mercoledì 13 giugno 2018

Cima di Pescegallo - Via Fior di Montagna

Come ben saprete sono letteralmente innamorato della Val Gerola, una delle vallate più alpinistiche e scenografiche di tutto il gruppo delle Alpi Orobie, tant’è che nel corso di questi ultimi anni molta della mia attività di (ri)scoperta l’ho dedicata a quel piccolo angolo di paradiso.
Una lunghissima avventura iniziata dal Torrione di Mezzaluna passando per i Denti della Vecchia, il Dente del Varrone, l’intero gruppo del Tronella, i Dentini di Trona, la Cresta di S. Stanislao, la Torre del Lago, ecc.
Tuttavia da svariato tempo m’ero prefissato di percorrere almeno una delle vie storiche aperte sulla Cima di Pescegallo e il mio sguardo da sempre era catalizzato dal “Gran Diedro della parete W-N-W” ossia un percorso storico tracciato da E. Fasana e A. Omio il 15 agosto 1931.
Una via che nel corso degli anni è stata risistemata soprattutto nella parte più tecnica, quella centrale, e ribattezzata “Fior di Montagna” per l’anniversario dei 50 anni del coro Fior di Montagna (ad essere sincero la via storica saliva un po’ più a sinistra di quella attuale).
La Cima di Pescegallo, arcigna ed elegante se ammirata dall’omonimo lago artificiale, possiamo considerarla l’estremità settentrionale del Monte Ponteranica Occidentale tant’è che il passaggio tra queste due cime è molto breve e divertente. Il suo nome è stato proposto dal leggendario E. Fasana il quale ne raggiunse per primo il cucuzzolo sommitale.
Anni fa, il 15 luglio del 2010, avevo percorso integralmente l’anfiteatro del Ponteranica concatenando in sequenza la Cima di Pescegallo, il Ponteranica Occidentale, il Dentino di Ponteranica, il Ponteranica Centrale, il Ponteranica Orientale e il Monte Colombarolo ma la Cima di Pescegallo l’avevo salita dalla via normale e quel bozzetto degli anni ’50 che ritraeva la sua parete Ovest-Nord-Ovest era restato un sogno nel cassetto. 
Di quella cavalcata solitaria conservo il ricordo di un’alba spettacolare e “infuocata” tra le più belle della mia vita.


Il Lago di Pescegallo si può raggiungere dal Passo San Marco passando per il Passo di Verrobbio e il Forcellino in circa 1h 30m oppure salendo direttamente da Pescegallo, una piccola frazione di Gerola Alta (Morbegno) nota per gli impianti di risalita, le numerose vie ai Denti della Vecchia e il Rifugio Salmurano.
Alla partenza della via, facilmente riconoscibile poiché inizia proprio sulla verticale del grande diedro della parete Ovest – Nord -Ovest, è posta una targa in questo periodo nascosta dai residui nevosi presenti alla base della parete.
Il colpo d’occhio durante la scalata, sicuramente tra i più belli di tutte le Alpi Orobie, e la recente abbondante chiodatura rendono l’ascesa sicura e godibile.
Questo l’itinerario storico del Gran Diedro.
“Dal Lago di Pescegallo ci si dirige a Sud verso la parete e, superato il cono erboso che si tende alla base del diedro, si risale un canaletto e rocce con appigli arrotondati, per abbordare il diedro propriamente detto inclinato da sinistra a destra e percorso da una lunga e stretta fessura.
Dopo aver sorpassato una roccia aggettante, formatasi in seguito alla frattura dello spigolo di un enorme lastrone che si appoggia al diedro, si affronta la fessura aperta tra il lastrone predetto e l’altra parete del diedro. La si risale, chiodo di assicurazione, per uscirne in alto.
Si supera un tratto erboso cosparso di massi e si continua per una ruga longitudinale, segnata appena dall’erba.
Ci si porta poi ad altre rocce miste che permettono di raggiungere facilmente l’anticima. Da questa si seguita lungo la costa rocciosa e si supera una piccola interruzione”.

Questo invece l’itinerario moderno seguito da noi e trascritto integralmente dal sito internet: www.inmontagna.blog (ringrazio pubblicamente Gabriele per la gentile concessione).
Ho scelto di inserirlo totalmente poiché i tiri sono descritti in maniera davvero precisa!
1° (30 m – II) si attacca a destra della targa salendo per un canalino sfasciumoso o direttamente sulla placca, fino ad arrivare alla base della parete superiore dove si prosegue traversando a sinistra sino alla comoda sosta
2° (30 m – III) si prosegue lungo il canalino seguendone l’andamento, portandosi alla base della placca di IV dove si incontra la sosta: un solo chiodo, ma più che sufficiente visto che la parete è appoggiata. Se invece si sentisse la necessità di proteggere ulteriormente prestare attenzione alla roccia, in alcuni punti distaccata e instabile
3° (30 m – IV+) si attacca la placca sulla destra della sosta, seguendo la chiodatura davvero abbondante (9 chiodi), su buona roccia lavorata che offre molti appoggi per i piedi
4° (30 m – IV+) questo tiro è un po’ più semplice del precedente ma comunque abbondantemente chiodato (8 chiodi): si risale qualche metro usando lo spallone roccioso che devia in direzione sinistra e superato questo, in verticale fino alla sosta
5° (25 m – IV) bisogna spostarsi a sinistra traversando su piccola ma comoda cengetta, per poi seguire la verticale dei chiodi (nel numero di 7) fino alla sosta: dopo pochi metri l’inclinazione della parete diminuisce
6° (30 m – III) si percorrono i primi metri su placca per poi arrivare ad un terrazzino che risale in diagonale verso sinistra, sul quale si può proseguire camminando; è presente solo un chiodo
7° (30 m – III+) si risale il masso sulla sinistra della sosta e poi si prosegue in verticale sulla parete: circa a metà se non si è andati fuori via si incontra un chiodo, poi un po’ più avanti se ne incontra un altro, più vecchio, camuffato con le rocce, infine la sosta, l’ultima attrezzata della via
8° (50 m – III) si segue il filo di cresta fino a raggiungere un cambio di pendenza con dei massi su cui è possibile allestire una sosta: c’è un chiodo sulla sinistra poco sopra la metà del tiro, anche questo non facile da individuare (questo tiro noi l’abbiamo fatto slegati)
9° (50 m – II) questo tiro lo abbiamo azzerato, proseguendo slegati: non ci sono protezioni ma l’inclinazione a questo punto è agevole e si prosegue per roccette, seguendo la cresta, fino ad individuare la madonnina sistemata un po’ prima dell’anticima.

Lasciate le corde alla Madonnina siamo saliti dapprima alla vera vetta della Cima di Pescegallo e successivamente ci siamo spinti fino alla Cima del Ponteranica Occidentale; qualche breve passo di II "insaporito" da un insolito colpo d'occhio sulle vicine vette dei Ponteranica Centrale e Orientale.
Infine per la discesa siamo tornati alla Madonnina e abbiamo allestito una calata a corda doppia da 60 metri scendendo dal versante opposto della salita (Est). 
La sosta per la calata è stata allestita pochi metri sotto la Madonnina e si raggiunge con l'ausilio di una breve fune metallica.
Lo sviluppo della via sono 220 metri e il tempo di scalata si attesta tra le 2 e le 3 orette.
Con me Filippo e Peppo!


Da un mio scatto invernale (non ho scatti estivi) la linea della via.
Rossa la linea di salita mentre verde l'inizio della calata da 60 metri che scende dal versante opposto della salita.


Il bozzetto originale della via tratto da "Alpi Orobie" del Saglio.
Che spettacolo!


Riflessi del gruppo del Ponteranica nel grazioso laghetto di Verrobbio.


L'imponente e rocciosa mole della Cima di Pescegallo dal Forcellino.
Finalmente una giornata decente dopo quasi un mese di pioggia.


L'attacco della via; la targa che ne indica l'inizio è ancora sommersa dalla neve!


Peppo quasi all'attacco del grande diedro che segna la vera partenza della via.
I primi due tiri sono molto facili e si possono fare slegati.


Iniziano le danze!


Il terzo tiro che sarebbe il "vero" primo parte tosto ma di roccia buona e con ottima chiodatura.
Di questi tempi un cielo così azzurro è merce rara!


Filippo sul terzo tiro (IV+) a sfondo Lago di Pescegallo.


Anche il quarto tiro parte abbastanza sostenuto IV+ ma comunque di ottima roccia.
Da standard altissimo direi per le Alpi Orobie!


C'è poco da dire... serve solo godere!


Il quarto tiro è caratterizzato da un lamone roccioso che si lascia ben scalare.


Gli orizzonti si ampliano, la goduria pure!


La partenza del quinto tiro è sostenuta ma solo per pochi metri.


 Il caratteristico masso appoggiato del settimo tiro che riprende la verticale della cresta.


Le brevi e debbo dire stra-divertenti difficoltà del settimo tiro!


Via finita, mancano solo pochi metri alla cresta della normale, soddisfazione immensa!
Gli ultimi due tiri li facciamo slegati.


La Madonnina che segnala la fine delle vie alla Cima di Pescegallo.


Dalla Cima di Pescegallo la vetta della Cima Occidentale di Ponteranica.


Dalla Cima di Pescegallo l'omonimo lago assume la forma quasi perfetta di un cuore!


E poi ancora su; sulle placconate finali del Ponteranica Occidentale.
Bello, bello!


Questo invece lo sguardo gentilmente offerto dal Ponteranica Occidentale.


Filippo e Peppo in vetta al Ponteranica Occidentale.


Il gruppo del Tre Signori in balia delle prime nuvole... e chi scende più da quassù!


Rientriamo con cautela dalle placconate del Ponteranica Occidentale.


Durante la preparazione della doppia da 60 metri per scendere dalla Cima di Pescegallo.


Peppo durante la comoda e luuuunga calata!


L'ultimo saluto al Lago di Pescegallo.




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