglio della cresta assai poco evidente sui due versanti fin dai pressi immediati della depressione, fra il Pizzo Rondenino e il nodo orografico a N del Pizzo del Diavolo, a solo poche decine di metri dalla base di quest’ultimo. Mette in comunicazione l’alta V. d’Ambria con l’alta V. Camisana. Di notevole interesse alpinistico perché costituisce l’unico punto valicabile della cresta, per tutta la testata SE della V. d’Ambria. Passa perciò per tal bocchetta la via solita al Pizzo del Diavolo dalla Valtellina. Il nome ebbe strane vicende: da quello dialettale di una roncola (padavite) abbandonata e ritrovata sul valico se ne fece Podavitt e Poddavista! È quotato e nominato sulla ultima edizione della tav. Pizzo del Diavolo”.


Aurora al rif. Calvi.
Tutti i giorni dovrebbero iniziare così!

Il Calvi, il Cabianca e il Lago Rotondo!

La rampa ripida per raggiungere il Passo di Grabiasca velocemente.

Il bel colpo d'occhio dal facile canalino-ruscello!

Sull'anticima del Grabiasca il colpo d'occhio è semplicemente super!

La vera cima vista dall'anticima. Sembra impegnativa mentre invece si sale bene.

Diavoli e Rondenino dalla vetta del Grabiasca. 
Spettacolo!

L'ultimo saluto al Grabiasca... adesso inizia il bello!

L'onirica finestra naturale che si apre a circa metà crinale.

Tratti in discesa da affrontare con cura ed attenzione

La turrita cresta percorsa in solitaria qualche giorno prima.
Ricordi indelebili!

La forcella dove si sbuca se si vuole evitare l'ultima torre (proprio quella che vedete in questa foto).

Belli, imponenti... quasi perfetti!

Pizzo di Redorta, Punta di Scais e Pizzo di Scotes.
Vette salite durante quest'estate davvero indimenticabile!

Ed anche la vetta del Pizzo di Poris è in saccoccia e... che giornata!

Il Monte Grabiasca e la cresta da poco percorsa.

Quasi al Passo di Valsecca.

La scala verso il cielo che disegna il '"Tendino"!

Parte della Val Camisana sorvegliata dalla cuspide del Rondenino.

Profumo d'Orobia, sentore di felicità!

Il Diavolo dal Diavolino; la giornata continua ad essere perfetta.

Ed eccomi anche sul fratello minore (un tempo maggiore geologicamente ragionando) del Diavolo!

Il punto di vista migliore sulla conca del Calvi.

Alla breccia tra i due diavoli.

Profumo d'Orobia DOP!

Grabiasca, Poris e Diavolino... il tris è servito!

Lo ammetto, adesso sono un po' stanco anche se questo sguardo è pura poesia.

L'inconfondibile conformazione che rende unico il Pizzo dell'Omo.

Un'altra giornata da ricordare!
Grazie #orobie


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