Un caffè corretto
grappa grazie.
Le giornate non programmate sono le più intense e, se volete
comprendere fino in fondo il termine “realtà aumentata”, questo post fa per voi.
Un mercoledì di fine luglio 2016, ore 03.00.
L’urlo della sveglia mi scaraventa giù dal letto ed io, preso dall’impeto,
quasi scaravento fuori dalla finestra la sveglia.
In pianura fa un caldo infernale e l’unico modo per ‘sfuggire alla canicola è
fuggire’ verso i monti. Da qualche giorno mi balena in testa una fantasia:
salire un canalone abitualmente nevoso a luglio. Anzi, per essere precisi, a
fine luglio.
Svegliarmi prestissimo ultimamente mi urta non poco, ma dopo un breve briefing
tra me e… me, decido che salirò comunque al Rifugio Brunone a trovare (il) Marco
rifugista.
Mal che vada butterò un po’ di dislivello nelle gambe.
L’idea è il canalone Ovest del Pizzo di Redorta, una salita semplice ma pur
sempre remunerativa.
Il rito di preparazione dello zaino, ormai automatico, comporta una serie di
inerzie.
Inerzia numero 1: “PandOrobica” praticamente istintiva giunge a Fiumenero senza
pilota automatico. PandOrobica ormai conosce a memoria tutte le strade che
conducono nelle valli bergamasche.
Inerzia numero 2: la salita al Rifugio Brunone è sempre la “solita menata”:
lunga, lunga e… ancora lunga.
Ma dormendo potrei scordarmi d’averla fatta.
Infatti il risveglio s’accorge del sottoscritto al cospetto del Rifugio Brunone
verso le 07.00 dopo una nottata prettamente nuvolosa e… faticosa.
Inerzia numero 3: quasi casualmente verso le 06.30 mi accorgo che le umide nubi
hanno lasciato spazio ad una timida alba impreziosita da una parvenza di mare
di nubi.
Mancano una decina di minuti al Brunone e decido di concedermi cinque minuti di
bellezza; ringrazio dio, pardon la sveglia, d’avermi scaraventato fuori dal
letto alle ore… insomma di notte.
Maledette, anzi benedette Orobie!
“Ciao Maurizio, come va”? Marco m’accoglie con un saluto nell’assonato rifugio.
Bene, rispondo.
“Dove sei diretto”? Continua Marco.
Volevo salire dal “Canalone” rispondo, ma vista la magrezza… m’è venuta
un’altra idea.
Marco, il rifugista, rimane silenzioso.
Senti Marco, attacco io, se ti lascio qui la piccozza e passo più tardi a
riprenderla?
“Fai pure; nessun problema”, risponde lui.
Inerzia numero 4 [dopo più di dieci anni di assidua frequentazione orobica potrò
concedermi 4 inerzie no?]: la decisione mi sorge quasi spontanea.
Da tempo volevo percorrerla e sinceramente l’avevo programmata con Filippo ma
[cazzo] visto una giornata del genere.
La Via dello Sperone Alto al Pizzo di Redorta, una via d’altri tempi… roba da
pionieri, per quel tipo di alpinismo avventuroso ed esplorativo che tanto mi
piace.
Problema numero uno (però): ero partito per il “Canalone”, quindi non ho
nessuna relazione. Ricordo vagamente qualcosa che avevo letto sul libro del
Saglio “lo Sperone Alto offre le più
belle e imponenti linee del Redorta visto dal Rif. Della Brunone… si giunge
alla base del primo sperone che sia alza ertissimo e, girando sul versante di
Secreti, con percorso malagevole si guadagna la vetta”. Insomma, comprendo
fin da subito che non sarà semplice. Dedali rocciosi, canaletti friabili,
tratti esposti con cenge ascendenti e discendenti saranno i termini che
baleneranno maggiormente nella mia testa.
Problema numero due (però): non ho nulla nello zaino che potrebbe “salvarmi il
culo" alias almeno uno spezzone di corda.
Problema BELLO numero tre -e senza però-: se dovessi farcela realizzerei un
gran bel desiderio oltretutto in stile solitario.
Ma ho già ragionato troppo e… spengo il cervello.
Parto.
La prima parte dell’itinerario è in comune col percorso Alto del Giro delle
Orobie che collega il Brunone al Coca; se avessi programmato di salire la Via
dello Sperone Alto l’avvicinamento sarebbe stato più consono farlo dal sentiero
di “Avert”, più breve e diretto, che parte da Valbondione.
Ma sono piccoli dettagli
Durante la salita supero un bel po’ di persone dirette al Rifugio Coca che naturalmente non sono al corrente della mia “malsana” idea.
Un passo su e due passi giù specialmente nel ripido tratto che dal Rifugio
Brunone sale verso la Vedretta dei Secreti e poi, giunto nei pressi della
vedretta, il comodo sentiero lascia posto alla fantasia.
Guardo, studio, mi vesto e bevo.
Devo individuare l’attacco della cresta; avessi avuto una fottuta relazione tra
le mani…
Silenziosamente rifletto e giunto nei pressi di un avancorpo alto una cinquantina di
metri decido che l’avventura può iniziare.
Sono in giro dalle 03.30 e… sono stanco.
Sbadiglio.
Ho sonno!
Il muro scelto per prendere la cresta è semplicemente spettacolare: verticale,
facile -un buon II°- e moooolto aereo.
Le sporadiche persone che stanno percorrendo il Sentiero delle Orobie restano
catalizzate col naso all'insù.
Sono spettatori non paganti e li sento discutere, esaminare; ipotizzare.
Mi avranno preso per matto, lo so, ma questa è la mia avventura, queste sono le
“mie” Orobie.
Con piglio pressoché mesto li vedo riprendere il loro lento cammino.
Qualcuno scuote la testa in segno di disappunto.
Sogghigno e, terminato questo primo divertente muretto, la solitudine torna a
farmi compagnia; la Via dello Sperone Alto –finalmente- bussa alle porte del
sogno.
Non è difficile ma neppure facile; non è amica ma neppure nemica.
Vige la concentrazione poiché da qui in poi sarà severamente vietato sbagliare.
Vige la concentrazione poiché da qui in poi sarà severamente vietato sbagliare.
Sono a cavallo tra le valli dei Secreti e del Redorta e la giornata è
semplicemente spettacolare.
Ogni tanto sento partire qualche grossa scarica da chissà quale versante: il
lento e inesorabile respiro dell’Orobia vera, quella selvaggia (vi prego non
fatemi più sentire e/o leggere quest’ultimo termine quando salite vetticciole
che di selvaggio non hanno proprio nulla).
Giunto nei pressi di un primo spuntoncino un po’ troppo marcio scendo qualche
metro il versante dei Secreti e, per evitare un canalino friabile e pericoloso,
disarrampico una paretina un po’ più solida ma di grado sicuramente superiore,
penso quasi III°, per poi riguadagnare la cresta.
Esposizione meravigliosa, ambiente superlativo.
Mi sembra di vivere un sogno ma è la realtà.
E… che realtà!
Uno “stamboscio”, termine coniato dal sottoscritto per gli stambecchi più
temerari, mi fissa e con un cenno repentino della testa sembra volermi indicare
la retta via.
Sarà l’unico incontro durante la meravigliosa cavalcata.
Una cengia ascendente, seguita da un breve traverso per evitare una parete poco
invitante, mi consegna la cima di un primo torrione indubbiamente scorbutico…
bastardo.
La discesa da quest’ultimo, vedi album, s’è rivelata un connubio tra esperienza
e concentrazione (III°?).
Giuro che in certi punti non osavo guardare verso l’abisso.
“La vertigine non è paura di cadere ma
voglia di volare”.
Si certo, finché la si canta però!
Si certo, finché la si canta però!
Ripresa la cresta mi concedo un attimo di respiro immortalando tutto ciò che mi
circonda: la in fondo intravedo l’inizio dello Sperone Basso, percorso qualche
anno fa, mentre l’orizzonte è dominato dai “Diavolacci”. Verso Nord severi
torrioni attraggono il mio sguardo manco fosse una calamita.
Calamita o non calamita dovrò comunque scalarli!
Per coloro che come il sottoscritto masticano il “marcio orobico” l’ascesa al
Gendarme Basso è stata qualcosa di tremendamente divertente.
Ma anche “tremendamente tremolante” giacché un po’ troppo adrenalinica.
L’atletica disarrampicata alla breccia che divide quest’ultimo dal Gendarme
Alto tuttavia ha sollecitato la consueta reazione fisica mattutina effettuata
con attenzione poiché gli ultimi metri discendenti alla breccia li ho scalati
al contrario col profumo della “paura” che aleggiava nell’aria.
L’ennesimo tratto di cresta con breve appoggio sul versante dei Secreti –onde
evitare un roccione marcio- ed ecco finalmente comparire la piccola croce posta
sul Gendarme Alto (i due gendarmi anticamente erano denominati “Torrioni
Gemelli).
Spettacolare il colpo d’occhio.
Che gioia, che felicità!!!
Pensate sia finita?
Niente affatto.
Anche il passaggio tra il Gendarme Alto (2990) e lo Sperone Alto (3010) non è
stata una “passeggiata di salute”. Un ulteriore slanciato torrioncello, marcio
da far paura, m’ha fatto svagare per pochi ma espostissimi metri (se ripetete
l’itinerario fate molta attenzione a quello che prendete in mano).
L’ultima sorpresa s’è infine materializzata nel breve tratto tra lo Sperone
Alto e l’anticima del Pizzo di Redorta; verso Ovest un cordino cinto ad un
roccione m’ha fatto presagire che per calarmi alla breccia dovevo avere uno
spezzone di corda nello zaino mentre invece, sorpresa, scendendo verso Est –lato
Coca- il passo è stato parecchio semplice.
Grande, anzi immensa per non dire indelebile, soddisfazione in vetta la Pizzo
di Redorta.
Giù dalla normale e poi di corsa il rientro al Brunone.
Un grazie a Marco rifugista che m’ha “ricaricato le pile” per affrontare la
lunga ed accaldata discesa.
Ricordate la prima fase di questo racconto?
Tutto ebbe inizio, anzi fine, dinanzi alla tazzina di caffè.
La osservo, vuota, e alzo lo sguardo.
Guerino mi fissa e sussurra: “tu sei matto a fare queste cose da solo”.
La osservo, vuota, e alzo lo sguardo.
Guerino mi fissa e sussurra: “tu sei matto a fare queste cose da solo”.
Sorrido e silenziosamente rifletto.
Questa è la mia vita, queste sono le “mie” Alpi Orobie.
In conclusione.
La cresta se percorsa in giornata è molto lunga ed il mio consiglio è di
pernottare al Rifugio Brunone.
Le difficoltà seppur contenute sono continue e comunque da non sottovalutare visto
la severità dell’ambiente. C’è parecchio II° e in alcuni punti forse anche di più.
Molte persone confondono lo Sperone Alto con lo Sperone Basso, questo per colpa
[anche] di coloro che pubblicano guide “scrause”, pertanto vi farò perdere
ancora un po’ di tempo donandovi le descrizioni originali dei due speroni.
Per lo “Sperone Alto”.
Lo Sperone Alto offre le più belle e imponenti linee del Redorta visto dal Rif. Della Brunone. Per questa sua prestanza, per il suo originarsi non lungi dalla sommità, lo si considera a sé piuttosto che quale variante della cresta meridionale. Consigliabile come il miglior itinerario alpinistico dalla V. di Fiumenero alla vetta. Prima salita 8 agosto 1925, C. Caccia e G. Pagella. Dal Rifugio della Brunone si va alla conca basale della Vedretta del Redorta che si traversa a destra per salire con tutta facilità, obliquando per rocce rotte e macchie di neve, alla cresta, nel tratto sottostante ai due torrioni gemelli (m 2985), che costituiscono la maggior caratteristica dello “Sperone Alto” visto dal Rifugio.
Per la cresta si sale alla base del primo che sia alza ertissimo e, girando sul versante di Secreti, se ne guadagna con percorso malagevole la sommità. Si scende tenendosi un po’ sullo stesso lato, quindi si traversa per buone rocce il secondo più elevato torrione, e per la cresta quasi pianeggiante e facile, eccettuata una breve e larga elevazione scendente ripidissima verso occid. Sul “Canalone”, che può essere girata su questo lato scendendo per pochi metri un canalino e poi per comoda cengia, oppure traversata scendendone verso monte con una breve corda doppia, si raggiunge in breve la vetta”.
Per lo “Sperone Alto”.
Lo Sperone Alto offre le più belle e imponenti linee del Redorta visto dal Rif. Della Brunone. Per questa sua prestanza, per il suo originarsi non lungi dalla sommità, lo si considera a sé piuttosto che quale variante della cresta meridionale. Consigliabile come il miglior itinerario alpinistico dalla V. di Fiumenero alla vetta. Prima salita 8 agosto 1925, C. Caccia e G. Pagella. Dal Rifugio della Brunone si va alla conca basale della Vedretta del Redorta che si traversa a destra per salire con tutta facilità, obliquando per rocce rotte e macchie di neve, alla cresta, nel tratto sottostante ai due torrioni gemelli (m 2985), che costituiscono la maggior caratteristica dello “Sperone Alto” visto dal Rifugio.
Per la cresta si sale alla base del primo che sia alza ertissimo e, girando sul versante di Secreti, se ne guadagna con percorso malagevole la sommità. Si scende tenendosi un po’ sullo stesso lato, quindi si traversa per buone rocce il secondo più elevato torrione, e per la cresta quasi pianeggiante e facile, eccettuata una breve e larga elevazione scendente ripidissima verso occid. Sul “Canalone”, che può essere girata su questo lato scendendo per pochi metri un canalino e poi per comoda cengia, oppure traversata scendendone verso monte con una breve corda doppia, si raggiunge in breve la vetta”.
Siffatto è l’itinerario che potete vedere in questo post; l’unica
differenza è che io non ho attaccato dalla Vedretta del Redorta ma ho camminato
un tratto del Sentiero Alto delle Orobie e, poco prima della Valle dei Secreti,
ho attaccato la cresta.
Per lo “Sperone Basso”.
Per lo “Sperone Basso”.
Alpinisticamente di minor interesse dello Sperone Alto, per la lunghezza dell’approccio e per il percorso piuttosto monotono. Prima salita G. Cesareni e A. Piccardi 8 settembre 1923.
Dal Tacchino dei Sogni (http://maurizioagazzi.blogspot.it/2013/11/il-tacchino-dei-sogni.html) si attacca la cresta verso oriente, e la si segue per buon tratto fino a una prima massiccia elevazione m 2585. Da questa si scende a un largo intaglio, facilmente raggiungibile per i due versanti, quindi si segue un tratto di cresta più accidentato, dove si può von vantaggio evitare qualche torre, fino ad una seconda cospicua elevazione m. 2680 (dalla quale si stacca un robusto contrafforte a limitare la Vedretta dei Secreti) e si raggiunge una larga depressione. Si continua per facilità, superando una prima elevazione (m 2795) [il Corno dei Secreti nda] e una seconda maggiore, quindi si discende ad un marcato intaglio che domina l’estrema testata della Vedretta Secreti e si monta al torrione m 2957 ove lo sperone si innesca alla maggior branca della cresta meridionale. Si gira, scendendo, un gendarme sul versante occidentale e si seguita per la cresta fino a raggiungere, a monte dei due suoi grandi torrioni, lo Sperone Alto, dal quale in breve si riesce alla vetta.
Dal Tacchino dei Sogni (http://maurizioagazzi.blogspot.it/2013/11/il-tacchino-dei-sogni.html) si attacca la cresta verso oriente, e la si segue per buon tratto fino a una prima massiccia elevazione m 2585. Da questa si scende a un largo intaglio, facilmente raggiungibile per i due versanti, quindi si segue un tratto di cresta più accidentato, dove si può von vantaggio evitare qualche torre, fino ad una seconda cospicua elevazione m. 2680 (dalla quale si stacca un robusto contrafforte a limitare la Vedretta dei Secreti) e si raggiunge una larga depressione. Si continua per facilità, superando una prima elevazione (m 2795) [il Corno dei Secreti nda] e una seconda maggiore, quindi si discende ad un marcato intaglio che domina l’estrema testata della Vedretta Secreti e si monta al torrione m 2957 ove lo sperone si innesca alla maggior branca della cresta meridionale. Si gira, scendendo, un gendarme sul versante occidentale e si seguita per la cresta fino a raggiungere, a monte dei due suoi grandi torrioni, lo Sperone Alto, dal quale in breve si riesce alla vetta.
Anche in questo caso c’è un post di questo mio blog che lo racconta con le immagini: http://maurizioagazzi.blogspot.it/2013/08/corno-dei-secreti-pizzo-di-redorta.html
“Ciao Maurizio, come va”? Marco m’accoglie con un saluto nell’assonato rifugio.
Bene, rispondo.
“Dove sei diretto”? Continua Marco.
Volevo salire dal “Canalone” rispondo, ma vista la magrezza… m’è venuta un’altra idea.
Marco, il rifugista, rimane silenzioso.
Senti Marco, attacco io, se ti lascio qui la piccozza e passo più tardi a riprenderla?
“Fai pure; nessun problema”, risponde lui.
In questo scatto la sottile linea del desiderio...
Più salgo e più il cielo si pulisce.
Che la lunga giornata abbia inizio!
Che la lunga giornata abbia inizio!
Finalmente il Rifugio della Brunone...
Classico sguardo dal Rifugio...
Verso la pianura si forma una parvenza di mare di nuvole...
I Torrioni Gemelli, o Gendarmi che dir si voglia, silenzioso e ambizioso desiderio di giornata!
Il muro scelto per prendere la cresta è semplicemente spettacolare: verticale, facile –un buon II°- e mooolto aereo.
Le sporadiche persone che stanno percorrendo il Sentiero delle Orobie restano catalizzate col naso all’insù.
Sono spettatori non paganti e li sento discutere, esaminare; ipotizzare.
Mi avranno preso per matto, lo so, ma questa è la mia avventura, queste sono le “mie” Orobie.
Con piglio pressoché mesto li vedo riprendere il loro lento cammino.
Qualcuno scuote la testa in segno di disappunto...
Le sporadiche persone che stanno percorrendo il Sentiero delle Orobie restano catalizzate col naso all’insù.
Sono spettatori non paganti e li sento discutere, esaminare; ipotizzare.
Mi avranno preso per matto, lo so, ma questa è la mia avventura, queste sono le “mie” Orobie.
Con piglio pressoché mesto li vedo riprendere il loro lento cammino.
Qualcuno scuote la testa in segno di disappunto...
Ripresa la cresta mi concedo un attimo di respiro immortalando tutto ciò che mi circonda: in basso intravedo l’inizio dello Sperone Basso, percorso qualche anno fa, mentre l’orizzonte è dominato dai “Diavolacci”. Verso Nord severi torrioni attraggono il mio sguardo manco fosse una calamita.
Calamita o non calamita dovrò comunque scalarli!
In questo scatto l'inizio dello Sperone Basso con la Punta Santa Maria...
Calamita o non calamita dovrò comunque scalarli!
In questo scatto l'inizio dello Sperone Basso con la Punta Santa Maria...
Durante la bella scalata alla parete di attacco.
La gente che percorre il Sentiero delle Orobie mi osserva perplessa dal basso!
Man mano che salgo i Gendarmi, o Torrioni Gemelli, si mostrano in tutta la loro bellezza...
Breve discesa da una prima breccia [vedi due foto sotto] per evitare un torrioncello, quello dirimpetto, troppo marcio e acuminato!
I "Diavolacci" osservano silenziosi...
Giunto nei pressi di un primo spuntoncino un po’ troppo marcio scendo qualche metro il versante dei Secreti e, per evitare un canalino friabile e pericoloso, disarrampico una paretina un po’ più solida ma di grado sicuramente superiore, penso quasi III°, per poi riguadagnare la cresta.
Esposizione meravigliosa, ambiente superlativo...
Esposizione meravigliosa, ambiente superlativo...
Con un calcio lo butto giù!
Non avendo nessuna relazione in un paio di punti vado fuori via sbagliando clamorosamente.
Sono in bilico sull'abisso attaccato a rocce che stanno su con lo sputo.
Fischietto per non pensare.
Uno “Stamboscio”, termine coniato dal sottoscritto per gli stambecchi più temerari, mi fissa e con un cenno repentino della testa sembra volermi indicare la retta via.
Sarà l’unico incontro durante la super cavalcata...
Sono in bilico sull'abisso attaccato a rocce che stanno su con lo sputo.
Fischietto per non pensare.
Uno “Stamboscio”, termine coniato dal sottoscritto per gli stambecchi più temerari, mi fissa e con un cenno repentino della testa sembra volermi indicare la retta via.
Sarà l’unico incontro durante la super cavalcata...
La cengia ascendente (II°?) che permette di vincere la prima parte del Gendarme Basso...
Alle spalle... tanta bellezza!
Ambiente meraviglioso!
Con passo su minuta cengia mi sposto all'imbocco di un canalino.
Esposizione paurosa in questo caso...
Sempre i Diavoli a tenermi compagnia...
Ennesimo traversino su massi traballanti con esposizione da far sudare le mani!
Parte finale al Gendarme Basso.
Qualsiasi cosa si tocca bisogna testarla per benino.
Anzi, Benone!
Una cengia ascendente, seguita da un breve traverso per evitare una parete poco invitante, mi consegna la cima di un primo torrione indubbiamente scorbutico… bastardo.
La discesa da quest’ultimo s’è rivelata un connubio tra esperienza e concentrazione (III°?).
Giuro che in certi punti non osavo guardare verso l’abisso.
...“La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare”...
Si certo, finché la si canta però!
La discesa da quest’ultimo s’è rivelata un connubio tra esperienza e concentrazione (III°?).
Giuro che in certi punti non osavo guardare verso l’abisso.
...“La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare”...
Si certo, finché la si canta però!
Compare la piccola croce del Gendarme Alto.
Finalmente il Gendarme Alto!
Giochi di cumuli in direzione Sud...
Punta di Scais e Pizzo di Redorta dal Gendarme Alto...
In basso buona parte della cresta percorsa...
L'ennesimo torrioncello estetico da salire con molta attenzione poco prima della vetta dello Sperone Alto...
Il Gendarme Alto -o Torrione Gemello- visto salendo allo Sperone Alto...
Bouquet di Redorta!
In vetta allo Sperone Alto (3010)...
Dallo Sperone Alto il colpo d'occhio verso Sud...
Verso Ovest un cordino cinto ad un roccione m’ha fatto presagire che per calarmi alla breccia dovevo avere uno spezzone di corda nello zaino mentre invece, sorpresa, scendendo verso Est –lato Coca- il passo è stato parecchio semplice...
Il Canalone Ovest, in teoria il vero obiettivo di giornata, che non scambierei mai col giro dei Gendarmi!
Porola, Scais e... Redorta!
Conca del Brunone e Diavoli in lotta con i primi cumuli...
Gli ultimissimi metri!
Il colpo d'occhio verso Sud evidenzia gli speroni da dove sono arrivato...
Vetta.
Stanchissimo ma felice!
Dal Dente al Pizzo.
Di Coca!
(Tanto)³ stanco ma (Tanto)³ Happy!
Il canalino utilizzato per la discesa è quasi al limite della praticabilità...
Pizzo di Porola, Punta di Scais e Torrione Occidentale della Scais... J'adore!
Io e la Punta di Scais!
Parte della traversata fatta in solitaria. Bellissimi i Gendarmi.
Arrivederci, posto meraviglioso!
Un grande alpinista,c'è poco da aggiungere
RispondiEliminaTroppo buono! :-)
Elimina