lunedì 26 ottobre 2015

Cima Brandà - Traversata dalla Corna Rossa

Un album composto prevalentemente da cartoline e non poteva essere altrimenti visto la posizione semplicemente fantastica della Cima Brandà.
Siamo tra le valli Venina e Ambria, quest’ultima contraddistinta da una delle testate più straordinarie in assoluto delle Alpi Orobie, a cavallo di un crinale spartiacque di due stupendi laghi: Zappello e Venina.
Posti decisamente poco inflazionati e lontani dal caos quotidiano ma non solo.
Beata solitudine mi verrebbe da scrivere dato che in giro non c’era anima viva; l’unico incontro di tutta la giornata l’ho avuto con un simpatico guardiano della diga di Venina che, sorpreso del mio lungo e solitario giro, oltre che complimentarsi m’ha offerto un buon caffè.
“Sono qui da molti anni ma quel giro non l’ho mai fatto; dai raccontami com'è”. 
Una bella chiacchierata dopo molte ore di solitudine proprio mi ci voleva.
L’Orobia posta a Nord non delude mai e il traguardo è ormai imminente.
Veniamo a qualche info storica.
Sulla “bibbia” di Saglio - Corti e Credaro la Cima Brandà viene descritta come “massiccia e modesta elevazione, che con la sua ossatura costituisce la maggior parte della linea divisoria fra i valloni di Venina e di Ambria”.
Questi invece alcuni frammenti del mio itinerario.
Innanzitutto il bandolo della matassa consiste nel raggiungere la prima cima, in questo caso il Montirolo, conquistato “ravanando” un sentiero scovato poco oltre la casa dei guardiani della diga di Venina [svolta decisa verso sinistra su labili tracce e striminziti bolli].
Successivamente ho seguito integralmente la cresta fino alla Cima Brandà e debbo dire che proprio semplice non l’ho trovata (II° ma secondo me in diversi punti anche di più). Alcuni passi tra la Corna Rossa e la Cima Brandà devono essere affrontati con deciso impegno in quanto l’esposizione è sempre forte e inoltre, nel mio caso, la presenza della neve non ha sicuramente agevolato.
Pressoché scontato dirvi che la roccia non è il top.
Pure la discesa al Passo Brandà non è stata rilassante; in questo caso ho aggirato qualche salto “malefico” su terreno in ogni caso pericoloso.
Prestate quindi  molta attenzione se decidete di rifare il percorso.
I panorami, credetemi, sono da URLO!
Il mio lungo e solitario giro:
<Sondrio – Piateda Alta – Ambria [per salire ad Ambria con l’auto serve il permesso del comune]>
<Lago di Venina>
<Montirolo (2126)>
<Corna Rossa (2449)>
<Cima Brandà (2500)>
<Passo Brandà e rientro dalla Valle di Venina>


Transito dalla graziosa chiesetta di San Gregorio in Ambria. 
Siamo a Nord e ormai fa piuttosto freddino...


Due dei tre obiettivi di giornata: Corna Rossa e Cima Brandà. 
Di qua la Val Venina, di la la Val d'Ambria!


La prima neve ha ormai imbiancato i pascoli di Montirolo. 
Antenne alte pure quest'oggi.
Buff, buff...


Lo strano panettone del Montirolo, scritto appositamente con la N, "starteggia" la lunga e solitaria giornata...


Seppur insidiosa la panna montata contribuisce a rendere l'ambiente ancor più intimo. 
Prepariamoci a nuove prospettive pure oggi!


La prima prospettiva è dedicata al "diavolaccio". 
Bellissimissimo da questa prospettiva e con quello strato di zucchero a velo!


Ancora uno sforzo e la Corna Rossa [farcita] sarà in saccoccia!


Dalla Corna Rossa lancio uno sguardo verso Cima Brandà. 
Cazzabubbola, la facevo più corta. 
Il crinale inoltre non è assolutamente da sottovalutare. 
Alcuni passi saranno belli tosterelli...


Il grazioso Lago Zappello impreziosisce la sottostante Val d'Ambria...


Una delle "testate" più belle in assoluto delle Alpi Orobie valtellinesi. 
Meraviglie di Val d'Ambria!


Dalla Corna Rossa panoramica verso Ovest con protagonista il lunghissimo crinale Meriggio-Scoltator...


Uno sguardo dedicato ai "Giganti" protagonisti indiscussi di questa mega cavalcata. 
In primo piano il Piz Ceric, propriamente detto!


Panacea per gli occhi. 
Mr. Rondenino più maestoso che mai.
Osservo... in silenzio!


Con notevole sforzo e antenne altissime, alcuni passi li ho trovati assai impegnativi, raggiungo Cima Brandà e ammiro il "cuore delle Orobie". 
Giornata pressoché perfetta!


Tantissimi metri a picco il Lago di Venina con la sua strana diga...


Panorami da sogno "ottobrini" dalla Cima Brandà. 
Beata solitudine pretende [e ottiene] qualche minuto d'osservazione...


La strana diga del lago di Venina stra-zoomata dalla Cima Brandà!


Bè, qui rimango senza parole...


Finalmente il Lago di Venina. 
Scendere dalla Cima Brandà non è stato per nulla facile e fortunatamente anche questa è andata. 
Intravedo ormai la linea del traguardo; superfluo ammettere che sono felicissimo...


Pizzo Redorta e Punta di Scais in palese "WOW". 
Un'altra giornata che difficilmente scorderò...


La testata della Val Venina dall'omonimo lago. 
Faccio due parole col custode della diga che si complimenta per -a sua detta- del gran bel giro. 
Mi chiede com'è, mi offre un caffè.


E poi l'ultimissimo saluto ad Ambria. 
E' tardi e il viaggio di ritorno sarà ancora lungo alias; bisogna correre. 
Gli occhi brillano, l'animo esulta!


mercoledì 21 ottobre 2015

I “Cupecc”; guardiani silenziosi di Belviso


Visto le pessime previsioni meteo dovevo giocare di anticipo e così, con un “tackle” ai limiti della correttezza, ho rubato il tempo all'avversario.
Qualche ora più tardi il candido mantello della “dama bianca” aveva abbracciato pressoché tutto.

Mai e poi mai mi stancherò di ripetere che l’Orobia definita “selvaggia” si sposa perfettamente con il termine avventura.
Siamo sempre nel meraviglioso gruppo del “Telenek”, ultimo baluardo posizionato ad Est e costituito da belle vette, creste, paretine ma soprattutto emozioni che lanciano un deciso messaggio: non esistono soltanto il Pizzo di Coca, la Presolana, Il Pizzo del Becco, il Diavolo, ecc.
De “i Cupecc” (2535), una vetta bifida salita rarissimamente e dall’ascesa neppure troppo banale, scrissero: “Sono due Cimotti dirupati tra il Dosso Pasò a N e la Cima Cadin a S”.
La Cima Cadìn (2575) invece è “un complesso tratto della costiera che separa la Val di Belviso dalla Valle di Campovecchio ed è costituita dalle quote 2556, 2471 e 2501 rispettivamente allineate da N a S”.
Per finire l’articolato Monte Torsolazzo (2610) allorché definito come una “caratteristica montagna tra la Bocchetta del Torsolazzo e il Monte Nembra che si stende con una larga cresta sommitale”.
Qualche info-point sulla cresta “reportata” in questo album:
Innanzitutto è compresa tra le valli di Campovecchio e Belviso.
Verso il termine di queste due valli (Monte Torsolazzo) si toccano anche le valli del Latte e Vénet; quest’ultima decisamente poco conosciuta. La cresta inizia col Monte Palabione (Aprica) e termina con il lungo costolone del Monte Torsolazzo; il percorso del Palabione l’avevo visitato qualche tempo prima.
Il tratto di crinale che vedrete in questo album richiede buona attenzione; alcuni punti devono essere affrontati con molta cura, passo sicuro ed assenza di vertigini (il II° si tocca tranquillamente). In particolare il tratto di cresta che sale ai “Cupecc” è molto affilato, delicato ed aereo.
Questo il mio giro solitario… proprio come piace a me:
<Passo dell’Aprica>
<Bivacco Aprica>
<I Cupecc (2535), dal bivacco si punta a sinistra e si sale ad una bocchetta dalla quale inizia la cresta>
<Cima Cadin (2556)>
<Quote 2471 e 2501>
<Monte Torsolazzo (2609)>
Cheddire; altre perle ai più sconosciute sono state inserite nello splendido portagioie.


Una minuta scia di un aereo saluta l'aurora. 
La sveglia è suonata alle 2.30, aiuto, e sta cominciando un'altra giornata faticosa ma estremamente remunerativa...


La costiera Torena-Fraitina-Lavazza si colora con le prime luci dell'aurora...


Al cospetto dei "Cupecc" visibili lassù; stranezza di nome e guardiani silenziosi del bel Bivacco Aprica. 
La freccia rossa indica l'attacco e l'inizio della cresta.
Io sono salito "alla ca**o" lasciando ampio spazio alla fantasia.
Cioè al ravano!


Questa poi mi mancava!


Ultimi passi verso i Cupecc. 
Il gioco diviene interessante e la sopra s'intravede una bella paretina di almeno II°.
Antenne alte per via dell'esposizione e della roccia un po' così.
Alé Orobia!


Poco dopo aver "attaccato" la cresta mi volto e lancio uno sguardo. 
Faccio due calcoli e capisco subito che è vietato sbagliare...


Cupecc, Cima Cadìn, Torsolazzo e Telenek dalla cresta "N" dei Cupecc.
Da una prima occhiata non sembrerebbe banale...


Monte Torena e Cime di Caronella dalla vetta dei Cupecc. 
Nuove prospettive pure quest'oggi!


L'infido e ingrato pendio disceso (a carponi) per portarmi alla bocchetta tra Cupecc e Cima Cadin...


Panoramica dai Cupecc con protagonista la Val di Belviso (e omonimo lago)!


Nei pressi del cupo e poco simpatico "crapone" finale della Cima Cadìn...


 Il bislungo e capiente lago di Belviso.
Il lago più grande delle Orobie!


Poco prima della cima Cadìn un bel muretto si presta ad esser scalato con con estrema cura ed elegante ginnastica. 
Roccia moooolto delicata!


Dalla Cima Cadìn, la Quota 2501 (in basso), il Monte Torsolazzo con il Monte Telenek e Monti Lorio & Nembra.
Anche quest'oggi sta nascendo un mega giro...


Un omino di sassi, un invisibile ometto ed uno zainetto!


Il prezioso colpo d'occhio in direzione "S-W".
Che belle però anche queste Orobie ai più sconosciute...


Tiro un po' il fiato poiché il terreno diviene più "amico".
Sempre la Cima Cadìn dalla Quota 2471. 
Stavolta alle sue spalle son visibili Cupecc, Dosso Pasò e Monte Filone...


Dalla Quota 2501 il mio sguardo viene catturato dallo strano, stirato e "striato" Monte Torsolazzo...


I famigerati "roccioni sfasciati" della cresta "WNW" descritti nel libretto del Saglio. 
Cazzarola, meglio salire veloce xchè sembra venir giù tutto da un momento all'altro!


Indenne e finalmente in vetta al Monte Torsolazzo. 
Il bel crinale che dal Corno dell'Agna si spinge fin verso il Monte Borga (passando dal Monte Sessa)...


Il cielo comincia a velarsi; meglio scendere. 
Poco male, tanto la missione è stata compiuta!


Parte alta della selvaggia Valle del Latte; quanto mi piacerebbe percorrerla con gli sci d'alpinismo ai piedi!


Il comodo e provvidenziale sentiero che collega le malghe Nembra e Magnola...


Per ultimo una strana prospettiva dedicata alla diga di Frera o di Belviso (decidete voi).
Anche oggi una giornata meravigliosa.
Il GRANDE sogno si sta realizzando!




mercoledì 14 ottobre 2015

Cime di Varicla 2.0

“Sono quel tratto di cresta che va dalla Forcella del Camino alla Cima Moren, separando la Foppa di Varicla ad ‘E’ dalla Foppa del Negrino a ‘W’. Prendono il nome dalla Conca che si stende alla base della loro parete orientale e vengono designate dagli alpinisti dalla Cima Moren come, Prima Cima di Varicla, Seconda Cima di Varicla e Terza Cima di Varicla che i vecchi valligiani designano anche come Cima della Volpe. La vicinanza del più elevato Pizzo Camino e la conformazione delle alte pareti a placche e rocce erbose, solcate da canali, offrono scarso incentivo alla salita che più comunemente viene compiuta per cresta dal Pizzo Camino”.
Questo invece l’itinerario originale scovato su Prealpi Comasche-Varesine-Bergamasche del Saglio, Milano 1948: “dalla Cima Moren ci si abbassa sul versante di Varicla per una trentina di metri. In parte in un canaletto ripido di sfasciumi fino all’intaglio che separa la Cima Moren dalla Prima Cima di Varicla. Di qui, sia per un largo canale di roccia instabile (via dei primi salitori), sia per rocce verticali, per una cengia erbosa si obliqua a sinistra o per il filo della cresta si giunge ad un secondo intaglio che domina la Foppa del Negrino. Si continua per pochi metri lungo la cresta, poi, quando questa diventa leggermente strapiombante, si percorre a sinistra un ripido pendio erboso e ci si porta al di sotto di alcune placche. Si superano le placche, sia attraversa un’altra piastra e si risale per alcuni metri su rocce friabili, in direzione di un intaglio della cresta. Si percorrono le placche del crinale (oppure ci si arrampica un poco al di sotto di esse, sul versante di Varicla) e per una gobba erbosa si arriva sulla Prima Cima di Varicla. Si scende per facili rocce erbose ad una sella, si evita una paretina friabile, abbassandosi per pochi metri nel canale di destra (N) e, per un ripido pendio erboso, ci si porta sulla Seconda Cima di Varicla (1.30). Si discende sulle rocce friabili del filo di cresta, onde evitare le placche lisce dei versanti laterali e si riesce a una larga depressione. Si supera uno spuntone, che a prima vista sembra più difficile di quanto non lo sia effettivamente, si percorre a cavalcioni una crestina di rocce friabili (oppure si attraversa a destra al di sotto del filo per cenge erbose) e si guadagna un facile pendio che conduce sulla sommità della Terza Cima di Varicla (2.15). Si scende per una dozzina di metri a un chiodo e ci si cala a corda doppia (18 metri circa) a una selletta. Si evita il successivo spuntone sul versante E, su terreno pericoloso, si segue una cengia in leggera salita, ci sia abbassa sulle paretine di un ripido canale e ci si porta su una crestina friabile che conduce alla Forcella del Camino”.

Ottobre 2015.
L'incantesimo è stato spezzato.
Cima Moren + Cime di Varicla & Pizzo Camino.
Premetto che nel 2012 lo stesso percorso l’avevamo fatto in stile “trad” -quindi senza tutti gli spit posati quest'anno- ed era stata tutt'altra cosa, alias: decisamente più avventuroso e impegnativo.

Questo il significato di “Cime di Varicla 2.0”.
Addomesticare una montagna alquanto inospitale [e severa] è un po’ come togliere la “A” maiuscola al termine avventura e in questo caso l’obiettivo –ahimè- è stato centrato.
Bene per la sicurezza; un po’ meno bene per il gusto esplorativo-avventuroso che, secondo il mio modesto parere, è il sale dell’andar per monti.
Detto questo c’era giunta voce che avessero sistemato buona parte della cresta del gruppo del Pizzo Camino con spit e calate –via attrezzata Attilio Gheza- e, visto che quel percorso l’avevamo esplorato qualche anno prima proteggendo i tratti più difficili in maniera “pulita”, la curiosità di tornare ad abbracciare quell’angusto mondo roccioso ha tuttavia prevalso sui brutti ricordi collegati all’incidente capitato a Filippo durante la calata a corda doppia dalla Terza Cima di Varicla.
Avevamo un conto in sospeso con le Varicla e finalmente l’abbiamo chiuso.
Qualche modesto suggerimento; il percorso Cima Moren, Cime di Varicla e Pizzo Camino è sicuramente più ingaggioso e impegnativo (IV°) rispetto al percorso inverso: Camino – Varicla – Moren (più eventualmente Corni del Negrino e Corna di San Fermo). Noi l’abbiamo portato a termine con qualche rinvio, una corda da 50 metri, alcuni ghiera e una piastrina.
Il caschetto è semplicemente OBBLIGATORIO!
Un ultimo appunto.
Il termine “via attrezzata” si potrebbe confondere facilmente con “via ferrata” e in questo caso sarebbe stato più appropriato utilizzare il termine “via alpinistica”. Dico ciò poiché di ritorno all’auto siamo stati interpellati da un paio di persone che volevano informazioni sulla nuova via ferrata?!?!?!?
Sentita la nostra risposta… bè, non vi dico la loro risposta.
Ascoltando i loro commenti parrebbe che in molti siano convinti che lassù abbiamo fatto una nuova via ferrata.

No good!


Da una foto trovata nel mio archivio, già postata nel blog dei Corni del Negrino, il tratto di crinale visto dal versante bergamasco.
Davvero splendida la cresta del Camino!


Partiamo da Borno col freddo abbraccio del buio. 
Lo spettacolo dell'aurora colora il cielo e tutto ciò che ci circonda...


InfoPoint sulla nuova via che percorre buona parte delle creste del Pizzo Camino...


La chiesetta degli Alpini posta alle pendici della Cima Moren....


Ma quant'è bella quest'oggi la Cima Moren!


Il meraviglioso ma severo mondo di Varicla. 
L'itinerario percorre integralmente la cresta fino al Pizzo Camino e i punti più impegnativi si trovano sullo spigolo roccioso che s'intravede in basso sulla sinistra...


La breve scalata alla Prima di Varicla è senz'ombra di dubbio il tratto più sorprendente di tutta la cavalcata!


Lo scarponcino si gode il baratro.
Questo il passo più bello che se fatto al contrario, quindi provenendo dal Pizzo Camino, si "salta" con una corda doppia.
Il mio consiglio, per dare più senso "alpinistico" alla traversata, è di farlo in salita...


Verso Sud-Est... puro spettacolo!


Davvero spettacolare il primo tirello tutto ben protetto a spit.
 Nel 2012 avevamo scalato direttamente lo spigolo restando più sulla sinistra in libera con difficoltà più o meno uguali (IV°).
Be, debbo dire che in libera era stata tutt'altra cosa!


La Cima Moren ormai alle spalle. 
Siamo in ballo e... balliamo!


(Tanto)³ happy sulla Prima Cima di Varicla...


Ampia finestra con protagonisti il Passo di Corna Busa e il cuore della Val di Scalve...


Filippo ormai in vista della Seconda di Varicla. 
In basso, sulla sinistra, Colere!


Lui c'è ancora e... che emozione rivederlo! 
Nel 2012 era l'unico chiodo  tra la Moren e la Terza di Varicla. 
Altri tempi; altre emozioni!


La Terza Cima di Varicla si destreggia tra luci e ombre "nebbiose".  
Il "cammino per il Camino" è ancora lungo!


Il passo chiave nonché aereo tra la Seconda e la Terza di Varicla...


Un Pizzo Camino "ombroso" ci aspetta al varco!


Il gendarme del Pizzo Camino. 
Lassù qualcuno ci sta osservando...


Filippo impegnato sulla calata dalla Terza di Varicla. 
L'incantesimo è stato spezzato e gli sventurati ricordi vengono cancellati in un sol colpo!


Come da relazione: su terreno pericoloso si segue una cengia in leggera salita...


L'ultimo scatto è per Filippo che caparbiamente quest'oggi ha spezzato l'incantesimo malefico delle Cime di Varicla!