martedì 18 aprile 2017

Pizzo di Coca - Canale Est-Nord-Est + Parete [Canale] Ovest

Con un sospiro di sollievo, ma forse sarebbe più giusto scrivere di fatica, la ripida discesa dal Rifugio Coca l’avevamo lasciata alle spalle e i nostri tormentati piedi, provati da tutte quelle intense ore di marcia trascorse tra le braccia del “re”, imploravano un tuffo nelle gelide acque del torrente che, pacatamente, sopraggiungeva da Maslana.
Soltanto una brevissima salita ci divideva dalla comodità dell’auto dopodiché il ricordo sarebbe stato collocato nell'ormai immenso “Scrigno dedicato alle Alpi Orobie”; l’ennesima perla da custodire con cura si era realizzata.
Volevamo una Pasqua un po’ diversa dal solito e c’eravamo riusciti.
Alla grande!

Parallelo allo Spigolo Est e con una logicità quasi perfetta sale anche il Canale “E-N-E”; un itinerario non difficile ma situato in uno degli angoli più isolati e suggestivi delle Alpi Orobie.
Il canale, nella prima parte ripido e incassato mentre nella seconda parte più largo e facile, sale regolare regalando un’ottima vista sulla Valmorta e solo in caso di poco innevamento può presentare alcuni tratti di misto su terreno piuttosto delicato (III).
 Oltre a ciò il canale è soggetto a forti scariche di sassi perciò il mio consiglio è di percorrerlo durante le giornate fredde se non addirittura durante le ore notturne.

13 aprile 2017 ore… diciamo notte per rendere tutto più comprensibile.
La luna piena illumina a giorno la conca del Barbellino e la frontale sarà compagna pressoché inseparabile fino alla piana della Valmorta; il traverso dannatamente ghiacciato che dal Rifugio Curò porta alla diga del Barbellino non lo scorderò per un bel po’ di tempo.
La fortuna dell’andar per monti di notte, se così vogliamo chiamarla, spesso consiste nel non vedere il baratro che aleggia sotto i piedi e in quel frangente -credetemi- era severamente vietato sbagliare.
Veniamo accolti dal caldo abbraccio dell’aurora poco prima di imboccare il lungo e faticoso canale ma fin da subito comprendiamo che, ahimè, il sole sta già scaldando le scistose e fragili pareti orientali del Pizzo di Coca; il “re” delle Alpi Orobie.
Sarà un doccia non di acqua ma bensì di rocce; una doccia della quale avremmo volentieri fatto a meno… maledette temperature.
Dicono sia un caldo abbastanza anomalo.
Anomalo?
Settimana scorsa sui 3500 metri della vetta del Rutor si poteva stare con la maglietta a mezze maniche mentre quest’oggi è indubbiamente più caldo di settimana scorsa.
Un aprile travestito da quasi giugno è il termine più azzeccato per descrivere questo strano inizio di primavera.
Nel Canale “Est-Nord-Est” intravediamo sporadiche tracce di una clamorosa ritirata, la pioggia di “granate rocciose” probabilmente ha fatto desistere qualcuno, ma noi facciamo spallucce decidendo di provare a salire cambiando i piani d’ascesa ossia cercando di stare radenti le pareti del canale alzando il grado della salita, una paretina di roccia bastarda tra il III e il IV difficilmente la scorderò, ma nello stesso tempo alzando pure il livello di sicurezza.
Col senno di poi stare nel centro del canale avrebbe significato beccarsi in testa qualche proiettile vagante giacché la poco ambita “pioggia” non s’è placata fino quasi all'uscita; d'altro canto durante la stagione primaverile la montagna nasconde infime incognite e ogni valutazione dev'essere ben ponderata.
E’ pur vero, tuttavia, che la montagna in primavera regala emozioni e colpi d’occhio solitamente indelebili!
Difatti l’arrivo sulla cresta finale s’è rivelato l’ennesimo sguardo ambito che gli occhi, ma soprattutto l’anima, difficilmente scorderanno.
Il “re” delle Orobie tutto nostro, impreziosito da un scenario a 360° degno della migliore sceneggiatura di un film di Hollywood, è stato il miglior sigillo dell’ultimo “scavalco invernale” del Pizzo di Coca.
L’ultimo desiderio ampiamente inseguito e finalmente raggiunto non poteva avere miglior epilogo.
Sono letteralmente catturato dalle Alpi Orobie, l’avrete indubbiamente compreso durante questi ultimi anni, ma quella di oggi è stata realmente una giornata stratosferica, l’ennesima a dire il vero, da ricordare per moltissimo tempo.

Tra tutti gli scavalchi “invernali” dedicati ai “Giganti orobici”: la Punta di Scais da Est a Ovest; il Pizzo di Coca da Nord a Ovest; il Pizzo di Redorta da Est a Ovest e dulcis in fundo quest’ultimo Pizzo di Coca da Est a Ovest mi sarebbe pressoché impossibile stilare una classifica in fatto di bellezza.
Vincerebbero tutti!

*Rivista mensile del CAI, Marzo 1896
“Alle 6 ½ giungemmo all’alpe di Cocca (1935 m) ove trovammo le prime nevi.
Il cielo era splendido; la luna potè surrogare la mia inseparabile lanterna, ma il vento che ci aveva accompagnati fin lassù si sollevò furibondo e ci spinse a rifugiarci entro una sconnessa baita: il termometro segnava -12°.
Intanto si tenne consiglio e dopo breve discussione, prevalse il parere di tentare il Cocca, anche a dispetto del vento. Dopo due ore di forzato riposo riprendemmo il viaggio.
Poco prima del Lago di Cocca, risalimmo un dosso, al quale ne seguirono quattro o cinque altri, a alle 11 arrivammo alla Bocchetta di Val Morta.
Il freddo e il vento erano aumentati, temp. -19°, senza per altro risentirne grave disturbo.
Deposti i nostri sacchi ai piedi di un masso, attaccammo la dirupata cresta, prima per uno stretto camino, poi per rocce friabilissime, a tratti interrotte da esili crestine di neve gelata. L’ascensione si presentava in quella stagione abbastanza pericolosa per il vetrato che ricopriva buona parte della roccia.
Alle ore 13 eccoci sulla vetta; tempo splendido e anche diminuzione del freddo (-17°). Infilate le nostre carte da visita fra due sassi del quasi sepolto ometto, si principiò la discesa, compiuta molto a rilento e con tutta la voluta prudenza, così da riuscire senza inconvenienti.
Alle 15 eravamo di nuovo alla Bocchetta di Val Morta, da cui ripartimmo appena ripresi i sacchi, essendosi sollevata una forte tormenta, ed alle 16 ½ all’alpe di Cocca: subito divallammo per la valle omonima colla speranza di arrivare avanti notte a Bondione, ove per altro non ci fu dato giungere che alle 19.
Il giorno appresso, salutato a Bergamo l’amico Bertani e la brava guida Baroni, ritornavo a Milano”.

Antonio Facetti – Sezione di Milano
*Prima ascensione invernale al Pizzo di Coca



 Aurora in Valmorta.
L'immagine forse più bella della giornata!


Al Rifugio Curò è ancora notte fonda. 
Speriamo che la luna ci porti fortuna!


Il Pizzo di Coca catturato poco sopra il laghetto dei Corni Neri durante una mia salita scialpinistica al Monte Gleno.
 Il Canale E-N-E è la linea rossa...


Il lento e faticoso avvicinamento al canale...


Purtroppo fin da subito cadono proiettili rocciosi giganti; dovremo stare con gli occhi ben aperti!


Costiera Recastello - Gleno - Strinato dall'interno del canale...


Lo Spigolo Est scarica vere e proprie bombe rocciose che fanno rabbrividire!


Continuano a cadere sassi e siamo costretti a spostarci sui lati del canale alzando le difficoltà della salita...


L'uscita un po' complicata dalla paretina rocciosa (III+) scalata per evitare i sassi che cadono dall'alto...


Parte alta del canale; sembra corto mentre invece sarà ancora lunga la storia. 
Più che altro da qui in avanti diverrà tutto semplice, pietre cadenti permettendo!


Verso il basso... siamo quasi a metà avventura...


L'ennesima bellissima finestra questa volta sul versante valtellinese...


L'impennata finale che porta sulla vetta dell'Anticima Nord del Pizzo di Coca...


L'uscita del canale è in concomitanza con l'uscita del Canale Nord-Ovest salito l'anno scorso!


Speroni della Cresta Nord...


Panacea per l'anima. Be... c'è poco da dire.
Pura emozione.
L'ultimo tratto è intonso e semplicemente spettacolare!


La Punta d'Arigna del Pizzo di Coca o... Anticima Nord!


Anche l'ultimo scavalco del "re" che mancava all'appello è stato compiuto.
Favola!


Scorcio dedicato al Pizzo di Redorta e alla Punta di Scais...


Poche ore fa eravamo laggiù... al Barbellino!


Quest'anno nell'uovo di Pasqua ho trovato una bella camminata sul tetto delle Alpi Orobie!


 La "regina" ammirata dal "re"!


 Tre delle sei sorelle: Redorta - Scais e Porola. 
I canali del Pizzo di Redorta sembrerebbero in ottime condizioni...


La croce "punta diritta alla Punta" di Scais!


 Trovarsi in vetta la Pizzo di Coca con una giornata del genere non ha proprio prezzo!


 Io, il Pizzo di Redorta e la Punta di Scais!


Movimenti in retro e automatici per quasi 800 metri durante la discesa dalla Parete Ovest (in fondo è visibile il piccolo laghetto di Coca).
Buff... buff!


Canale Centrale di Scais e Canale TUA al Redorta. 
Ho bellissimi ricordi anche di quei canali!


Il laghetto di Coca ancora stretto nel gelido abbraccio dell'inverno da poco terminato...


 L'ultimo scatto al termine di uno scavalco a dir poco maestoso!





2 commenti:

  1. Grandioso come sempre. Ti invidio tantissimo e sarebbe un sogno poter fare solo una delle tue imprese.Complimenti vivissimi

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