Uscire dagli schemi cercando nuove emozioni è l’ingrediente fondamentale
della mia grande riscoperta orobica e in questo caso il target è stato ampiamente
centrato.
Una prima integrale, invernale… niente male!
Premetto fin da subito che non avendo trovato nessuna informazione la decisione di denominare codesto crinale “Cresta di Publino” deriva dalla vicinanza del Passo di Publino e dalla logicità della dorsale che, salendo severa verso la “Spalla” e la vetta del Corno Stella, disegna una serie di tre torrioni non semplici da scavalcare ma di roccia alquanto compatta.
I tre torrioni sono le celebri “Torri Rocciose” narrate nella descrizione del libro del Saglio (Alpi Orobie 1957).
Tolta la sopracitata e brevissima descrizione neppure sulla “bibbia orobica” v’era traccia di questa cresta che potrebbe essere altresì valutata come “Cresta Sud + Est del Corno Stella” in quanto il crinale scende dalla vetta in direzione Sud per poi calare netto e severo verso Est.
Di “sotterfugio” avevamo saputo di sporadiche percorrenze compiute aggirando i punti “critici”.
E di punti critici questo crinale ne possiede a iosa.
Detto ciò... prendete una cresta impegnativa e sconosciuta e percorretela integralmente e “invernalmente” durante una giornata sorprendente.
Il risultato?
Eccellente!
Una delle traversate orobiche più avventurose e neglette di questi ultimi anni; l’ennesima e inaspettata perla da custodire gelosamente nell’ormai colmo “Scrigno delle Alpi Orobie”!
Qualche cenno storico del Corno Stella.
“Si distende con le sue robuste ed ampie fiancate tra il Passo di Publino e il Passo di Valcèrvia.
La vetta è costituita dall’incontro di tre creste principali: la Cresta SE, scende ad una spalla 2540 (la “Spalla” presente nel mio racconto), e si sdoppia spingendo a S il tronco del Monte Chierico e ad E alcune torri rocciose e il crestone del Monte di Valsambussa, che termina al Passo di Publino (in pratica la nostra cavalcata ad oggi semi sconosciuta); la Cresta O scende al Passo di Valcèrvia, mandando a S uno sperone secondario che chiude a oriente il Lago Moro.; infine la cresta N digrada verso il Passo del Tonale e per formare la costiera che, tra la Valle del Liri e la Valcèrvia, termina al Monte Vespolo.
La cresta non è da sottovalutare, penso passi almeno di IV°, continua nelle difficoltà e la nostra è stata quasi certamente la prima traversata invernale.
Della sua percorrenza integrale, quindi senza aggirare i vari salti e/o torrioni, non esisteva nessuna relazione e secondo noi, con me Yuri, siffatto s’è rivelato dei crinali più sorprendenti delle Alpi Orobie.
Noi l’abbiamo percorso interamente disarrampicando i punti in discesa, due salti di III° uno all’inizio e uno alla fine, e scalando tutti i torrioni con difficoltà come scrivevo poco fa presumo di IV° creando le soste in loco.
Tutte le soste le abbiamo smontate durante la percorrenza.
Una veloce relazione.
Dal Passo del Publino si sale facilmente alla Cima di Val Sambuzza e si affronta subito un breve tratto in discesa affilato ed esposto ma comunque semplice (attenzione in presenza di neve).
Il primo salto lo abbiamo disarrampicato con difficoltà penso di III° e il seguente tratto di cresta s’è mostrato delicato poiché anch’esso acuminato e aereo.
Successivamente inizia la serie dei tre torrioni scalati integralmente; il primo attaccando uno spigoletto di buona roccia a picco sui laghetti del Caldirolo (IV°?) con uscita in cresta un po’ dura e complicata.
Il secondo torrione lo abbiamo asceso dritto per dritto per la sua evidente parete composta da roccia prevalentemente solida, attenzione ad una scaglia un po’ troppo traballante, anche in questo caso con difficoltà di III°-IV°?
Boh.
In questo caso non conoscendo la parete e soprattutto la qualità della roccia, è sempre un rebus passare dove non passa nessuno da “enta” anni e forse più, abbiamo protetto con qualche chiodo e qualche friend.
L’ultimo torrione invece, il terzo, l’abbiamo vinto prima raggiungendo una cengia tramite ripido pendio ghiacciato (50-60°) e poi attaccando lo spigolo posto alla sua destra (III°?).
Spettacolare l’uscita sulla vetta… ghiacciata!
Un ulteriore spuntone roccioso c'ha donato una breve e divertente scalata immersa in un ambiente "top".
La discesa all’ultima breccia poco prima della facile impennata finale potrebbe richiedere una calata a corda doppia. Sono pochi metri ma espostissimi e abbastanza scorbutici; noi li abbiamo disarrampicati con difficoltà penso di III° (?).
Raggiunta la “Spalla”, o se meglio preferite la Quota 2520, il passaggio al Corno Stella s’è rivelato una piacevole formalità.
Passi al massimo di II° resi pepati dalla presenza di neve e ghiaccio.
E’ consigliata la normale dotazione alpinistica con qualche friend medio piccolo, qualche chiodo da roccia e, in presenza di ghiaccio, un paio di viti da ghiaccio.
Noi abbiamo scalato sempre coi ramponi ai piedi in quanto la cresta alternava tratti asciutti a tratti nevosi e/o ghiacciati.
Tradizionale, esplorativo e avventuroso; adoro questo tipo di alpinismo!
Insomma, una straordinaria sorpresa di fine 2016/inizio 2017.
Con me, visto il carattere esplorativo dell’ascesa, il grande Yuri “Parimba” Parimbelli!
Una prima integrale, invernale… niente male!
Premetto fin da subito che non avendo trovato nessuna informazione la decisione di denominare codesto crinale “Cresta di Publino” deriva dalla vicinanza del Passo di Publino e dalla logicità della dorsale che, salendo severa verso la “Spalla” e la vetta del Corno Stella, disegna una serie di tre torrioni non semplici da scavalcare ma di roccia alquanto compatta.
I tre torrioni sono le celebri “Torri Rocciose” narrate nella descrizione del libro del Saglio (Alpi Orobie 1957).
Tolta la sopracitata e brevissima descrizione neppure sulla “bibbia orobica” v’era traccia di questa cresta che potrebbe essere altresì valutata come “Cresta Sud + Est del Corno Stella” in quanto il crinale scende dalla vetta in direzione Sud per poi calare netto e severo verso Est.
Di “sotterfugio” avevamo saputo di sporadiche percorrenze compiute aggirando i punti “critici”.
E di punti critici questo crinale ne possiede a iosa.
Detto ciò... prendete una cresta impegnativa e sconosciuta e percorretela integralmente e “invernalmente” durante una giornata sorprendente.
Il risultato?
Eccellente!
Una delle traversate orobiche più avventurose e neglette di questi ultimi anni; l’ennesima e inaspettata perla da custodire gelosamente nell’ormai colmo “Scrigno delle Alpi Orobie”!
Qualche cenno storico del Corno Stella.
“Si distende con le sue robuste ed ampie fiancate tra il Passo di Publino e il Passo di Valcèrvia.
La vetta è costituita dall’incontro di tre creste principali: la Cresta SE, scende ad una spalla 2540 (la “Spalla” presente nel mio racconto), e si sdoppia spingendo a S il tronco del Monte Chierico e ad E alcune torri rocciose e il crestone del Monte di Valsambussa, che termina al Passo di Publino (in pratica la nostra cavalcata ad oggi semi sconosciuta); la Cresta O scende al Passo di Valcèrvia, mandando a S uno sperone secondario che chiude a oriente il Lago Moro.; infine la cresta N digrada verso il Passo del Tonale e per formare la costiera che, tra la Valle del Liri e la Valcèrvia, termina al Monte Vespolo.
La cresta non è da sottovalutare, penso passi almeno di IV°, continua nelle difficoltà e la nostra è stata quasi certamente la prima traversata invernale.
Della sua percorrenza integrale, quindi senza aggirare i vari salti e/o torrioni, non esisteva nessuna relazione e secondo noi, con me Yuri, siffatto s’è rivelato dei crinali più sorprendenti delle Alpi Orobie.
Noi l’abbiamo percorso interamente disarrampicando i punti in discesa, due salti di III° uno all’inizio e uno alla fine, e scalando tutti i torrioni con difficoltà come scrivevo poco fa presumo di IV° creando le soste in loco.
Tutte le soste le abbiamo smontate durante la percorrenza.
Una veloce relazione.
Dal Passo del Publino si sale facilmente alla Cima di Val Sambuzza e si affronta subito un breve tratto in discesa affilato ed esposto ma comunque semplice (attenzione in presenza di neve).
Il primo salto lo abbiamo disarrampicato con difficoltà penso di III° e il seguente tratto di cresta s’è mostrato delicato poiché anch’esso acuminato e aereo.
Successivamente inizia la serie dei tre torrioni scalati integralmente; il primo attaccando uno spigoletto di buona roccia a picco sui laghetti del Caldirolo (IV°?) con uscita in cresta un po’ dura e complicata.
Il secondo torrione lo abbiamo asceso dritto per dritto per la sua evidente parete composta da roccia prevalentemente solida, attenzione ad una scaglia un po’ troppo traballante, anche in questo caso con difficoltà di III°-IV°?
Boh.
In questo caso non conoscendo la parete e soprattutto la qualità della roccia, è sempre un rebus passare dove non passa nessuno da “enta” anni e forse più, abbiamo protetto con qualche chiodo e qualche friend.
L’ultimo torrione invece, il terzo, l’abbiamo vinto prima raggiungendo una cengia tramite ripido pendio ghiacciato (50-60°) e poi attaccando lo spigolo posto alla sua destra (III°?).
Spettacolare l’uscita sulla vetta… ghiacciata!
Un ulteriore spuntone roccioso c'ha donato una breve e divertente scalata immersa in un ambiente "top".
La discesa all’ultima breccia poco prima della facile impennata finale potrebbe richiedere una calata a corda doppia. Sono pochi metri ma espostissimi e abbastanza scorbutici; noi li abbiamo disarrampicati con difficoltà penso di III° (?).
Raggiunta la “Spalla”, o se meglio preferite la Quota 2520, il passaggio al Corno Stella s’è rivelato una piacevole formalità.
Passi al massimo di II° resi pepati dalla presenza di neve e ghiaccio.
E’ consigliata la normale dotazione alpinistica con qualche friend medio piccolo, qualche chiodo da roccia e, in presenza di ghiaccio, un paio di viti da ghiaccio.
Noi abbiamo scalato sempre coi ramponi ai piedi in quanto la cresta alternava tratti asciutti a tratti nevosi e/o ghiacciati.
Tradizionale, esplorativo e avventuroso; adoro questo tipo di alpinismo!
Insomma, una straordinaria sorpresa di fine 2016/inizio 2017.
Con me, visto il carattere esplorativo dell’ascesa, il grande Yuri “Parimba” Parimbelli!
Salendo al Bivacco Pedrinelli la giornata promette bene...
Col senno di poi siamo convinti d'aver (ri)scoperto una delle creste più belle degli ultimi 10 anni.
Questa l'estetica disarrampicata all'ultima breccia che vedrete anche più avanti!
Pronti... via!
Cima di Val Sambuzza.
Cima di Val Sambuzza.
Da lassù inizierà la nostra avventura!
Sotto il primo saltello la cresta si fa subito affilata ed esposta...
Dalla Cima di Val Sambuzza la lunga e scorbutica cresta che percorreremo...
l primo salto non aggirato ma disarrampicato con difficoltà di III°?
Sempre il primo salto disarrampicato, roccia buona ma da affrontare con estrema attenzione, seguito da un tratto affilato...
Sulla sinistra è ben visibile l'intricato crinale mentre totalmente a destra il Corno Stella...
Durante la prima parte passaggi brevi ma delicati.
Per evitare un laborioso "metti e togli" abbiamo scalato sempre con i ramponi ai piedi!
Il primo torrione mostra subito i muscoli con passi interessanti.
Noi l'abbiamo scalato diretto penso almeno IV°?
Bella esposizione durante la salita al primo torrione...
Tratto da poco percorso.
E' ben visibile il primo saltello!
Yuri sulla parte finale del primo torrione.
Bello tosto direi!
Tratti nevosi che ben si prestano ad essere saliti!
La cresta non da tregua; la roccia è buona ma i passi sono sempre aerei e delicati...
Uno sguardo in direzione delle Alpi Retiche...
Il secondo torrione lo scaliamo dritto per dritto con roccia buona e passi (quasi) divertenti: III°-IV°?
Se allargate la foto vedrete bene Yuri impegnato sul tratto medio-alto.
Se allargate la foto vedrete bene Yuri impegnato sul tratto medio-alto.
Una scaglia rocciosa verso l'uscita che si presta come ottimo appoggio per i piedi in realtà è molto traballante e tra non molto sicuramente verrà giù!
Impegnato sulla parete del secondo torrione.
La roccia abbastanza buona regala una divertente scalata.
Che ambiente meraviglioso!!!
Parte del crinale percorso.
Il primo torrione resta nascosto...
L'avvicinamento al terzo dei tre torrioni o, se meglio preferite, ad una delle "torri rocciose" descritte dal Saglio nella sua bibbia orobica.
Un altro coniglio sta uscendo dal cilindro.
Anzi, dallo scrigno!
Un altro coniglio sta uscendo dal cilindro.
Anzi, dallo scrigno!
Valle del Livrio e Alpi Retiche...
Saliamo in mezzo al pendio ghiacciato che porta sulla cengia alla base della parte finale del terzo torrione.
Neve e ghiaccio super!
Accompagnati dall'inconfondibile Monte Chierico...
E chi se l'aspettava un'ascesa del genere.
Divertimento allo stato puro!!!
Il meraviglioso colpo d'occhio dal cengione del terzo torrione...
Traversino sul ripido pendio poco prima del cengione del terzo torrione.
Più riguardo queste foto e più mi convinco che abbiamo pescato un jolly davvero stratosferico!
Gli ultimi verticali metri al terzo torrione su neve bellissima!
Poco oltre il terzo torrione un'altra scaglia rocciosa s'innalza verso il blu del cielo.
L'ultimo breve passo divertente e su ottima roccia prima dell'ultima breccia...
Canale molto interessante che sale da Nord...
La spettacolare disarrampicata, da affrontare con cura nonostante l'ottima roccia, all'ultima breccia!
Prospettive e finestre inedite anche quest'oggi!
Il sole ci accoglie al termine delle difficoltà.
Finalmente, faceva un freddo becco!
In direzione Sud il mare di nuvole.
Cioè di smog!
(Tanto)³ Happy sulla Quota 2540 o se meglio preferite Spalla del Corno Stella.
Un altro desiderio lungamente rincorso si sta realizzando!
Quel che manca del tragitto.
Ormai le difficoltà sono alle spalle!
Poco sotto la Quota 2540 una bella finestra su parte della cresta da poco percorsa.
Sono visibili alcuni dei torrioni scalati...
Ultimo risalto al Corno Stella.
Dai che manca poco!
In vetta alla Quota 2550.
Senza parole.
In pianura temo non ci sia proprio bello!
Traversini delicati prima dell'impennata finale al Corno Stella...
La Quota 2550; sono evidenti le nostre peste.
In basso, sulla sinistra, parte della Cresta di Publino...
Finalmente la vetta del Corno Stella.
Ora posso dirlo; è stata una delle traversate più belle che abbia mai fatto!
La Val Cervia con un inedito mare di nuvole in Valtellina!
Senz'ombra di dubbio il Corno Stella più bello della mia vita!
Mare di nuvole oppure smog.
Mah!
Peccato che il crinale percorso resta nascosto sennò era interessante vederne tutto lo sviluppo da quassù...
WithOut words!
Verso Sud la bellezza...
Resterà una giornata indelebile...
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